Il racconto di Sandy, una giovane di 18 anni con sindrome di Asperger, offre uno spaccato significativo delle sfide che affrontano i ragazzi con fragilità all’interno del sistema scolastico italiano. La sua esperienza mette in luce le difficoltà di inclusione e supporto, evidenziando come spesso le istituzioni non riescano a rispondere adeguatamente alle esigenze di studenti con modalità di apprendimento diverse. Attraverso il suo diario, Sandy condivide una storia che può servire da spunto di riflessione per educatori, genitori e responsabili politici.
L’inizio del percorso scolastico
Sandy inizia il suo racconto descrivendo il suo ingresso nella scuola superiore, un momento che dovrebbe rappresentare un nuovo inizio. Con l’assegnazione di un insegnante di sostegno, si aspetta un supporto che possa aiutarla a integrarsi e a sviluppare il suo potenziale. Tuttavia, la realtà si rivela ben diversa. La giovane si ritrova a dover affrontare un insegnante che, invece di facilitare il suo apprendimento, la costringe a una posizione di isolamento. La sua esperienza in classe diventa una lotta continua per trovare il proprio spazio e per essere ascoltata.
Sandy annota nel suo diario le frustrazioni quotidiane, come il sentirsi trattata come un’alunna incapace di comprendere le lezioni. La mancanza di coinvolgimento nella preparazione del materiale scolastico e la sensazione di essere costantemente monitorata dall’insegnante di sostegno contribuiscono a farle vivere la scuola come un luogo di disagio. La sua passione per l’apprendimento si trasforma in una sofferenza che la porta a contare i minuti fino alla fine delle lezioni.
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La pandemia e l’isolamento
Con l’arrivo della pandemia di Covid-19, la situazione di Sandy peggiora ulteriormente. Nonostante i diritti degli studenti con DSA prevedano la possibilità di seguire le lezioni in presenza, la giovane si ritrova a dover affrontare un insegnante di sostegno che non riesce a comprendere le sue reali necessità . La distanza fisica e l’assenza di interazione con i compagni di classe amplificano il suo senso di isolamento. Sandy descrive momenti di profonda tristezza e ansia, evidenziando come la mancanza di supporto adeguato possa influire negativamente sulla salute mentale degli studenti.
La sua esperienza durante la didattica a distanza mette in luce le difficoltà di apprendimento che molti ragazzi con fragilità affrontano. Sandy desidera essere trattata come gli altri studenti, ma si sente sempre più esclusa e invisibile. La sua lotta per ottenere un’educazione equa e inclusiva diventa un tema centrale nel suo diario, che rappresenta un grido d’aiuto per chi si trova nella sua stessa situazione.
La ricerca di un cambiamento
Dopo anni di difficoltà , Sandy decide di prendere in mano la situazione. Inizia a comunicare con i genitori e a esprimere il desiderio di avere un insegnante che la supporti realmente, piuttosto che un semplice accompagnatore. La sua determinazione porta a un cambiamento significativo: un nuovo insegnante di sostegno che si avvicina a lei con un approccio diverso, permettendole di seguire le lezioni e di interagire con i compagni.
Tuttavia, il percorso di integrazione non è privo di ostacoli. Sandy si rende conto che, nonostante i miglioramenti, le cicatrici lasciate dagli anni di isolamento sono difficili da superare. La sua esperienza mette in evidenza la necessità di un approccio più sensibile e consapevole da parte del personale scolastico, affinché ogni studente possa sentirsi parte integrante della comunità scolastica.
La voce di una generazione
Sandy non è l’unica a vivere queste difficoltà . La sua testimonianza rappresenta una realtà condivisa da molti giovani con fragilità . Attraverso il suo racconto, emerge l’importanza di ascoltare le voci di chi vive sulla propria pelle le sfide dell’inclusione. Le istituzioni scolastiche e le politiche educative devono prendere in considerazione le esperienze dirette degli studenti per migliorare i servizi e garantire un ambiente di apprendimento equo per tutti.
La storia di Sandy è un invito a riflettere su come la disabilità non debba essere vista come un limite, ma come un modo diverso di funzionare. La sua determinazione e il desiderio di essere compresa e accettata sono un messaggio potente per tutti coloro che operano nel campo dell’educazione. La speranza è che, attraverso la condivisione di esperienze come la sua, si possano apportare cambiamenti significativi nel sistema scolastico, affinché ogni ragazzo possa avere l’opportunità di esprimere il proprio potenziale.