Al centro dello stretto di messina la fata morgana e la polemica sul ponte che divide messina e reggio calabria

Il dibattito sul ponte sullo stretto di Messina si intensifica, con voci critiche che mettono in discussione la sua necessità e l’impatto sulle comunità locali e sull’ambiente.
L'articolo esplora il simbolismo della Fata Morgana nello stretto di Messina e il dibattito intorno al controverso progetto del ponte sullo Stretto, mettendo in luce le voci delle donne locali che ne criticano l'impatto culturale, ambientale ed economico. - Unita.tv

Il fenomeno ottico noto come Fata Morgana nello stretto di Messina richiama da decenni l’attenzione non solo per la sua bellezza ma anche per l’eco simbolica legata al progetto del Ponte sullo Stretto. Negli ultimi mesi, tra annunci e critiche, questo collegamento infrastrutturale torna a essere al centro del dibattito pubblico. L’arte e la letteratura, in particolare attraverso la voce delle donne delle due sponde, offrono una prospettiva alternativa alla questione, ricca di riflessioni culturali e politiche.

Il fenomeno della fata morgana e il suo legame simbolico con il ponte sullo stretto

Al largo dello stretto di Messina si manifesta un’illusione visiva chiamata Fata Morgana, che fa apparire le immagini degli oggetti sulla costa come sospese nell’aria, quasi a fluttuare sopra il mare. Il nome deriva dalla maga delle leggende arturiane, capace di ingannare i marinai con miraggi pericolosi. Nel contesto dello stretto, questa immagine rimanda a un’altra “chimera”: il progetto del ponte, spesso evocato e altrettanto spesso rinviato o sospeso nel tempo come un miraggio. Questa associazione è stata sottolineata da Claudia Fauzia, che nella sua prefazione al libro Stiamo strette, curato da Tiziana Calabrò e Eleonora Scrivo, ritrae il ponte come una realtà evanescente, una costruzione simbolica che segue le oscillazioni della politica italiana da più di cinquant’anni.

Le donne di Messina e Reggio Calabria hanno scelto di raccontare questo tema attraverso la poesia e la narrativa, costruendo un ponte fatto di parole, emozioni e memoria. La loro attenzione non si concentra su aspetti tecnici, ma sulla vita delle comunità e sul rispetto dell’identità culturale di questi territori troppo spesso considerati solo come luoghi di passaggio.

Storie di donne e narrazioni contro il progetto del ponte

Il volume Stiamo strette raccoglie racconti e poesie scritte da donne che vivono lungo le due sponde dello stretto. Questi testi sfidano la narrazione dominante che vorrebbe il ponte come una soluzione imprescindibile ai problemi del sud. Le autrici descrivono un legame già forte, fatto di relazioni e di cultura condivisa, che non ha bisogno di un’opera imponente in cemento per manifestarsi. Claudia Fauzia parla di un rischio concreto: la trasformazione di Messina e Reggio Calabria in un “unico porto”, un luogo senza identità, dove si passa senza fermarsi.

La paura di perdere la storia, la biodiversità e le caratteristiche specifiche del territorio nasce dalla convinzione che il ponte diventerà solo una via di transito veloce, togliendo valore alle comunità locali e al loro ecosistema. Questa posizione si inserisce in un dibattito più ampio che riguarda il meridione d’Italia, regione spesso percepita come marginale nelle decisioni politiche e nelle strategie di sviluppo.

Fauzia critica apertamente la visione tecnocratica che guida il progetto attuale, definendola dettata da ambizioni politiche e non dalle vere esigenze della gente che abita lo stretto. Nei racconti emerge un paesaggio mitologico abitato da figure come Scilla e Cariddi, e la presenza immateriale di Ulisse e la Fata Morgana che custodiscono una memoria profonda del luogo.

Il progetto infrastrutturale: costi, tempi e rischi della costruzione del ponte sullo stretto

L’idea di un collegamento stabile tra Calabria e Sicilia risale al 1968 ma ha subito molte variazioni nel corso degli anni. Il progetto attuale, aggiornato nel 2011, è stato finanziato dal governo guidato da Silvio Berlusconi. Nel 2005 il consorzio Eurolink, guidato da Impregilo, vinse la gara per la costruzione. All’epoca i costi per realizzare il ponte erano stimati in quasi 4 miliardi di euro, con una durata prevista di circa 6 anni. Le ultime valutazioni portano il costo a circa 15 miliardi di euro, compresi gli interventi accessori.

Il progetto contiene una clausola che annullerebbe i lavori qualora i costi superassero del 50% la cifra stabilita, situazione comunque ritenuta probabile data la complessità dell’opera. Matteo Salvini ha più volte annunciato l’inizio dei cantieri entro l’estate 2025, con l’apertura fissata per il 2032. Secondo le stime, i cantieri impiegheranno migliaia di operai ogni anno, raggiungendo un picco di 7.000 persone nella fase più intensa della costruzione.

Il ponte sarà tra i più lunghi al mondo con una campata unica di 3.300 metri e torri alte quasi 400 metri. Ridurrà drasticamente i tempi di percorrenza tra Messina e Villa San Giovanni sia per i treni sia per le auto, passando dagli attuali 45-70 minuti a circa 10-15 minuti.

Le ragioni della controversia attorno al ponte sullo stretto

Il dibattito sul ponte coinvolge diverse problematiche. Sul piano economico, molte voci sostengono che il meridione avrebbe bisogno di investimenti differenti, più orientati allo sviluppo locale e non alla grande infrastruttura. La questione mafiosa è un capitolo aperto, con timori concreti su possibili infiltrazioni nel cantiere.

Ecologicamente il ponte insiste in un’area soggetta a forti rischi sismici e ricca di biodiversità, con specie protette che potrebbero essere danneggiate. Per questo motivo lo Stato ha richiesto una deroga alle norme europee ambientali, riconoscendo la necessità di realizzare un’opera considerata “strategica” a interesse pubblico rilevante.

I sostenitori del ponte sostengono che sarà un volano per l’economia siciliana, ridurrà l’inquinamento legato ai traghetti, creerà decine di migliaia di posti di lavoro e rafforzerà la posizione dell’Italia nella rete europea dei trasporti e nella difesa strategica della NATO. Nonostante queste motivazioni, molti osservatori osservano che il progetto resta controverso e rischia di rilanciare un’idea datata, poco attenta alle esigenze reali della popolazione e del territorio.

Il progetto del ponte sullo stretto di Messina resta dunque un tema aperto, tra speranze, timori e visioni diverse sul futuro del territorio che ormai da decenni attende una risposta chiara.