Rischi dell’ossessione per l’allenamento: il parere di Emanuel Mian sui disturbi alimentari tra gli sportivi

Il dottor Emanuel Mian dell’Istituto Nazionale per la Cura dell’Obesità di Milano analizza l’aumento dei disturbi alimentari tra atleti, evidenziando la necessità di professionisti qualificati nella salute mentale sportiva.

Rischi dell'ossessione per l'allenamento: il parere di Emanuel Mian sui disturbi alimentari tra gli sportivi

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L’ossessione per l’allenamento e la cura del proprio corpo possono nascondere insidie per gli atleti, portando a disturbi alimentari. Questo fenomeno, in crescita tra gli sportivi, è analizzato dal dottor Emanuel Mian, psicologo e psicoterapeuta dell’Istituto Nazionale per la Cura dell’Obesità dell’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano. La sua esperienza mette in luce la necessità di una maggiore consapevolezza riguardo ai rischi associati a un rapporto malsano con il cibo e con l’immagine corporea.

Disturbi alimentari tra gli sportivi: un fenomeno in crescita

Il dottor Mian sottolinea che i disturbi alimentari non sono un problema esclusivo degli sportivi d’élite, ma stanno emergendo anche tra atleti amatoriali. In Italia, circa 3,8 milioni di persone soffrono di disturbi alimentari, con un abbassamento dell’età di insorgenza. Tra gli sportivi, il rischio di sviluppare tali disturbi è raddoppiato rispetto a chi non pratica sport. Le statistiche indicano che tra le atlete donne, le percentuali di incidenza variano dal 14% al 45%, mentre tra gli uomini si attestano fino al 19%. Mian avverte che questi dati potrebbero essere sottostimati, poiché molti comportamenti disfunzionali sono normalizzati nell’ambiente sportivo, mascherati da dedizione e disciplina.

Il ruolo del coach nella salute mentale degli atleti

Una delle problematiche principali è l’assenza di professionisti qualificati nel campo della salute mentale all’interno delle squadre sportive. Mian evidenzia che la figura dello psicologo esperto in comportamento alimentare non è ancora ben integrata nel mondo dello sport. Spesso, ci si affida a mental coach che, purtroppo, non hanno le competenze necessarie per diagnosticare o trattare disturbi alimentari. Questi professionisti si concentrano principalmente sulla performance, trascurando la salute mentale degli atleti. Mian insiste sull’importanza di affrontare l’ossessione per l’immagine corporea, che può essere un fattore scatenante di disagi. La sua pubblicazione “Fuga dallo Specchio” esplora come l’ossessione per l’aspetto fisico richieda un intervento specialistico.

Riconoscere i disturbi alimentari: segnali da non sottovalutare

Un disturbo alimentare si manifesta quando il rapporto con il cibo diventa problematico, superando la semplice nutrizione. Mian definisce questo fenomeno come un sistema di restrizioni, abbuffate e pensieri ossessivi che compromettono la qualità della vita. La distorsione dell’immagine corporea è un aspetto spesso trascurato. I giovani atleti possono mostrare segnali evidenti, come una perdita di peso significativa, un’ossessione per le calorie e allenamenti eccessivi. Altri segnali includono cambiamenti d’umore, isolamento sociale e commenti negativi sul proprio aspetto. È fondamentale prestare attenzione a questi segnali, poiché possono indicare un problema più profondo.

Sport a rischio: quali discipline espongono maggiormente gli atleti?

Alcuni sport sono particolarmente esposti ai rischi di disturbi alimentari. Mian menziona discipline estetiche come la ginnastica ritmica, la danza classica e il pattinaggio artistico, dove l’aspetto fisico è costantemente valutato. Recentemente, il caso delle “Farfalle” della ginnastica ritmica italiana ha rivelato pressioni sul peso e umiliazioni verbali, evidenziando un ambiente tossico. Anche sport con categorie di peso, come judo e boxe, espongono gli atleti a pratiche estreme per rientrare nei limiti di peso. Inoltre, negli sport di resistenza, persiste la convinzione errata che un peso corporeo inferiore migliori le prestazioni. Mian sottolinea l’importanza di avere psicologi nel team per garantire il benessere psico-fisico degli atleti.

L’influenza dei social media e l’ossessione per l’allenamento

La vigoressia, o dismorfismo muscolare, è un disturbo spesso sottovalutato. Chi ne soffre non percepisce di avere un problema e sviluppa un’ossessione per l’allenamento e per diete estreme. I social media amplificano questa situazione, con influencer che non sempre hanno le competenze necessarie per promuovere stili di vita sani. Mian avverte che il numero di follower non è sinonimo di competenza. È cruciale che allenatori e allenatrici svolgano un ruolo attivo nella prevenzione e gestione dei disturbi alimentari, creando un ambiente sano e intervenendo tempestivamente.

Trattare i disturbi alimentari: strategie e approcci

Mian propone alcuni principi fondamentali per affrontare i disturbi alimentari. È essenziale evitare commenti sul peso e sull’aspetto fisico, enfatizzando invece le capacità atletiche. La gestione dell’alimentazione deve essere affidata a professionisti qualificati, come dietisti e nutrizionisti. Gli allenatori devono essere in grado di riconoscere segnali d’allerta e incoraggiare un dialogo aperto con gli atleti. Creare un ambiente di squadra positivo, dove la salute dell’atleta sia prioritaria rispetto ai risultati, è fondamentale. La linea di confine tra un’attenzione sana all’alimentazione e un’ossessione si supera quando il cibo diventa fonte di ansia e paura. Mian conclude che è cruciale riconoscere quando l’attenzione al cibo diventa dannosa, compromettendo la salute e il piacere di praticare sport.