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Akira Kurosawa e Ran: il caos e la caduta del potere nel Giappone feudale del 1985

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"Ran" (1985) di Akira Kurosawa è un capolavoro ispirato a "Re Lear" e alla storia del daimyo Mori Motonari, che esplora la decadenza del potere e la natura crudele dell’uomo nel Giappone feudale del periodo Sengoku. - Unita.tv
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Ran rappresenta uno degli ultimi grandi capolavori di Akira Kurosawa, nato in un periodo cruciale della sua carriera e vita personale. Il film, uscito nel 1985, si ispira alla tragedia di Re Lear di William Shakespeare e al contempo al racconto storico di Mori Motonari, signore feudale del sedicesimo secolo. Questa pellicola intreccia elementi storici e letterari per raccontare la decadenza morale e il disfacimento del potere nel Giappone del periodo sengoku, un’epoca segnata da guerre e lotte per il controllo territoriale. Ran si distingue per la sua rappresentazione intensa e crudele della natura umana, affidata alla regia precisa e visionaria di Kurosawa, che aveva già superato un momento di crisi professionale grazie a Derzu Uzala.

Akira kurosawa fra crisi personale e riscatto artistico

Agli inizi degli anni Settanta, Akira Kurosawa attraversò una fase difficile. Dopo il successo internazionale ottenuto con Derzu Uzala nel 1975, che gli fruttò l’oscar per il miglior film straniero, il regista si trovò a fare i conti con delusioni professionali e personali. Il film Dodes’ka-den, prodotto all’inizio del decennio, aveva ottenuto un’accoglienza fredda, tanto da farlo cadere in uno stato di depressione che sfiorò il suicidio.

Fu proprio in questo contesto che cominciò a lavorare al progetto di Ran, attirato dalla figura storica del daimyo Mori Motonari e dalla tragedia shakespeariana che intravedeva come chiave per esprimere il caos umano. La concentrazione di questi eventi tristi influì direttamente sulla profondità emotiva con cui Kurosawa volle descrivere la fine di un’epoca e la discesa nell’oscurità del suo protagonista.

Il legame fra la tragedia di re lear e la storia di mori motonari

Ran nasce da una sintesi fra alcune delle tematiche principali di Re Lear e la figura di Mori Motonari, un signore della guerra giapponese. Kurosawa sceglie di raccontare non solo la lotta per il potere, ma anche la corruzione morale che lo accompagna e le conseguenze distruttive che essa ha sui legami familiari e sociali. Il titolo Ran, che significa caos, racchiude questo senso di disordine e rovina incontrollabile.

A differenza della storia inglese, la tragedia giapponese aggiunge uno strato di cruda violenza e vendetta, in cui il potere viene spezzato dall’interno, provocando una catena di eventi implacabili. La narrazione mette in evidenza la natura crudele dell’umanità, concentrandosi sull’arroganza e la crudeltà del sovrano Hidetora Ichimonji, interpretato da Tatsuya Nakadai.

Da kagemusha a ran: il progetto storico e il successo internazionale di kurosawa

Prima di affrontare Ran, Kurosawa si dedica a un altro progetto chiave – Kagemusha, realizzato grazie al supporto della 20th Century Fox e all’influenza di registi come Francis Ford Coppola e George Lucas. Questo film, ambientato anch’esso nel periodo Sengoku, ottiene un successo internazionale importante, conquistando la palma d’oro a Cannes nel 1980.

Il trionfo di Kagemusha rende possibile finalmente il finanziamento di Ran, il progetto che Kurosawa porta avanti da oltre un decennio. In quest’opera, la fedeltà storica si mescola a un’intensa rappresentazione drammatica, e si conferma il ruolo di Tatsuya Nakadai, che per la seconda volta in un film di Kurosawa interpreta un samurai tormentato, incarnando la complessità del potere e della decadenza.

La figura di hidetora ichimonji tra crudeltà e follia finale

Hidetora, signore della guerra interpretato da Nakadai, rappresenta il cuore tragico di Ran. La sua decisione di suddividere i territori fra i tre figli ricalca l’indirizzo della tragedia shakespeariana, ma Kurosawa rende il personaggio ancora più cupo e spietato. Il minore dei suoi figli, Saburo, che mette in guardia contro i pericoli del potere, viene esiliato a causa della sua schiettezza.

La crudezza di Hidetora e la ferocia con cui ha governato generano tradimenti e un’escalation di violenze alimentate dalla vendetta, come quella di Lady Kaede, moglie di uno dei figli, determinata a ottenere giustizia per la sua famiglia distrutta. La trasformazione di Hidetora, dal potere assoluto a sovrano in balia degli eventi, segna un percorso di rovina psicologica e fisica che culmina in un crollo totale del sistema feudale che lui stesso aveva plasmato.

L’assedio al terzo castello e la potenza della sequenza bellica

Tra le scene più impressionanti di Ran c’è l’assedio al terzo castello, che Kurosawa mette in scena con straordinaria maestria visiva. La battaglia si svolge senza dialoghi, immersa nella colonna sonora di Toru Takemitsu, creando un’atmosfera di orrore e intensità unica nel cinema.

I soldati attaccano sotto un cielo cupo, le immagini alternano momenti di violenza brutale a inquadrature dalle fattezze quasi pittoriche, con corpi trafitti da frecce e incendi in un caos che rispecchia il tema centrale del film. Questa sequenza esprime il disfacimento dello stato, presentando la guerra come un rituale devastante e inevitabile, e riflette lo stato mentale di Hidetora, che precipita sempre più nella follia durante l’assedio.

Ran e la rappresentazione dell’umanità sul ciglio del baratro

Ran si chiude con una visione desolante della condizione umana: un mondo in rovina, testimoniato dal personaggio del cieco Tsurumaru, unico superstite in un paesaggio di detriti e morte. La pellicola cattura un senso di pessimismo cosmico, ereditato dalla tragedia shakespeariana ma accentuato dalla guerra, dal tradimento e dalla crudeltà umana rappresentati durante tutto il racconto.

Il film ottenne una candidatura all’Oscar per Kurosawa come miglior regista e vinse per i costumi di Emi Wada, che contribuirono a definire un forte impatto visivo con i contrasti cromatici. Ran resta uno degli esempi più efficaci di come la storia, la letteratura e il cinema possano fondersi per offrire una riflessione inquietante sulla natura umana e sul potere.

Ultimo aggiornamento il 1 Giugno 2025 da Serena Fontana

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Serena Fontana

Serena Fontana è una blogger e redattrice digitale specializzata in cronaca, attualità, spettacolo, politica, cultura e salute. Con uno sguardo attento e una scrittura diretta, racconta ogni giorno ciò che accade in Italia e nel mondo, offrendo contenuti informativi pensati per chi vuole capire davvero ciò che succede.

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