Brad pitt torna al cinema dal 25 giugno con il film F1, ma la sua carriera ha rischiato di fermarsi a metà anni Novanta. In un’intervista al podcast Armchair Expert condotto da Dax Shepard, l’attore ha svelato un periodo di confusione e demotivazione che lo aveva allontanato dal lavoro. La svolta arrivò grazie a David Fincher e al progetto del thriller Seven, oggi considerato un classico del genere.
Il periodo difficile di brad pitt negli anni Novanta
Negli anni Novanta Brad pitt era già noto per alcuni ruoli importanti: seduttore in Thelma & Louise , protagonista nel film sperimentale Fuga dal mondo dei sogni e in Una vita al massimo . Aveva anche lavorato accanto a Tom Cruise in Intervista col vampiro . Nonostante questi successi, l’attore attraversava una fase complicata. Pitt stesso ha definito quel momento “poco salutare”, caratterizzato da dubbi profondi sul proprio futuro artistico.
In quell’estate del 1994 si svegliava senza motivazione, trascorrendo le giornate tra canne e bibite gassate senza mangiare quasi nulla. Seguiva distrattamente eventi come il processo a OJ Simpson mentre cercava di capire quale direzione dare alla sua carriera. Quel senso di smarrimento lo portò ad interrogarsi seriamente su cosa volesse davvero fare come attore.
La scoperta del copione di seven grazie alla manager cynthia
La svolta arrivò quando la sua manager Cynthia gli inviò il copione di Seven dicendogli che doveva leggerlo assolutamente. Brad inizialmente reagì con scetticismo: le prime pagine gli sembrarono piene dei soliti cliché sui poliziotti anziani e giovani alle prese con casi difficili. Tuttavia decise comunque di proseguire nella lettura su insistenza della manager.
Quell’opera si rivelò diversa dalle altre sceneggiature incontrate fino ad allora ed ebbe un impatto profondo sull’attore. La trama cupa, i personaggi complessi e soprattutto la visione dietro quel progetto catturarono l’attenzione di Pitt proprio quando lui ne aveva più bisogno per ritrovare slancio professionale.
L’incontro decisivo con david fincher che cambiò tutto
L’appuntamento più importante fu quello con David Fincher, regista che all’epoca era reduce dall’esperienza negativa sul set di Alien 3 ma già mostrava una visione originale per raccontare storie cinematografiche. Fincher parlava della settima arte in modo intenso e coinvolgente come nessuno prima d’allora aveva fatto sentire Brad pitt.
Quel colloquio riaccese dentro all’attore una scintilla sopita da tempo: capì finalmente cosa voleva fare davvero nel cinema ed ebbe nuova energia per affrontare i suoi progetti futuri. Seven rappresentò così non solo un ruolo chiave nella carriera dell’artista ma anche uno spartiacque personale fondamentale dopo mesi difficili.
Sette come trampolino di lancio per brad pitt
Con sette sulle spalle Brad pitt riuscì a rilanciarsi conquistando critica e pubblico grazie a un thriller cupo diventato poi punto fermo nel panorama hollywoodiano degli ultimi trent’anni circa. Oggi torna nei cinema italiani pronto a correre sulle piste dell’automobilismo mondiale nell’adattamento F1, mostrando ancora una volta capacità interpretative solide nate da esperienze vissute intensamente fuori dallo schermo.