La decisione degli Stati Uniti di imporre sanzioni a francesca albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani nei territori palestinesi occupati, ha scatenato una reazione immediata in Europa e in Italia. L’Unione europea ha espresso il suo fermo sostegno al sistema dei diritti umani dell’Onu e condanna la misura restrittiva adottata contro una figura impegnata nel monitoraggio delle violazioni internazionali. In Italia, le forze politiche hanno chiesto un intervento ufficiale del governo per tutelare la cittadina italiana coinvolta nella missione Onu.
La posizione della commissione europea sulle sanzioni contro francesca albanese
Durante il briefing quotidiano con la stampa, il portavoce della Commissione europea per gli Affari esteri Anouar El Anouni ha ribadito l’appoggio dell’Ue alle attività svolte da francesca albanese come relatrice speciale. Ha definito le sanzioni imposte dagli Stati Uniti come un fatto che suscita profondo rammarico. L’Ue continua a promuovere indagini indipendenti su presunte violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario nei territori palestinesi occupati, comprese quelle che potrebbero configurarsi come crimini internazionali. Il sostegno europeo si concentra sulla necessità di garantire condizioni di lavoro libere da intimidazioni per i funzionari Onu incaricati di monitorare situazioni delicate.
Le reazioni politiche italiane dopo le misure restrittive americane
In Italia il caso ha acceso un acceso dibattito politico tra maggioranza e opposizione. Le forze contrarie all’esecutivo hanno criticato duramente il silenzio del governo guidato da Giorgia Meloni sul tema, chiedendo una informativa urgente in Parlamento da parte del ministro degli Esteri Antonio Tajani. La segretaria del Pd Elly Schlein ha definito le sanzioni come un attacco non solo al multilateralismo ma anche alla denuncia delle politiche israeliane in Palestina portate avanti dalla relatrice speciale Onu. Altri parlamentari hanno sottolineato che si tratta di una cittadina italiana oggetto di misure punitive ingiustificate.
Il ruolo dell’onu e l’appello alla revoca delle sanzioni
L’organizzazione delle Nazioni Unite stessa è intervenuta esprimendo “deplore” verso la scelta statunitense ed evidenziando l’obbligo degli Stati membri – Usa inclusi – di collaborare pienamente con i titolari dei mandati affidati dal Consiglio Onu senza ricorrere ad atti intimidatori o rappresaglie contro questi funzionari. La richiesta esplicita è quella della rapida revoca delle misure restrittive nei confronti della relatrice speciale Francesca Albanese affinché possa proseguire nel suo lavoro senza ostacoli o pressioni esterne.
Iniziative parlamentari italiane a difesa della relatrice onusiana
Tra i primi interventi istituzionali italiani spiccano quelli dei membri dell’intergruppo parlamentare per la pace tra Palestina e Israele che invitano il governo italiano ad agire con fermezza contro quello che definiscono “bullismo statunitense”. Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli hanno promosso inoltre una petizione online a favore della figura onusiana; Bonelli propone addirittura la candidatura di Albanese al premio Nobel per la pace riconoscendo così pubblicamente l’importanza del suo impegno sul campo.
Attenzione sulle implicazioni economiche europee sollevate dal movimento 5 stelle
Le deputate M5s Stefania Ascari ed Alessandra Maiorino stanno preparando un’interrogazione rivolta all’esecutivo italiano riguardo ai rapporti con Francesca Albanese nell’ambito dello studio “From Economy of Occupation to Economy of Genocide”. Il report mette in luce come alcune istituzioni europee – banche comprese – possano contribuire indirettamente alle violazioni attraverso finanziamenti o acquisti legati ai sistemi militari utilizzati nei territori palestinesi occupati. Questo dossier punta quindi anche su responsabilità economiche collegate alle dinamiche geopolitiche oggetto d’indagine dalla stessa Albanese.
L’attesa sull’informativa governativa mentre cresce lo scontro politico interno
Il Partito democratico annuncia ulteriori interrogativi rivolti direttamente alla premier Giorgia Meloni ed Antonio Tajani sottolineando quanto restino finora assenti prese di posizione chiare rispetto agli eventi drammatici in corso nella Striscia di Gaza ed altrove nella regione palestinese. Il caso Albanese diventa così simbolo anche dello stato dei rapporti diplomatici italiani negli scenari mediorientali più complessi mentre cresce pressione interna perché Roma faccia sentire voce forte nelle sedi internazionali contro azioni considerate intimidatorie verso operatori impegnati sui diritti fondamentali.