Trump intensifica la strategia dei dazi in vista del ‘Liberation Day’ del 2 aprile

Donald Trump intensifica la sua strategia commerciale, preparando l’introduzione di nuovi dazi il 2 aprile, nonostante le critiche interne e i timori per l’economia e il settore agricolo.
Trump intensifica la strategia dei dazi in vista del 'Liberation Day' del 2 aprile Trump intensifica la strategia dei dazi in vista del 'Liberation Day' del 2 aprile
Trump intensifica la strategia dei dazi in vista del 'Liberation Day' del 2 aprile - unita.tv

Donald Trump sta spingendo i suoi consiglieri a rafforzare la politica dei dazi, in preparazione per il 2 aprile, una data che il presidente ha ribattezzato ‘Liberation Day’. In questa giornata, Trump prevede una significativa escalation della guerra commerciale globale. Secondo quanto riportato dal Washington Post, mentre molti alleati nel mondo finanziario e politico suggeriscono un approccio più cauto, il presidente americano è determinato a implementare misure aggressive per trasformare l’economia degli Stati Uniti.

Le nuove tariffe nel mirino di Trump

I consiglieri di Trump stanno attualmente discutendo l’entità dei nuovi dazi, con l’ipotesi più probabile che prevede l’introduzione di tariffe sui prodotti provenienti dal 15% dei Paesi considerati i peggiori partner commerciali degli Stati Uniti, i quali rappresentano quasi il 90% delle importazioni. Già in passato, Trump ha imposto dazi del 25% su tutte le importazioni di automobili e ha suggerito misure simili per i settori farmaceutico e del legname. Queste decisioni hanno provocato un calo nei mercati azionari e aumentato il rischio di una recessione, secondo le analisi degli economisti.

Nonostante le preoccupazioni espresse da vari settori, Trump continua a riflettere sull’introduzione di un dazio universale su gran parte delle importazioni. Il presidente è convinto che i dazi rappresentino una vittoria per gli Stati Uniti, poiché contribuirebbero a riportare posti di lavoro nel settore manifatturiero e a generare entrate per le casse federali. Secondo quanto riportato, Trump si sarebbe anche pentito di non aver imposto tariffe più elevate durante il suo primo mandato, evidenziando la sua volontà di adottare misure più incisive.

Critiche e divisioni all’interno del partito

L’importanza dei dazi nella strategia politica di Trump è evidente dalle sue dichiarazioni pubbliche, in cui li ha definiti la “parola più bella” del dizionario. Il presidente sostiene che nel 19° secolo i dazi abbiano portato il Paese al massimo della prosperità. Alcuni suoi alleati hanno persino proposto di trasformare il 2 aprile in una festa nazionale. Steve Bannon, ex consigliere del presidente, ha dichiarato: “Invece del compleanno di Trump, rendiamo il ‘Liberation Day’ una festa nazionale per onorare i posti di lavoro e le competenze tornate in America“.

Tuttavia, non mancano dubbi e preoccupazioni tra i repubblicani al Congresso, gli alleati internazionali e gli investitori. Le divisioni interne all’amministrazione sono evidenti, con i repubblicani conservatori che vedono i dazi come uno strumento temporaneo per ottenere concessioni dai partner commerciali, mentre altri consiglieri di Trump li considerano un mezzo permanente per incentivare il trasferimento della produzione negli Stati Uniti. Durante la campagna elettorale, Trump si era espresso in modo vago, permettendo a entrambi gli schieramenti di credere che avrebbe sostenuto le loro visioni. Ora, però, le divergenze stanno emergendo con maggiore chiarezza.

Timori per l’economia e il settore agricolo

Alcuni repubblicani temono che i dazi possano compromettere l’estensione dei tagli fiscali del 2017, una priorità per il partito. Stephen Moore, un storico alleato di Trump, ha affermato: “Stiamo cercando di dissuadere Trump da questi dazi protezionistici. Il rischio è che i dazi oscurino la questione fiscale”. Anche il senatore John Hoeven ha espresso preoccupazioni riguardo all’impatto sui produttori agricoli, mentre il senatore Ron Johnson ha avvertito che le tariffe potrebbero avere “effetti molto dannosi”.

Malgrado le critiche, Trump rimane fermo nella sua strategia. Alcuni gruppi scettici nei confronti del libero commercio, come la Coalition for a Prosperous America, chiedono tariffe permanenti del 18% su tutte le importazioni. Nick Iacovella, vicepresidente dell’organizzazione, ha dichiarato che “una tariffa reciproca usata solo come strumento negoziale contraddice il desiderio del presidente di ricostruire il settore industriale americano”. Trump sembra condividere in parte questa visione e ha ribadito che i dazi comporteranno “dolore a breve termine” per l’economia statunitense, ma non saranno facilmente revocati. “Il Giorno della Liberazione sta arrivando in America, presto”, ha scritto su Truth Social, sottolineando che gli Stati Uniti non saranno più “derubati” da altri Paesi.