Home Spettacolo A Nukus il museo savitsky e 81600 opere d’avanguardia russe salvate dal deserto uzbeko
Spettacolo

A Nukus il museo savitsky e 81600 opere d’avanguardia russe salvate dal deserto uzbeko

Condividi
Condividi

Nel cuore del deserto uzbeko, nascosta tra le dune e le piste polverose del Karakalpakstan, si trova una raccolta d’arte che nessuno si aspetterebbe. Nukus, capitale di questa repubblica autonoma al confine del Mare d’Aral prosciugato, ospita un museo che conserva capolavori nascosti per decenni dal regime sovietico. Il Museo Savitsky custodisce 81.600 opere d’avanguardia russe, opere proibite che raccontano la storia di un’Italia dimenticata e la tenacia di chi le ha salvate. Questa vicenda è al centro di un romanzo che vuole far emergere dal silenzio una collezione unica al mondo.

Un viaggio nel deserto verso una oasi d’arte improbabile

Raggiungere Nukus non è semplice. Le temperature roventi, le strade che sembrano sciogliersi sotto il sole e le piste sterrate che sembrano condurre al nulla stesso rendono questo luogo un punto remoto e poco frequentato. È una meta che si conquista, lontana dalle rotte turistiche e dalla fretta delle grandi città. In mezzo a questo scenario aspro però emerge qualcosa di inaspettato: un museo che sembra un miraggio. Il Museo Savitsky, conosciuto anche come il “louvre del deserto”, sorprende non solo per la quantità di opere esposte, ma per il valore storico e artistico che rappresenta.

Arte tra silenzio e isolamento

Qui si fondono il silenzio di un territorio isolato e il rumore muto di tele e sculture che sfidano il tempo e la censura. In questo angolo dimenticato del mondo vive infatti una collezione di arte russa d’avanguardia, che va dal cubismo all’astrattismo, passando per il futurismo e il costruttivismo. La sua esistenza è il risultato di un’impresa umana e culturale straordinaria, frutto del lavoro di un uomo che ha sfidato divieti e rischi per salvare queste opere da un oblìo pericoloso.

Igor savitsky, dall’archeologia all’arte proibita

Il cuore del museo e della sua collezione è legato alla figura di Igor Savitsky, un uomo che ha dedicato la sua vita alla salvezza di migliaia di opere d’arte minacciate dalla repressione sovietica. Negli anni Settanta arrivava nelle case delle vedove degli artisti perseguitati dal regime per recuperare dipinti e disegni nascosti, spesso dimenticati o rischiando la distruzione. Dal 1934, infatti, con Stalin che imponeva il realismo socialista come unico stile accettabile, l’arte russa d’avanguardia era stata ufficialmente condannata e bandita.

Un impresa coraggiosa

Savitsky, direttore ufficiale di un museo archeologico locale, riuscì a mettere insieme un patrimonio immenso di lavori proibiti, nascondendolo tra le collezioni più “accettabili” di archeologia e artigianato popolare. Con un’ingegnosità che sembrava nascere dalla sua passione, mandava i quadri via treno fino a una stazione isolata nel deserto, per poi farli trasportare a piedi fino al museo. Nessuno, per anni, sembrava accorgersi di questa immensa raccolta, nascosta dietro pareti tranquille che celavano una testimonianza straordinaria di un’epoca artistica annientata.

Il ritratto di un “schindler” dell’arte tra silenzi e segreti

Il paragone con Oskar Schindler non è casuale. Igor Savitsky, infatti, ha protetto questa eredità artistica a costo di grandi sacrifici personali. Ha spesso utilizzato fondi propri oppure fondi pubblici camuffati, mentre in mancanza di liquidità lasciava debiti e promesse formali per pagare artisti e famiglie. La sua successora, Marenika Babazzaranova, ha continuato per decenni a onorare questi impegni, sottraendo a collezionisti e speculatori ogni tentativo di vendita delle opere.

Isolamento come protezione

La collezione rimane intatta, un tesoro nascosto lontano dai grandi circuiti culturali. Il museo è rimasto praticamente isolato, dovuto soprattutto alle difficoltà logistiche per raggiungere Nukus, un luogo che si apre solo con fatica al mondo esterno. Le strade polverose e l’aeroporto poco operativo impediscono un afflusso turistico regolare, mantenendo la collezione in un limbo tra l’essere un segreto ben custodito e un patrimonio da scoprire.

Un romanzo per raccontare una storia dimenticata

Dietro questa meta e questa raccolta di opere c’è anche un racconto moderno. Giulio Ravizza, scrittore e pubblicitario, ha scoperto il museo quasi per caso durante un viaggio in Karakalpakstan nel 2012. Una serie di eventi imprevedibili lo hanno condotto proprio a Nukus invece che a Samarcanda, luogo pianificato del viaggio, e da qui l’incontro con la straordinaria collezione e la figura di Igor Savitsky.

La folle impresa di igor v. savitsky

Questa esperienza lo ha portato a dedicare tredici anni alla ricostruzione della vicenda e alla stesura di un romanzo storico, “Anche se proibito. La folle impresa di Igor V. Savitsky”, edito da Bookabook. Il libro vuole restituire voce a un eroe quasi sconosciuto e far emergere dall’ombra una collezione d’arte che parla di repressione, libertà creativa e memoria. Tutti i proventi contribuiranno a sostenere la diffusione e la conservazione di questo patrimonio.

Il valore artistico nascosto nel deserto

Tra i circa 81.600 lavori raccolti, si trovano opere che raccontano storie difficili e censurate. Dipinti influenzati dal realismo socialista convivono con sperimentazioni del cubismo, del fovismo, del futurismo. Alcune opere affrontano temi delicati come la vita nei gulag, l’omosessualità ancora illegale in epoca sovietica, la corruzione dopo la rivoluzione d’ottobre. Savitsky stesso usava cambiamenti nei titoli per ingannare gli ispettori: un quadro sui gulag poteva diventare, al momento giusto, un’opera che parlava di Auschwitz.

Preservare una memoria proibita

L’intento era chiaro: preservare un patrimonio artistico minacciato e lasciare traccia di un mondo che il regime voleva cancellare. La collezione offre ora una finestra rara sulla cultura sovietica non ufficiale. Attraverso queste opere si può comprendere una parte di storia, di vite spezzate e di resistenza, raccolta e conservata nel posto più impensabile, nel deserto del Karakalpakstan.

Written by
Rosanna Ricci

Rosanna Ricci racconta il presente come se stesse scrivendo una pagina di diario collettivo. La sua voce è intima, ma mai distante: attraversa con delicatezza temi complessi come cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute, cercando sempre il lato umano delle notizie. Ogni suo post è uno sguardo personale sul mondo, tra empatia e consapevolezza.

Unita.tv è un sito d’informazione generalista che offre aggiornamenti su cronaca, politica, spettacolo, gossip, sport e altri temi d’attualità, con uno stile dinamico e accessibile.

Info & Comunicati

Per info e comunicati stampa inviare email a: info@unita.tv

Questo blog non è una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001.