Arsenico nell’acqua a Viterbo, vietato il consumo in diverse zone a causa di livelli fuori norma
Allerta arsenico a Viterbo: l’acqua potabile supera i limiti di legge, il Comune emette un divieto per il consumo umano e avvia controlli per garantire la sicurezza della rete idrica.

A Viterbo è stato vietato l'uso dell'acqua potabile in diverse zone a causa di livelli di arsenico superiori ai limiti di legge, con interventi immediati da parte delle autorità per tutelare la salute pubblica. - Unita.tv
Nella città di Viterbo l’allarme arsenico si è concretizzato dopo le ultime analisi effettuate dall’Arpa Lazio. Controlli svolti lo scorso 5 maggio hanno evidenziato concentrazioni di arsenico nell’acqua potabile superiori ai limiti stabiliti dalla legge. Le autorità sanitarie e il Comune hanno subito preso provvedimenti restrittivi, vietando l’uso di quest’acqua per il consumo umano in varie parti della città, lasciando tuttavia la possibilità di usarla per altre necessità domestiche o tecniche. I dettagli sulle zone coinvolte e le modalità di intervento sono stati resi noti nelle settimane successive.
I rilievi dell’arsenic nell’acqua e la risposta delle autorità di Viterbo
Il 5 maggio l’Arpa Lazio ha effettuato una serie di campionamenti nell’acquedotto di Viterbo. Gli esami hanno rivelato una quantità di arsenico superiore al limite fissato dalla normativa italiana, che per l’acqua potabile è pari a 10 microgrammi per litro. Il superamento di questa soglia ha immediatamente allertato l’Asl locale, che ha ricevuto la comunicazione ufficiale il giorno 8 maggio. A seguire, il Comune di Viterbo, in base all’esito delle analisi, è stato informato con un ritardo di qualche giorno, precisamente il 13 maggio.
A quel punto il sindaco ha deciso di emettere un’ordinanza urgente con cui ha vietato il consumo dell’acqua proveniente dall’acquedotto Monte Jugo, individuato come fonte principale di questo inquinamento. L’ordinanza prevede il divieto di bere, cucinare o utilizzare questa acqua per qualsiasi uso alimentare fino a nuove verifiche chimiche che dimostrino la sicurezza effettiva dell’acqua. Il provvedimento copre un’ampia parte della città. È il primo passo di una serie di azioni necessarie a tutelare la salute pubblica e arginare il diffondersi di questo problema.
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L’elenco completo delle zone di Viterbo coinvolte dal divieto di consumo dell’acqua potabile
Le aree interessate dal divieto coprono diversi quartieri e strade nel territorio urbano di Viterbo. L’ordinanza sindacale sostiene che la rete Monte Jugo, da cui proviene l’acqua contaminata, serve molte di queste zone. Tra le aree inserite nel provvedimento ci sono Poggino, Riello, Tuscanese, Bagni, Pilastro e Strada Freddano. Anche alcune parti del centro storico e i quartieri Pianoscarano e Paradosso risultano coinvolti.
L’elenco continua con varie vie molto frequentate, tra cui via Valle Cupa, via San Pellegrino, via Cardinal La Fontaine, via Chigi, via Orologio Vecchio, via Mazzini. Nel divieto sono comprese anche zone di Viale R. Capocci, via della Caserma, via del Paradiso, Ellera e una serie di strade di collegamento come via Gorizia, via Dalmazia e via Venezia Giulia. Inoltre, sono interessate zone come viale Trento, Villanova, strade Teverina e Santissimo Salvatore, la zona artigiana di strada Teverina e strada Pozzo Ranieri.
Il Comune ha pubblicato una mappa dettagliata per aiutare i cittadini a individuare se appartengono alle aree con divieto. In queste zone è vietato usare l’acqua per bere o cucinare finché non si ristabiliranno condizioni di sicurezza. Ci si può servire di acqua confezionata o da fonti sicure fino all’aggiornamento delle direttive.
Usi consentiti e le prossime azioni per ripristinare la qualità dell’acqua
Nonostante il divieto di consumo, nelle zone interessate è permesso usare l’acqua contaminata per scopi diversi dall’alimentazione, come per pulire, lavarsi o per usi tecnici non legati alla ingestione. Questa distinzione nasce dalla consapevolezza che il contatto esterno con l’acqua non comporta gli stessi rischi sanitari dell’ingestione protratta nel tempo. Restano ovviamente attivi i monitoraggi dell’Arpa Lazio e gli altri enti preposti, con ripetute analisi che verificheranno se le misure adottate funzionano.
Il Comune di Viterbo coordina gli interventi, cercando di individuare la fonte precisa dell’inquinamento e di applicare soluzioni tecniche per ridurre la concentrazione di arsenico. Le famiglie e le attività nelle aree coinvolte devono ancora affidarsi a riserva idrica alternativa fino a nuovi aggiornamenti. Le autorità sanitarie invitano a seguire scrupolosamente le indicazioni fornite evitando l’uso dell’acqua vietata in cucina o per le bevande.
L’attenzione resta alta anche nei confronti dei potenziali effetti sulla salute, dato che l’arsenico è un elemento chimico riconosciuto come pericoloso se assunto in dosi elevate o per lunghi periodi. Nel frattempo prosegue il lavoro dei tecnici per riprendere un servizio regolare senza rischi per chi abita a Viterbo. Il caso conferma l’importanza dei controlli ambientali e della tempestività nei provvedimenti pubblici.