Il recente vertice straordinario a Bruxelles ha visto i capi di Stato e di governo dei Ventisette impegnati in discussioni cruciali riguardanti la difesa europea, la situazione in Ucraina e la competitività del continente. L’incontro, che si è svolto il 6 marzo, ha già visto l’approvazione del piano Rearm Europe, presentato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Durante il summit, i leader hanno approfondito i dettagli del Libro bianco sulla difesa, pubblicato mercoledì, e hanno delineato le strategie per migliorare la prontezza militare dell’Europa nei prossimi cinque anni.
Dettagli del piano Rearm Europe
Il piano Rearm Europe è stato concepito per rafforzare le capacità di difesa dell’Unione Europea, in risposta alle crescenti tensioni geopolitiche, in particolare a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina. Durante il vertice, i leader europei hanno espresso la necessità di accelerare i lavori per migliorare la prontezza di difesa, come evidenziato nelle conclusioni adottate. Il Consiglio europeo ha invitato a proseguire con le opzioni di finanziamento necessarie per sostenere tali sforzi.
Le divisioni tra i vari governi riguardano principalmente le questioni legate al debito pubblico e alla possibilità di un debito comune, che attualmente non è sul tavolo delle trattative. I Paesi geograficamente più distanti dalla Russia, come Italia e Spagna, si trovano a dover giustificare alla propria opinione pubblica l’aumento del debito nazionale per finanziare investimenti nella difesa. Tuttavia, la Commissione ha progettato un pacchetto di misure che non richiedono l’unanimità e si basano sulla volontarietà degli Stati membri.
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Strumenti di finanziamento per la difesa
Tra le misure proposte c’è lo strumento Safe, che offre agli Stati membri prestiti per un totale di 150 miliardi di euro. Questa iniziativa mira a supportare i Paesi che affrontano costi di finanziamento più elevati rispetto a quelli della Commissione. L’Italia è uno dei Paesi che potrebbe beneficiare di questo strumento. Inoltre, è prevista la possibilità di attivare la clausola di salvaguardia nazionale, che consente ai governi di escludere dal patto di Stabilità fino all’1,5% del PIL le spese per la difesa per un periodo di quattro anni, rinnovabile annualmente.
La Germania ha già annunciato l’intenzione di attivare questa clausola, mentre la Francia ha mostrato riluttanza. L’Italia sta attualmente valutando entrambe le opzioni, mentre l’Olanda ha deciso di non ricorrere allo strumento Safe. La discussione si concentra sulla distinzione tra i Paesi che richiedono trasferimenti diretti e quelli che ritengono che le spese per la difesa debbano rimanere a carico degli Stati membri.
Le posizioni dei leader europei
Durante un incontro bilaterale, la premier italiana Giorgia Meloni ha sottolineato l’importanza di coinvolgere il capitale privato, suggerendo l’adozione del modello Invest-Eu, come proposto dal ministro Giorgetti. Meloni ha insistito sulla necessità di strumenti europei comuni che non gravino direttamente sul debito degli Stati. Il premier spagnolo Pedro Sanchez ha accolto con favore il Libro bianco sulla difesa, pur chiedendo una definizione più ampia di sicurezza che includa anche il cyberspazio e le politiche climatiche.
Il premier greco Kyriakos Mitsotakis ha espresso soddisfazione per il piano, ma ha sollevato la questione della necessità di discutere ulteriormente le opzioni di finanziamento, attualmente limitate ai prestiti. Ha suggerito che potrebbero essere necessarie sovvenzioni per gli Stati membri. Dall’altra parte, il premier olandese Dick Schoof ha ribadito la sua opposizione agli eurobond, sottolineando l’importanza di mantenere un equilibrio tra finanza e salute finanziaria.
Prospettive future per la difesa europea
I leader europei si sono impegnati a rafforzare l’industria della difesa in attesa del summit NATO di giugno, dove si stabiliranno nuovi obiettivi di spesa per i Paesi membri. Questo incontro sarà cruciale per identificare il gap finanziario e le capacità militari necessarie per affrontare le sfide future. La discussione su un possibile nuovo debito comune sarà complessa, poiché i Paesi lungo il confine orientale potrebbero rivendicare il diritto a essere i principali beneficiari, mentre i Paesi del Sud Europa, già indebitati, potrebbero opporsi a tale proposta.
Il vertice ha quindi segnato un passo importante verso una maggiore integrazione della difesa europea, con l’obiettivo di garantire una risposta coordinata e efficace alle minacce attuali e future.
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