Nelle ultime ore, si è aperto un fragile spiraglio di tregua nel conflitto in Ucraina, grazie a una lunga conversazione tra il presidente russo Vladimir Putin e l’ex presidente americano Donald Trump. Durante questo colloquio, Putin ha acconsentito a sospendere per un mese i bombardamenti sulle infrastrutture energetiche ucraine, un tema cruciale che ha portato a gravi blackout e problemi di approvvigionamento elettrico nel paese. Questo articolo esplora i dettagli dell’accordo, le reazioni da Kyiv e le possibili implicazioni future.
La telefonata tra Trump e Putin: un passo verso la tregua
La comunicazione tra Trump e Putin, durata circa due ore, ha portato a un accordo che prevede la sospensione dei bombardamenti su centrali elettriche, sottostazioni e linee di trasmissione. Queste strutture, bersaglio costante delle forze russe dall’inizio del conflitto nel 2022, sono essenziali per il funzionamento del sistema energetico ucraino. Un aspetto particolarmente delicato riguarda la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, che attualmente è sotto controllo russo ma si trova in territorio ucraino. Trump ha sottolineato l’importanza di questo impianto durante le trattative, evidenziando i rischi associati a un eventuale attacco.
In aggiunta alla questione energetica, la telefonata ha toccato anche il tema dei prigionieri di guerra. Il Cremlino ha annunciato un imminente scambio di 175 prigionieri russi con altrettanti prigionieri ucraini, previsto per il 19 marzo. Questa notizia è stata confermata anche dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha accolto con favore l’iniziativa, sebbene rimanga scettico sulle reali intenzioni di Mosca.
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Le condizioni di Mosca e le reazioni di Kyiv
Nonostante l’accordo parziale, il Cremlino ha rifiutato la richiesta americana di un cessate il fuoco totale di 30 giorni. Putin ha imposto condizioni severe per un accordo di pace più ampio, tra cui la cessazione degli aiuti militari occidentali all’Ucraina, l’interruzione della condivisione di informazioni di intelligence con Kyiv, l’esclusione dell’Ucraina dalla NATO e l’obbligo per Zelensky di indire nuove elezioni. Queste richieste hanno sollevato preoccupazioni a Kyiv, dove Zelensky ha espresso apertura verso una tregua limitata, ma ha anche sottolineato la necessità di chiarire i dettagli dell’accordo.
Da Helsinki, dove si trovava per una visita ufficiale, Zelensky ha dichiarato che l’Ucraina continuerà a rispondere agli attacchi russi e ha messo in dubbio la volontà di Mosca di raggiungere un cessate il fuoco duraturo. La posizione ucraina rimane ferma nel difendere la sovranità nazionale, mentre si preparano a valutare ulteriormente le proposte di Putin.
I prossimi passi e le reazioni internazionali
La Casa Bianca ha iniziato a delineare le possibili strategie future dopo questo primo accordo parziale. Fonti dell’amministrazione Trump hanno suggerito che si stia considerando l’estensione della tregua alle operazioni nel Mar Nero, con l’obiettivo di arrivare a un cessate il fuoco generale. Il segretario di Stato Marco Rubio ha indicato che un nuovo round di colloqui tra rappresentanti russi, ucraini e americani potrebbe tenersi entro due settimane, mentre Trump ha ribadito la sua intenzione di accelerare il processo negoziale attraverso i suoi canali social.
In Europa, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, riaffermando il sostegno dell’Unione Europea all’Ucraina. Macron ha sottolineato che qualsiasi cessate il fuoco dovrà essere verificabile e che l’Ucraina deve partecipare attivamente ai negoziati, per evitare che il dialogo sia dominato solo da Stati Uniti e Russia. Anche il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha espresso il sostegno del Regno Unito a iniziative che mirano a ridurre le sofferenze dei civili, ribadendo l’importanza del rispetto della sovranità territoriale dell’Ucraina in ogni futura trattativa.
La situazione rimane complessa e in continua evoluzione, con il mondo intero che osserva attentamente gli sviluppi di questo delicato equilibrio diplomatico.
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