Il 28 marzo, in occasione della Giornata Mondiale dell’Endometriosi, si è accesa l’attenzione su una malattia che colpisce oltre 1,8 milioni di donne in Italia. Questa condizione, spesso trascurata, provoca dolore pelvico cronico, mestruazioni debilitanti e può portare a infertilità. Nonostante la sua diffusione, molte donne attendono anni prima di ricevere una diagnosi, vivendo con il peso invisibile di questa patologia.
La patologia invisibile: cos’è l’endometriosi
L’endometriosi è una malattia caratterizzata dalla crescita del tessuto endometriale, normalmente presente solo all’interno dell’utero, in altre aree del corpo. Questa condizione genera infiammazioni e lesioni che possono compromettere significativamente la qualità della vita delle donne colpite. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, negli ultimi dieci anni sono stati registrati oltre 113.000 ricoveri per endometriosi, con un’incidenza media di 0,76 casi ogni 1.000 donne in età fertile.
Il picco di incidenza si verifica tra i 31 e i 35 anni, ma ciò che preoccupa è che tra il 30 e il 40% delle donne affette da endometriosi affronta difficoltà nel concepire. Spesso, la diagnosi avviene solo quando si cerca una gravidanza, con ritardi che possono arrivare fino a dieci anni. Questo lungo periodo di attesa è particolarmente difficile per chi vive quotidianamente con il dolore.
Un dolore spesso sottovalutato e l’impatto ambientale
La complessità dell’endometriosi non si limita ai sintomi fisici. Un’indagine condotta dall’University College di Londra e dall’Università di Birmingham ha rivelato che il 64% delle ragazze con dolori mestruali cronici potrebbe già convivere con l’endometriosi, senza esserne consapevoli. Sei ragazze su dieci sperimentano un dolore che viene frequentemente minimizzato, tanto da costringerle a interrompere la scuola per una media di 19 giorni all’anno.
Le ricerche recenti suggeriscono che l’esposizione a inquinanti ambientali, come diossine, piombo e cadmio, potrebbe aumentare il rischio di sviluppare questa malattia. Pertanto, l’ambiente in cui viviamo potrebbe avere un ruolo significativo nella diffusione dell’endometriosi, rendendo ancora più urgente la necessità di monitorare e prevenire questa condizione.
Fertilità e speranza: opportunità per le donne affette
Nonostante le sfide, molte donne affette da endometriosi riescono a diventare madri. In questo contesto, una diagnosi precoce e trattamenti mirati, come la Procreazione Medicalmente Assistita , possono offrire nuove possibilità alle coppie. Durante la gravidanza, grazie ai cambiamenti ormonali, la malattia può stabilizzarsi o addirittura regredire.
Il trattamento dell’endometriosi si basa principalmente su farmaci, ma nei casi più gravi si ricorre a interventi di chirurgia mininvasiva. Una tecnica innovativa, nota come nerve-sparing, sviluppata con il Metodo Negrar, ha dimostrato di ridurre i danni post-operatori e di preservare le funzioni vitali degli organi pelvici, offrendo nuove speranze alle pazienti.
La necessità di una maggiore consapevolezza
L’endometriosi rappresenta una questione che va oltre il piano medico, coinvolgendo aspetti sociali e culturali. È fondamentale che il dolore delle donne non venga ignorato o minimizzato. Aumentare la sensibilizzazione e promuovere una maggiore consapevolezza tra famiglie, scuole e professionisti della salute è essenziale per garantire diagnosi tempestive, cure adeguate e una qualità della vita che non sia compromessa dalla negligenza.
In occasione del 28 marzo, la facciata di Palazzo Montecitorio a Roma è stata illuminata di giallo, il colore simbolo della lotta contro l’endometriosi, per richiamare l’attenzione su questa importante problematica di salute.
Ultimo aggiornamento il 28 Marzo 2025 da Serena Fontana