La recente degenza di Papa Francesco ha suscitato grande preoccupazione tra i fedeli e non solo. A partire dal 9 febbraio, il Pontefice ha affrontato una serie di problemi di salute che lo hanno costretto a un ricovero prolungato presso il Policlinico Gemelli di Roma. Questo articolo esplora i dettagli del suo stato di salute, le crisi affrontate e il percorso di recupero che ha seguito.
I primi segnali di malessere
Il 9 febbraio, durante la celebrazione del Giubileo delle Forze Armate, Papa Francesco ha mostrato segni di affaticamento. Nonostante le basse temperature, ha trascorso oltre due ore all’aperto in piazza San Pietro, apparendo visibilmente stanco e affaticato. La sua voce era affannata e il viso gonfio, segni evidenti di una terapia a base di cortisone che stava seguendo per migliorare la respirazione. Nonostante le avvisaglie di malessere, il Papa ha continuato a svolgere le sue attività quotidiane, mostrando una certa riluttanza a essere ricoverato in ospedale. Fino al 14 febbraio, ha insistito nel voler rimanere a casa, ma le sue condizioni di salute hanno richiesto un intervento medico.
Il ricovero e la diagnosi
Il 18 febbraio, dopo alcuni giorni di ricovero, i medici hanno diagnosticato a Papa Francesco una polmonite bilaterale, una condizione grave che ha richiesto un trattamento antibiotico intensivo. Durante una conferenza stampa, i medici hanno confermato che, sebbene la situazione fosse seria, il Papa non fosse in pericolo di vita immediato. Tuttavia, il 22 febbraio, il bollettino medico ha rivelato una crisi respiratoria asmatiforme, segno di un aggravamento della sua condizione. La situazione ha richiesto una trasfusione per il calo delle piastrine e dei globuli rossi, indicando che l’infezione si era intensificata.
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Le crisi respiratorie e il trattamento
Il 23 febbraio, è emersa un’insufficienza renale lieve, alimentando ulteriormente le preoccupazioni per la salute del Papa. In risposta a questa situazione, i cardinali, guidati dal Segretario di Stato Pietro Parolin, hanno iniziato a recitare il rosario in piazza San Pietro, un gesto di solidarietà e speranza. Dopo sei giorni, i medici hanno riportato un miglioramento delle condizioni cliniche, ma il 28 febbraio è avvenuta una nuova crisi respiratoria, questa volta più grave. Un broncospasmo ha costretto i medici a eseguire una broncоaspirazione per liberare le vie respiratorie e a iniziare la ventilazione meccanica.
La ripresa e il messaggio di speranza
Dopo un periodo di incertezze e crisi respiratorie, il 10 marzo i medici hanno sciolto la prognosi, segnalando un miglioramento costante. I bollettini successivi hanno indicato una stabilità nelle condizioni di Papa Francesco, con progressi nella sua autonomia respiratoria. Il 6 marzo, il Papa ha registrato un messaggio ai fedeli, esprimendo gratitudine per le preghiere ricevute. Dieci giorni dopo, è stata diffusa una foto che lo ritraeva in preghiera, segno di una ripresa spirituale e fisica. Sebbene l’uscita dall’ospedale non fosse imminente, il Papa ha manifestato il desiderio di tornare a casa, simbolo di speranza per tutti i suoi sostenitori.
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