Un’analisi genetica approfondita mostra che l’intelligenza nei bambini dipende in buona parte dalla madre, ma il contesto familiare resta decisivo.
Nel lungo dibattito su chi trasmetta l’intelligenza ai figli, la scienza rompe gli indugi: una buona parte del quoziente intellettivo sembra derivare proprio dalla madre, grazie al patrimonio genetico legato al cromosoma X. Ma la genetica non è tutto. Gli esperti ricordano che la mente di un bambino cresce anche grazie a stimoli, esperienze e relazioni. La componente ereditaria, per quanto rilevante, da sola non basta a spiegare le differenze cognitive tra bambini.
Il ruolo del patrimonio genetico femminile
I geni associati all’intelligenza sono in larga parte collocati sul cromosoma X, presente in doppia copia nelle donne e in singola negli uomini. Questo dettaglio spiega perché i figli tendano a ricevere più informazioni genetiche legate al QI dalla madre. Gli studi confermano che la percentuale ereditaria dell’intelligenza si aggira tra il 50 e il 60%, mentre il restante dipende da fattori ambientali.

Il concetto stesso di intelligenza, però, non è unico. Secondo lo psicologo Howard Gardner, esistono diverse forme di intelligenza – da quella logico-matematica a quella musicale – e ciascuna può emergere in modi diversi, anche all’interno della stessa famiglia. Ma sotto il profilo genetico, è il contributo femminile a offrire la base più ampia per lo sviluppo cognitivo.
Perché anche l’ambiente fa la differenza
Nonostante la centralità del DNA, lo sviluppo intellettivo di un bambino non può prescindere dall’ambiente in cui cresce. Il legame con i genitori, la scuola, il gioco e l’esposizione a esperienze formative modellano la mente del bambino giorno per giorno. È il contesto a determinare quanto del potenziale genetico verrà espresso.
In questo senso, madre e padre svolgono ruoli diversi ma complementari: la madre può offrire un’impronta genetica più marcata sull’intelligenza, ma entrambi i genitori influenzano il modo in cui quella base verrà tradotta in capacità reali. L’affetto, la cura e l’educazione stimolante sono determinanti nel lungo termine.
La genetica, quindi, non è un destino immutabile, ma un punto di partenza. Ogni bambino cresce tra stimoli diversi, e proprio lì si gioca il vero sviluppo dell’intelligenza.