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Il verme che attacca e divora il cervello: rischio anche in Italia?

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parassita che colpisce il cervello-unita.tv
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Il nematode Angiostrongylus cantonensis infetta ratti, lumache e chiocciole: può causare meningite fatale anche nell’uomo.

In Australia orientale torna al centro dell’attenzione un verme parassita che da anni si insinua silenziosamente nei giardini delle città, favorito dalla presenza di ratti, lumache e chiocciole. Si chiama Angiostrongylus cantonensis, ed è il principale responsabile della meningite eosinofila in Asia sud-orientale. Da ospite dei ratti – in cui si sviluppa nei polmoni – può arrivare per vie indirette a cani e uomini, con conseguenze neurologiche anche irreversibili. In Australia sono stati documentati 93 casi nei cani tra il 2020 e il 2024, con un picco nel 2022. I numeri restano contenuti, ma in costante crescita, e il legame con piogge abbondanti, urbanizzazione e cambiamenti climatici è ormai evidente.

L’allarme è stato rilanciato dalla Sydney School of Veterinary Science, che ha pubblicato sul Journal of Infectious Diseases un’analisi quinquennale dei casi tra Sydney e Brisbane. Il parassita sembra approfittare di un contesto urbano dove clima umido e aumento della fauna sinantropica creano l’habitat ideale per il suo ciclo vitale. L’infezione resta rara, ma i suoi effetti possono essere devastanti, come dimostra il noto caso di Sam Ballard, ragazzo morto nel 2018 dopo aver ingerito per scherzo una lumaca infetta.

Come si trasmette il parassita e perché è così pericoloso

Il ciclo biologico dell’Angiostrongylus cantonensis è complesso. Vive nei polmoni dei ratti, dove si riproduce. Le larve espulse con le feci vengono ingerite da chiocciole, lumache e limacce, che fungono da ospiti intermedi. A quel punto, se cani o esseri umani ingeriscono accidentalmente questi molluschi – o alimenti contaminati dal loro muco – possono infettarsi. Ma nei cosiddetti ospiti accidentali, come l’uomo o il cane, il parassita non riesce a completare il suo ciclo: invece di svilupparsi, migra verso il sistema nervoso centrale, dove viene attaccato dal sistema immunitario.

lumaca
la lumaca è un vettore del parassita-unita.tv

Questo scontro nel cervello o nel midollo spinale scatena un’infiammazione acuta. Nei cani si manifesta con sintomi neurologici gravi: paralisi, spasmi, difficoltà motorie. Negli esseri umani, l’effetto più frequente è la meningite eosinofila, spesso accompagnata da forti cefalee, febbre e alterazioni neurologiche. L’assenza di una diagnosi rapida rende difficile intervenire tempestivamente. Dal 1971 al 2018, in Australia sono stati confermati 28 casi umani, ma gli studiosi ritengono che i numeri reali siano molto più alti.

Il clima gioca un ruolo chiave nella diffusione: piogge intense e umidità aumentano la presenza di lumache, rendendo più frequente il contatto tra animali domestici e ospiti intermedi. Periodi come il La Niña, con forti precipitazioni, hanno preceduto i picchi di casi nei cani. Nel 2022, ad esempio, si sono verificati 32 contagi confermati, il numero più alto mai registrato in un singolo anno. E con il cambiamento climatico in corso, la tendenza sembra destinata a proseguire.

Prevenzione, consapevolezza e approccio One Health

Per contenere il fenomeno serve una visione globale. Il concetto di One Health – che lega la salute umana, animale e ambientale – è cruciale per affrontare minacce come questa. In un ecosistema urbano in cui ratti, lumache e chioccioleproliferano indisturbati, la probabilità che un cane venga a contatto con un ospite infetto aumenta. E lo stesso vale per l’uomo, specie nei giardini domestici, dove i molluschi possono nascondersi tra erba bagnata, foglie e ortaggi.

Le autorità veterinarie consigliano di evitare il contatto diretto con lumache e chiocciole, soprattutto nei mesi più umidi. I cani dovrebbero essere tenuti al guinzaglio e lontani da cespugli e zone dove i molluschi sono più frequenti. È fondamentale anche lavare con attenzione frutta e verdura, soprattutto quelle raccolte in orti urbani. Alcuni casi di infezione sono legati proprio al consumo di alimenti contaminati da muco di chiocciole invisibili a occhio nudo.

La ricerca avanza, ma la consapevolezza resta il primo strumento di difesa. Come sottolineato dalla dottoressa Phoebe Rivory, autrice dello studio australiano, non è il parassita in sé a uccidere, ma la risposta infiammatoria che innesca nel sistema nervoso. È un pericolo invisibile, spesso silenzioso, che può colpire chiunque in contesti all’apparenza sicuri.

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