Nuove scoperte sul morbo di Alzheimer: il rosmarino offre speranze con un composto innovativo

Un team di ricerca guidato dal professor Stuart A. Lipton del The Scripps Research Institute di La Jolla ha scoperto che il derivato dell’acido carnosico, il diAcCA, migliora memoria e riduce le placche nell’Alzheimer nei modelli murini.
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Nuove scoperte sul morbo di Alzheimer: il rosmarino offre speranze con un composto innovativo - unita.tv

Un recente studio condotto da un team di ricerca statunitense ha rivelato che un derivato dell’acido carnosico, un composto antiossidante presente nel rosmarino e nella salvia, potrebbe rappresentare una svolta nel trattamento del morbo di Alzheimer. I risultati ottenuti nei test preclinici su modelli murini mostrano che questo composto non solo elimina le placche di beta amiloide e le proteine tau dal cervello, ma è anche in grado di migliorare la memoria e persino invertire il declino cognitivo. Questi sviluppi offrono nuove speranze per un farmaco anti Alzheimer altamente promettente.

Il potenziale dell’acido carnosico

L’acido carnosico, presente nel rosmarino e nella salvia, ha dimostrato di avere proprietà antinfiammatorie e antiossidanti significative. I ricercatori hanno sviluppato una forma stabile di questo composto, nota come diAcCA, che ha mostrato risultati sorprendenti nei test su topi affetti da Alzheimer. Tra i benefici osservati, vi è la riduzione delle placche di beta amiloide e dei grovigli di tau, che sono associati alla neurodegenerazione. Inoltre, è stata registrata una formazione di nuove sinapsi e un miglioramento nei punteggi dei test di memoria, con un declino cognitivo che è stato riportato “praticamente alla normalità”.

Questi risultati sono particolarmente significativi considerando che l’Alzheimer rappresenta la forma di demenza più diffusa a livello globale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si prevede che il numero di persone colpite da questa malattia triplicherà entro il 2050. Sebbene sia prematuro affermare che il diAcCA avrà la stessa efficacia negli esseri umani, le osservazioni effettuate nei modelli murini sono estremamente incoraggianti.

La ricerca e lo sviluppo del farmaco

Il team di ricerca, guidato dal professor Stuart A. Lipton del The Scripps Research Institute di La Jolla, ha collaborato con diverse istituzioni, tra cui la Società Socrates Biosciences e il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università della California di San Diego. Durante il processo di ricerca, gli scienziati hanno sintetizzato vari derivati dell’acido carnosico, concentrandosi su quelli più stabili e biodisponibili. Un aspetto cruciale della ricerca è stata la capacità dell’acido carnosico di attraversare la barriera ematoencefalica, un’importante protezione del cervello contro tossine e agenti patogeni.

Il professor Lipton aveva già dimostrato in studi precedenti che l’acido carnosico attiva i geni antiossidanti e antinfiammatori nel cervello attraverso un percorso trascrizionale noto come Nrf2. Tuttavia, la stabilità del composto puro rappresentava un ostacolo. La scoperta del diAcCA ha risolto questo problema, consentendo di sfruttare i benefici dell’acido carnosico in modo efficace.

Risultati promettenti nei test preclinici

Nei test condotti, il farmaco diAcCA è stato somministrato a topi con la forma murina dell’Alzheimer per un periodo di tre mesi. I risultati hanno evidenziato un aumento della densità sinaptica, l’eliminazione delle placche di beta amiloide e delle proteine tau, e un significativo miglioramento della memoria. Il professor Lipton ha dichiarato che il composto ha non solo rallentato il declino cognitivo, ma ha anche riportato i risultati a livelli quasi normali. Questi risultati suggeriscono che il diAcCA potrebbe rappresentare un’arma efficace nella lotta contro l’Alzheimer.

Sebbene ci vorrà tempo prima di avviare la sperimentazione clinica sull’uomo, il fatto che l’acido carnosico sia già approvato potrebbe accelerare il processo. Gli esperti ritengono che questo composto possa essere utilizzato in combinazione con altri farmaci, come il Lecanemab, che ha dimostrato di rallentare il declino cognitivo.

Possibili applicazioni future

Oltre al morbo di Alzheimer, gli autori dello studio suggeriscono che il diAcCA potrebbe avere effetti positivi anche su altre malattie neurodegenerative, come il Parkinson, e su condizioni come il diabete, grazie alle sue proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Un precedente studio ha anche indicato che l’acido carnosico potrebbe offrire protezione contro la COVID-19, evidenziando ulteriormente il potenziale di questo composto.

I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “Antioxidants“, contribuendo a un crescente corpo di evidenze che supportano l’uso dell’acido carnosico e dei suoi derivati nella medicina moderna. La comunità scientifica attende con interesse ulteriori sviluppi in questo campo, sperando che nuove scoperte possano portare a trattamenti efficaci per le malattie neurodegenerative.