Candida auris è diventata una minaccia silenziosa ma concreta negli ospedali. La sua presenza è un campanello d’allarme per medici e infermieri. Questo fungo, noto per resistere ai trattamenti più comuni, colpisce soprattutto chi ha un sistema immunitario debole. Negli ultimi anni si è diffuso in tutto il mondo, creando problemi seri per i pazienti più fragili e per chi deve gestire queste infezioni. Ecco cosa c’è da sapere su questo emergente problema di salute pubblica.
Candida auris: un nemico che si è fatto strada in fretta
Candida auris è stata scoperta nel 2009 in Giappone, e da lì ha cominciato a far parlare di sé. In poco tempo i casi sono aumentati negli ospedali, e oggi il fungo si trova in più di quaranta Paesi. A differenza di altre specie di Candida, questa può causare infezioni gravi, che coinvolgono sangue, sistema nervoso e organi interni, rendendo più difficile la guarigione.
Ciò che preoccupa di più gli esperti è la grande capacità di Candida auris di resistere ai farmaci antifungini. Le analisi mostrano che fino al 90% dei ceppi è immune ad almeno una delle tre categorie di farmaci disponibili. Ci sono addirittura ceppi resistenti a tutti i trattamenti attuali. Questo rende molto complicato curare i pazienti più malati.
Chi corre più rischi? I pazienti più esposti
Chi rischia di più un’infezione da Candida auris? Principalmente chi è già in condizioni fragili. Parliamo di persone ricoverate a lungo, con malattie croniche come diabete, insufficienza renale, tumori, o che seguono terapie che abbassano le difese immunitarie. Anche l’uso prolungato di cateteri e altri dispositivi medici aumenta il pericolo.
Al contrario, chi sta bene di solito ha poche possibilità di ammalarsi. Ma negli ospedali, dove ci sono tanti pazienti vulnerabili e il contatto è costante, il fungo si diffonde più facilmente. Controllare l’infezione in questi ambienti è una vera sfida per il personale sanitario.
Come si trasmette e come sopravvive negli ospedali
Uno dei problemi più seri di Candida auris è la sua capacità di restare a lungo sulle superfici. Può vivere su materassi, comodini, strumenti medici e persino sulle mani degli operatori. Forma un biofilm, una specie di scudo biologico che lo protegge dai normali disinfettanti usati negli ospedali.
Questa sua resistenza permette al fungo di passare da un paziente all’altro e di diffondersi rapidamente. Se le regole di igiene non sono rigorose, il rischio che arrivi a chi è più fragile cresce molto. Per questo alcune strutture hanno dovuto rivedere le procedure di pulizia e iniziare controlli più stretti sull’ambiente.
Morti e numeri: il peso di una minaccia che non si può ignorare
Le infezioni gravi da Candida auris portano a un tasso di mortalità alto, tra il 30% e il 60%. Molti pazienti hanno già problemi di salute importanti, ma il fungo peggiora comunque la situazione. Le autorità sanitarie tengono sotto osservazione questi dati e cercano nuove strategie per fermare la diffusione e migliorare le cure.
L’alto numero di morti e la scarsità di farmaci efficaci hanno acceso un campanello d’allarme a livello globale. Serve uno sforzo comune per fermare l’infezione e ridurre le complicazioni. Ospedali e centri di ricerca stanno lavorando insieme per trovare nuovi modi di prevenire e gestire questo pericolo.
Ultimo aggiornamento il 11 Agosto 2025 da Matteo Bernardi