Giornata mondiale dell’endometriosi: un focus sulla salute femminile e le sfide della diagnosi
Il 28 marzo 2025, in occasione della Giornata mondiale dell’endometriosi, si evidenzia l’impatto di questa malattia su oltre un milione di donne in Italia e la necessità di diagnosi tempestive e politiche sanitarie efficaci.

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Il 28 marzo 2025 segna la Giornata mondiale dell’endometriosi, una malattia che colpisce oltre un milione e ottocentomila donne in Italia. Questa condizione, spesso sottovalutata, ha un impatto significativo sulla vita quotidiana delle pazienti, influenzando non solo la loro salute fisica, ma anche il benessere psicologico. Nonostante il crescente riconoscimento della malattia, permangono molte domande e incertezze riguardo alla sua natura e ai suoi effetti.
Endometriosi: un problema di salute pubblica
L’endometriosi è caratterizzata dalla presenza di tessuto endometriale al di fuori dell’utero, causando dolori intensi e potenziali complicazioni nella fertilità. La malattia è spesso definita “silenziosa” a causa della sua sintomatologia variabile, che rende difficile una diagnosi tempestiva. Secondo le stime, il 30-40% delle donne affette da endometriosi affronta problemi di fertilità, rendendo cruciale l’implementazione di strategie di prevenzione e diagnosi efficaci.
Le statistiche mostrano che i tassi d’incidenza rimangono stabili, con picchi in regioni come la provincia autonoma di Bolzano, il Veneto e la Sardegna. Gli studi condotti dall’Istituto Superiore di Sanità suggeriscono un possibile legame tra l’aumento dei casi e l’esposizione a sostanze inquinanti, che possono avere effetti nocivi sul sistema endocrino. È fondamentale che le politiche sanitarie si concentrino su questo aspetto per migliorare la salute delle donne.
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L’impatto ambientale e la necessità di sorveglianza
La ricerca ha evidenziato un ruolo significativo delle sostanze tossiche, come diossine e policlorobifenili, nell’insorgenza dell’endometriosi. Questi agenti chimici possono interferire con il sistema ormonale e contribuire all’aumento dei casi. È essenziale attivare sistemi di sorveglianza epidemiologica nelle aree più esposte a questi inquinanti per comprendere meglio il fenomeno e adottare misure preventive adeguate.
Le politiche ambientali devono essere più rigorose per affrontare le cause alla radice della malattia. La lotta contro l’endometriosi non può prescindere da un impegno collettivo per ridurre l’esposizione a sostanze tossiche e migliorare le condizioni di vita delle donne.
La diagnosi e la necessità di sensibilizzazione
Nonostante i progressi nella comprensione dell’endometriosi, il percorso verso una diagnosi corretta rimane lungo e complesso. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, tra il 2013 e il 2019 si è registrata una diminuzione dei casi, ma nel 2020, a causa delle restrizioni legate al COVID-19, l’accesso alle cure è stato compromesso. Nel 2021, il tasso di diagnosi annuali è rimasto stabile, con circa 9.300 nuovi casi.
Le donne più colpite sono quelle tra i 31 e i 35 anni, con una maggiore incidenza nel Nord Italia. La situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che molte pazienti impiegano in media sette anni per ricevere una diagnosi corretta. Questo ritardo genera un profondo senso di abbandono e frustrazione, aggravando gli effetti psicologici della malattia.
Oggi, più che mai, è fondamentale sensibilizzare l’opinione pubblica sull’endometriosi. È necessario migliorare le strategie di prevenzione e diagnosi, affinché le donne possano ricevere il supporto di cui hanno bisogno. Il riconoscimento della malattia come patologia cronica invalidante da parte del Parlamento rappresenta un passo avanti, ma è essenziale che questo si traduca in azioni concrete per migliorare la vita delle pazienti.