Scoperta rivoluzionaria: segnali precoci di amiloidosi cardiaca identificati da scienziati italiani

Un team di ricerca internazionale, guidato dall’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano-Isontina e dall’Università di Trieste, ha identificato segnali precoci dell’amiloidosi cardiaca, migliorando diagnosi e trattamenti.
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Scoperta rivoluzionaria: segnali precoci di amiloidosi cardiaca identificati da scienziati italiani - unita.tv

La salute cardiovascolare è un tema di crescente importanza, specialmente in un contesto in cui le malattie cardiache rappresentano la principale causa di morte nei Paesi sviluppati, compresa l’Italia. Recentemente, un team di ricerca internazionale, con una forte componente italiana, ha fatto una scoperta significativa riguardo all’amiloidosi cardiaca, una malattia subdola caratterizzata dall’accumulo di proteine nel cuore. Questa scoperta potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui viene diagnosticata e trattata la condizione, offrendo nuove speranze per la prevenzione e la cura.

L’amiloidosi cardiaca: una malattia insidiosa

L’amiloidosi cardiaca è una patologia complessa che si manifesta attraverso l’infiltrazione di proteine anomale nel muscolo cardiaco, compromettendo la sua funzionalità e struttura. Questa condizione può portare a insufficienza cardiaca e, nei casi più gravi, alla morte. Tra le forme più comuni, spicca l’amiloidosi cardiaca da transtiretina , che è stata oggetto di studio da parte dei ricercatori. La dottoressa Martha Grogan, cardiologa della Mayo Clinic, ha spiegato che l’amiloidosi fa parte di un gruppo di malattie conosciute come misfolding proteico, in cui le proteine normalmente solubili nel sangue diventano insolubili e si depositano nei tessuti.

Le forme di amiloidosi cardiaca possono essere classificate in base alla proteina coinvolta. Il tipo AL è associato a malattie neoplastiche come il mieloma multiplo, mentre il tipo TTR può essere ereditario o senile. La ricerca si è concentrata sull’analisi dei livelli di transtiretina in pazienti asintomatici, permettendo di identificare diversi gradi di infiltrazione e il loro potenziale rischio di evoluzione verso l’insufficienza cardiaca.

Il team di ricerca e la metodologia

La ricerca è stata condotta da un team internazionale guidato da scienziati dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano-Isontina dell’Università di Trieste, in collaborazione con istituti di prestigio come il National Amyloidosis Centre di Londra e il Brigham and Women’s Hospital. I ricercatori hanno esaminato i dati clinici di circa 500 pazienti asintomatici con infiltrazione amiloide cardiaca ATTR, seguiti in diversi centri internazionali dal 2008 al 2023. La maggior parte dei partecipanti era di sesso maschile e aveva un’età media di circa 75 anni, evidenziando la prevalenza della malattia tra gli uomini over 60.

Utilizzando tecniche di imaging avanzate come la scintigrafia e la tomografia computerizzata, il team ha potuto identificare anomalie significative nei pazienti con infiltrazione cardiaca moderata o grave. I risultati hanno mostrato che oltre il 50% dei pazienti con i livelli più elevati di transtiretina ha sviluppato sintomi di insufficienza cardiaca entro tre anni dalla diagnosi, con un tasso di mortalità per eventi cardiovascolari cinque volte superiore rispetto a quelli con infiltrazione di grado 1.

Implicazioni per la diagnosi e il trattamento

Le attuali linee guida terapeutiche raccomandano il trattamento con il farmaco tafamidis solo per i pazienti che hanno già sviluppato uno scompenso cardiaco. Tuttavia, i risultati dello studio suggeriscono che anche i pazienti asintomatici con infiltrazione cardiaca avanzata potrebbero trarre beneficio da un trattamento precoce. Il professor Aldostefano Porcari, coordinatore della ricerca, ha sottolineato l’importanza di questa scoperta, che potrebbe portare a una revisione delle raccomandazioni terapeutiche, consentendo interventi prima della comparsa dei sintomi.

La possibilità di identificare segnali precoci di amiloidosi cardiaca rappresenta un passo fondamentale verso una gestione più efficace della malattia. I farmaci attualmente disponibili sono progettati per eliminare o stabilizzare l’accumulo di proteine dannose, e un trattamento tempestivo potrebbe migliorare significativamente le probabilità di sopravvivenza dei pazienti.

Prospettive future e innovazioni terapeutiche

La ricerca ha aperto la strada a nuove opportunità nel trattamento dell’amiloidosi cardiaca. Recenti studi hanno evidenziato casi in cui l’eliminazione dei sintomi è stata raggiunta grazie a specifici anticorpi, suggerendo la possibilità di sviluppare trattamenti innovativi. La pubblicazione dei dettagli della ricerca sulla rivista JAMA Cardiology segna un importante passo avanti nella comprensione e nella gestione di questa malattia complessa.

In sintesi, la scoperta dei segnali precoci di amiloidosi cardiaca da parte di scienziati italiani rappresenta un progresso significativo nel campo della cardiologia, con potenziali benefici per la salute dei pazienti e per la comunità medica nel suo complesso.