
"Aragoste a Manhattan" di Alonso Ruizpalacios è un intenso dramma ambientato nella cucina di un ristorante a Times Square, che esplora le tensioni sociali, lo sfruttamento e le difficili vite degli immigrati negli Stati Uniti. - Unita.tv
Un nuovo film porta lo spettatore nel cuore pulsante di una cucina newyorkese, angolo nascosto di tensioni sociali e personali. Al cinema arriva aragoste a manhattan, opera del regista messicano alonso ruizpalacios, che racconta con intensità e realismo la vita di lavoratori dimenticati nella metropoli americana. Il film mette in scena un intreccio di storie tra immigrati, sfruttamento e relazioni difficili, puntando i riflettori sul microcosmo di un grande ristorante a times square, teatro di un conflitto umano e politico.
Il contesto e la trama di aragoste a manhattan
Il film segue la vita di diversi personaggi che lavorano nel ristorante the grill a times square, new york, quartier generale di un mondo nascosto e poco raccontato. Tra i protagonisti troviamo estella, immigrata ispanica che non parla inglese, arrivata negli stati uniti alla ricerca di un futuro migliore. Estella si lega a pedro, cuoco del locale, ed è in mezzo a loro una tensione costante, legata anche alla presenza di julia, cameriera incinta di Pedro e protagonista di un complicato tira e molla familiare.
Il centro narrativo si muove attorno a una sparizione misteriosa di ottocento dollari dalla cassa, che genera sospetti tra i dipendenti e alimenta un clima di sfiducia. Rashid, il proprietario arabo-americano del ristorante, esercita una pressione continua sugli impiegati, rifiutandosi sistematicamente di regolarizzare gli immigrati che lavorano in nero. Questa frattura sociale e legale permea tutta la vicenda, che usa la cucina e il ristorante come metafora per raccontare un tessuto sociale complesso e spietato.
L’ambientazione e la regia di alonso ruizpalacios
Alonso ruizpalacios costruisce l’ambientazione di aragoste a manhattan nel quadro di times square, fulcro turistico e insieme simbolo di una città che spinge i lavoratori a una resa quotidiana. La scelta di raccontare l’interno di una cucina, definita “il ventre del locale”, permette di scavare dentro una realtà fatta di fatica, frustrazione e dinamiche di potere asimmetriche.
Il regista si ispira all’opera teatrale the kitchen di arnold wesker, mentre il titolo originale è la cocina. Ruízpalacios usa un bianco e nero intenso e un formato stretto 4:3 per creare una claustrofobia visiva che accompagna il ritmo serrato della narrazione. Questi elementi visivi servono a far emergere l’aria pesante che si respira nel locale, esprimendo la compressione emotiva dei personaggi e il disordine emotivo del mondo che li circonda.
I protagonisti e le dinamiche umane nel film
Le figure che popolano aragoste a manhattan sono immerse in situazioni di conflitto e disagio. Estella, interpretata da Anna Diaz, rappresenta il volto di chi arriva negli stati uniti con poco, incapace di comunicare e costretta a dipendere dagli altri per sopravvivere. Pedro, ruolo di Raul Briones Carmona, è un cuoco diviso tra le aspettative della famiglia e la situazione lavorativa precaria. Julia, personaggio di Rooney Mara, vive un delicato momento di crisi personale dovuto alla gravidanza non desiderata.
Questi rapporti sono aggravati dal clima di controllo e ricatto a cui sono sottoposti, con la figura di Rashid che domina con autorità un ambiente segnato da sfruttamento e promesse non mantenute. La tensione sale ulteriormente alla luce del furto di denaro, che serve da detonatore per svelare paure e diffidenze tra colleghi.
L’aspetto tecnico e il sound design del film
Aragoste a manhattan si distingue per una regia attenta ai dettagli tecnici che enfatizzano l’esperienza immersiva. La fotografia di Juan Pablo Ramirez usa il bianco nero per isolare i personaggi dal contesto urbano, stringendo lo sguardo su ambienti stretti e pressanti. Il formato 4:3 rinforza la sensazione di costrizione, di una specie di prigione a cielo aperto.
Un capitolo a parte merita il sound design, che coglie il brusio continuo della cucina, dai rumori dei piatti al frullare della friggitrice. Le voci si intrecciano con i suoni degli utensili, con un ritmo scandito che partecipa alla costruzione della tensione emotiva. Il risultato è una colonna sonora fatta di piccoli dettagli che trasportano lo spettatore in un mondo dove ogni suono racconta un conflitto nascosto o una frustrazione celata.
Il messaggio sociale e politico dell’opera
Al centro di aragoste a manhattan c’è la rappresentazione degli ultimi, delle persone tenute ai margini di un sogno americano che appare sempre più fragile. Il regista cita henry david thoreau per introdurre il concetto di disobbedienza civile, usando la cucina come metafora di una scala sociale spietata. Le aragoste, destinate a essere bollite, simboleggiano i lavoratori in posizione di vulnerabilità.
L’ambientazione diventa una denuncia delle disuguaglianze nel tessuto urbano di new york, dove l’immigrazione clandestina si intreccia con lo sfruttamento e le tensioni culturali. La cucina di the grill appare come un microcosmo di lotte silenziose, un luogo dove si respira la precarietà ma anche la resistenza di chi, nonostante tutto, continua a tornare ogni giorno.