La pandemia di COVID-19 ha lasciato un segno indelebile nella società e nella sanità pubblica italiana. In risposta a questa esperienza, il governo sta elaborando un nuovo Piano Nazionale Pandemico, destinato a guidare le azioni in caso di future emergenze sanitarie. Questo piano si basa su un’analisi approfondita delle misure adottate durante la crisi sanitaria e mira a garantire una risposta più efficace e strutturata.
Un nuovo approccio alla gestione delle pandemie
L’ultima bozza del Piano Nazionale Pandemico, recentemente presentata in Conferenza Stato-Regioni, segna un cambiamento significativo rispetto ai documenti precedenti. Una delle novità più rilevanti è l’esclusione dei DPCM, i decreti del Presidente del Consiglio, che hanno caratterizzato la gestione della pandemia da COVID-19. La bozza stabilisce chiaramente che “l’utilizzo di atti amministrativi per l’adozione di misure coercitive della libertà personale o compressive dei diritti civili e sociali è escluso”. Solo leggi o atti con forza di legge potranno prevedere misure straordinarie e temporanee, sempre nel rispetto dei principi costituzionali.
Il piano si articola attorno a cinque pilastri fondamentali: prevenzione, sorveglianza, risposta sanitaria, comunicazione del rischio e gestione delle risorse. Tra le innovazioni più significative c’è la visione dei vaccini, che non saranno considerati l’unico strumento di difesa contro gli agenti patogeni, ma dovranno essere affiancati da terapie disponibili. Questa visione integrata rappresenta un passo avanti rispetto alla gestione precedente, in cui i vaccini erano spesso al centro delle strategie.
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Misure di intervento in caso di emergenza
In caso di un grave rischio per la salute pubblica, il piano riconosce le sfide legate all’interruzione delle catene di trasmissione di agenti patogeni respiratori. Per affrontare tali situazioni, il documento prevede misure combinate, tra cui:
- Test diagnostici su larga scala
- Isolamento dei casi positivi
- Tracciamento dei contatti
- Quarantena per gli individui esposti
Queste misure dovranno essere adattate in base alla diffusione dell’infezione, al livello di immunità della popolazione, alla capacità del sistema sanitario e alla disponibilità di contromisure mediche efficaci. La flessibilità e l’adattamento delle strategie sono essenziali per rispondere in modo efficace a scenari in continua evoluzione.
Comunicazione e trasparenza con i cittadini
Un altro aspetto cruciale del nuovo piano è la trasparenza nella comunicazione. Le istituzioni si impegneranno a fornire informazioni chiare e tempestive sia al personale sanitario che alla popolazione generale. Saranno sviluppati piani comunicativi pubblici, redatti in un linguaggio semplice, per garantire che ogni cittadino possa comprendere le misure adottate e il loro significato. Questo approccio mira a promuovere la consapevolezza e la partecipazione attiva dei cittadini nella gestione della propria salute e di quella collettiva.
Scenari di rischio previsti nel piano
La bozza del piano ipotizza tre scenari di rischio, differenziati in base alla patogenicità del virus e alla gravità delle conseguenze. Due di questi scenari riguardano virus influenzali, considerati più probabili, mentre il terzo rappresenta il peggior scenario possibile.
Nel primo scenario, associato a virus influenzali a bassa patogenicità , si prevede un numero di ricoveri in ospedale compreso tra 18.882 e 47.809, con accessi in terapia intensiva stimati tra 2.259 e 5.737. Durante il picco dei contagi, potrebbero essere necessari tra 1.950 e 22.953 posti letto per ricoveri ordinari e tra 234 e 2.754 in terapia intensiva.
Lo scenario moderato, legato a virus influenzali con patogenicità media, prevede un numero di ricoveri compreso tra 103.522 e 262.948, con accessi in terapia intensiva tra 12.423 e 31.554. In questo caso, il picco potrebbe richiedere fino a 126.242 posti letto per ricoveri ordinari e tra 1.287 e 15.149 in terapia intensiva.
Infine, lo scenario più grave, associato a coronavirus con alta patogenicità , prevede un massimo di 2 milioni di posti letto per ricoveri ordinari e 269.000 in terapia intensiva al picco dell’emergenza. Questo scenario evidenzia l’importanza di una preparazione adeguata e di una risposta rapida e coordinata per affrontare potenziali crisi sanitarie future.
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