Con l’estate 2025 in arrivo, sempre più italiani montano piscine fai-da-te: ma un errore comune può costare caro.
L’estate 2025 è appena iniziata ma già si registrano temperature da record. Non sorprende che sempre più italiani si attrezzino per trovare un po’ di refrigerio senza uscire di casa. Il gesto più diffuso? Montare una piscina da giardino, anche piccola, per rilassarsi all’aperto. Il problema nasce quando, finita la stagione, arriva il momento di svuotarla. È proprio lì che milioni di persone rischiano una sanzione pesantissima, spesso senza nemmeno saperlo.
Moltissimi pensano che, trovandosi nel proprio terreno, possano fare ciò che vogliono. Ma non è così. Anche nel proprio giardino bisogna rispettare regole precise, soprattutto quando si parla di smaltimento delle acque trattate. In particolare, l’acqua della piscina contiene cloro e altre sostanze chimiche che, se disperse in modo scorretto, possono danneggiare l’ambiente e far scattare multe pesantissime, fino a 30.000 euro.
Cosa dice la legge e perché lo svuotamento può diventare illegale
Secondo quanto previsto dalla legge n. 319 del 1976 e dal successivo decreto legislativo n. 152/1999, è vietato scaricare acqua con cloro oltre determinati limiti. Nello specifico:
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per gli scarichi in acque superficiali, il limite è di 0,2 mg/l di cloro attivo;
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per gli scarichi in fognatura, il limite sale a 0,3 mg/l.
Superare questi valori senza autorizzazione può comportare sanzioni da 3.000 a 30.000 euro, e nei casi più gravi l’arresto fino a un anno. La norma è chiara: anche se la piscina si trova in un cortile privato o su terreno agricolo, lo scarico incontrollato resta un illecito.

La maggior parte delle piscine fuori terra vendute nei supermercati o online non è collegata a sistemi di drenaggio regolamentati. Ciò significa che, al momento dello svuotamento, l’acqua finisce spesso su suolo nudo, nei tombini o in canali non autorizzati, creando un potenziale rischio per falde, flora e microfauna. Il fatto che si tratti di “acqua pulita” non è sufficiente: anche minime tracce di disinfettanti possono alterare l’equilibrio ambientale.
Come comportarsi per evitare sanzioni (e danni ambientali)
Per evitare problemi, è indispensabile procedere alla decolorazione dell’acqua prima di svuotare la piscina. Questo può avvenire in due modi:
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lasciando decantare naturalmente l’acqua per alcuni giorni, finché il cloro non evapora;
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oppure usando prodotti specifici che neutralizzano il cloro in poche ore.
Solo dopo aver effettuato queste operazioni si può scaricare l’acqua, preferibilmente in fognature autorizzate. In ogni caso, è necessario verificare i regolamenti comunali e regionali, perché alcuni enti locali impongono restrizioni ancora più severe o obbligano a richiedere un’autorizzazione preventiva.
Un altro errore frequente è considerare innocuo lo svuotamento in terreni agricoli o in aree verdi private. Se l’acqua contiene ancora sostanze attive, anche quel gesto può essere sanzionato. Alcuni comuni, inoltre, vietano espressamente lo scarico nei tombini pluviali, che conducono direttamente in corsi d’acqua non trattati.
Chi possiede una piscina – anche se gonfiabile o di piccole dimensioni – dovrebbe quindi informarsi bene prima di svuotarla, o potrebbe ritrovarsi con una multa salata in pieno agosto. Le autorità stanno intensificando i controlli, soprattutto nelle zone turistiche o residenziali dove il fenomeno è più diffuso.
Godersi l’estate in giardino è un diritto di tutti, ma senza violare le norme ambientali. Basta un piccolo errore per trasformare un momento di relax in un serio problema burocratico e legale.