Carlo Conti e il suo nuovo show: la nostalgia di un’epoca passata

“Il 2025 segna il ritorno di ‘Ne vedremo delle Belle’, condotto da Carlo Conti, con showgirl come Matilde Brandi e Laura Freddi, ma il format sembra mancare di originalità e innovazione.”
Carlo Conti e il suo nuovo show: la nostalgia di un'epoca passata Carlo Conti e il suo nuovo show: la nostalgia di un'epoca passata
Carlo Conti e il suo nuovo show: la nostalgia di un'epoca passata - unita.tv

Il panorama televisivo italiano è nuovamente scosso dall’arrivo di un programma che sembra ripercorrere sentieri già battuti. “Ne vedremo delle Belle“, condotto da Carlo Conti, si presenta come un mix di format già noti, sollevando interrogativi sulla direzione editoriale della Rai e sulla capacità di innovare nel mondo dello spettacolo. Con un cast di showgirl che hanno vissuto momenti di gloria in passato, il programma sembra riflettere una certa pigrizia creativa, piuttosto che un tentativo di guardare al futuro.

Un format che guarda al passato

Ne vedremo delle Belle” si inserisce in una lunga lista di programmi che, purtroppo, sembrano avere lo sguardo rivolto all’indietro. Carlo Conti, noto per la sua abilità nel condurre varietà, propone un cocktail di elementi presi in prestito da “Tale quale show“, “Ora o mai più” e “Ballando con le stelle“. Questo approccio, che potrebbe risultare nostalgico per alcuni, rischia di far perdere di vista l’essenza di un servizio pubblico che dovrebbe essere in grado di innovare e sorprendere.

Il programma vede dieci showgirl, tutte con un passato nel mondo dello spettacolo, sfidarsi in diverse discipline come canto, ballo e interviste. Tra di loro ci sono nomi noti come Matilde Brandi, Laura Freddi e Valeria Marini. Tuttavia, è difficile considerarle vere soubrette nel senso tradizionale del termine, come lo erano Delia Scala o Raffaella Carrà. Questo solleva interrogativi sulla scelta di un cast che, sebbene nostalgico, non riesce a catturare l’attenzione del pubblico come un tempo.

La giuria e le sfide: un mix prevedibile

La giuria del programma, composta da figure come Mara Venier, Christian De Sica e Frank Matano, aggiunge un ulteriore strato di familiarità al format. Tuttavia, la presenza di questi nomi noti non riesce a mascherare la prevedibilità delle sfide proposte. Le showgirl si cimentano in gare che sembrano più un esercizio di stile che una vera competizione, con interviste e performance che non riescono a sorprendere. La battuta di Christian De Sica, “Ma questo è ‘Ne vedremo delle Belve!‘”, riassume perfettamente il tono del programma, che appare più come un tentativo di recupero che come un’innovazione.

Le sfide, che dovrebbero essere il fulcro del programma, risultano spesso raffazzonate. Le concorrenti, prima di esibirsi, si presentano con un aggettivo, come se fossero ancora alle elementari. Questo approccio, oltre a risultare banale, mette in evidenza la mancanza di contenuti originali e stimolanti. La voglia di rimettersi in gioco da parte delle showgirl è evidente, ma le loro performance non riescono a trasmettere la professionalità che ci si aspetterebbe da un programma di questo tipo.

Un interrogativo sul futuro della televisione

La domanda che sorge spontanea dopo la visione di “Ne vedremo delle Belle” è se dare una seconda opportunità a queste showgirl sia un gesto di generosità o un segno di cinismo mascherato da buoni sentimenti. La Rai, con questo format, sembra perdere l’occasione di esplorare nuove idee e talenti, rimanendo intrappolata in una spirale di nostalgia che non giova né al pubblico né agli artisti coinvolti.

In un’epoca in cui il pubblico è sempre più esigente e alla ricerca di contenuti freschi e innovativi, è fondamentale che i programmi televisivi sappiano rispondere a queste aspettative. “Ne vedremo delle Belle” potrebbe rappresentare un passo indietro per la Rai, che rischia di essere vista come un’istituzione incapace di evolversi e di abbracciare il cambiamento. La sfida per il futuro sarà quella di trovare un equilibrio tra il rispetto per la tradizione e la necessità di innovare, per non perdere il contatto con un pubblico sempre più attento e critico.