Perché non ricordiamo i primi anni di vita? Scoperte scientifiche sul fenomeno dell’amnesia infantile

Nel 2025, uno studio pubblicato su Science analizza la memoria nei neonati, rivelando che solo i bambini di due anni possono codificare ricordi significativi grazie allo sviluppo dell’ippocampo.
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La mancanza di ricordi dai primi anni di vita è un fenomeno comune a tutti, ma quali sono le ragioni scientifiche alla base di questa amnesia infantile? Recenti studi hanno iniziato a svelare i misteri legati alla memoria nei neonati, rivelando come il cervello si sviluppi e come questo influisca sulla capacità di immagazzinare ricordi. Questo articolo esplora i meccanismi della memoria infantile e le scoperte più recenti in merito.

La memoria nei neonati: un mistero da svelare

Molti di noi si sono chiesti perché non riusciamo a ricordare i momenti della nostra infanzia, in particolare quelli trascorsi nei primi mesi di vita. Nonostante tutti noi siamo stati neonati, i dettagli di quel periodo rimangono avvolti nel mistero. La maggior parte delle persone riesce a ricordare episodi significativi solo a partire dai 4 o 5 anni, mentre il periodo precedente è spesso caratterizzato da un vuoto di memoria. Questo fenomeno non è semplicemente legato alla crescita, ma ha radici più profonde nella biologia del cervello.

Uno studio recente pubblicato sulla rivista Science ha esaminato il comportamento di 26 neonati, alcuni di pochi mesi e altri di 2 anni. I ricercatori hanno monitorato l’attività dell’ippocampo, l’area del cervello coinvolta nella memoria e nelle emozioni. I risultati hanno mostrato che solo i neonati più grandi erano in grado di codificare i ricordi, reagendo in modo più attivo a stimoli visivi. Questo suggerisce che la capacità di memorizzare eventi in modo duraturo si sviluppa con l’età e con l’esperienza.

Sviluppo della memoria: quando inizia a funzionare?

Secondo i medici coinvolti nella ricerca, la memoria nei neonati inizia a rafforzarsi dopo il primo anno di vita. Questo periodo è cruciale, poiché il cervello del neonato subisce cambiamenti significativi a livello percettivo, linguistico e motorio. Il dottor Turk-Browne, uno degli autori dello studio, ha sottolineato che l’ippocampo cresce rapidamente e questo sviluppo è fondamentale per la formazione dei ricordi.

Tuttavia, i ricordi di questo periodo non vengono conservati in modo permanente. La spiegazione risiede nel fatto che l’ippocampo non è completamente sviluppato nei neonati, il che limita la loro capacità di elaborare e archiviare informazioni. Con il passare del tempo e la maturazione del cervello, gli adulti tendono a memorizzare solo le informazioni che considerano rilevanti, portando a una sorta di “cancellazione” dei ricordi ritenuti superflui.

La memoria nell’età adulta: un confronto necessario

Con l’età, la memoria degli individui si evolve. Gli adulti tendono a focalizzarsi su esperienze significative e a scartare quelle che non hanno un impatto emotivo o pratico. Questo processo di selezione è essenziale per la gestione delle informazioni e per la costruzione di una narrativa personale coerente. La capacità di ricordare eventi è influenzata da vari fattori, tra cui l’emozione associata all’esperienza e il contesto in cui si verifica.

In sintesi, la mancanza di ricordi dai primi anni di vita non è solo una questione di crescita, ma è legata a meccanismi biologici complessi. La ricerca continua a esplorare come il cervello dei neonati si sviluppi e come questo influisca sulla nostra capacità di ricordare, offrendo nuove prospettive su un fenomeno che ha affascinato scienziati e psicologi per decenni.