Palazzo Chigi punta a modificare la legge che limita a due i mandati dei governatori regionali, per permettere a Luca Zaia e Vincenzo De Luca di ricandidarsi. Tra ostacoli istituzionali e giochi politici, si cerca una soluzione prima delle elezioni regionali autunnali.
Il nodo della legge 165 del 2004 e il caso zaia
La legge nazionale 165 del 2004 stabilisce che un governatore può restare in carica solo per due mandati consecutivi. Questa norma è stata confermata dalla Corte costituzionale, che ha bocciato la legge regionale della Campania pensata proprio per consentire un terzo mandato al presidente Vincenzo De Luca.
Ora però Palazzo Chigi vuole cambiare le regole. L’obiettivo è chiaro: permettere a Luca Zaia, governatore del Veneto alla sua terza legislatura, di candidarsi ancora. Questo servirebbe a calmare le tensioni interne alla Lega e garantire stabilità al governo nazionale.
Allo stesso tempo, la modifica potrebbe aprire la porta anche a De Luca in Campania, mettendo in difficoltà l’accordo tra Pd e M5s che punta su Roberto Fico come candidato unico.
Il problema del conteggio dei mandati
Zaia è già al terzo mandato e questo complica ulteriormente le cose. Serve una soluzione giuridica per far “contare” solo due mandati finora svolti dal governatore veneto. Qui entra in gioco Roberto Calderoli, ministro leghista esperto di leggi elettorali chiamato a trovare una via d’uscita legale.
Tra decreti ed emendamenti: il quirinale frena
Si sta valutando se intervenire con un decreto ad hoc o con un emendamento inserito in altri provvedimenti già in discussione al Senato, come il ddl sui ballottaggi nei comuni o quello sulla riduzione dei consiglieri regionali.
Ma questa strada rischia di scontrarsi con il Quirinale. Il presidente della Repubblica potrebbe opporsi a modifiche fatte all’ultimo minuto, soprattutto ora che siamo quasi alle elezioni regionali d’autunno.
Per evitare problemi istituzionali più seri, l’opzione più sicura sarebbe quella di presentare un disegno di legge dedicato. Peccato però che i tempi si allungherebbero troppo rispetto alla scadenza elettorale.
Slittare le elezioni? un rischio doppio
Per guadagnare tempo si pensa anche allo slittamento delle elezioni regionali da ottobre a marzo prossimo. Ma qui emergono nuovi problemi.
Le regioni hanno autonomia nel fissare la data insieme al governo. Alcuni presidenti come Eugenio Giani in Toscana potrebbero decidere comunque di andare al voto in autunno.
Inoltre prolungare una legislatura senza motivazioni gravi — come fu fatto solo durante la pandemia — potrebbe essere contestato dal Quirinale o addirittura dalla Corte costituzionale se qualcuno decidesse di impugnare la decisione.
Meloni cerca l’accordo: il terzo mandato vale la riforma elettorale
Il sì al terzo mandato non è scontato neanche dentro la maggioranza. Forza Italia resta contraria e vorrebbe qualche compensazione politica per cambiare idea.
Giorgia Meloni però non molla: sa che rinunciare a candidare un uomo suo in Veneto può essere pesante ma sul tavolo ci sono dossier importanti da scambiare tra partiti alleati.
Uno dei più rilevanti è proprio la riforma del Rosatellum, il sistema elettorale attuale. Finora Lega ha fatto muro contro l’ipotesi proposta da Fratelli d’Italia e Forza Italia di introdurre un proporzionale con premio di maggioranza del 55% per chi supera il 40% dei voti e con indicazione diretta del candidato premier sulla scheda elettorale.
Se però arrivasse il via libera della Lega sul terzo mandato, Meloni potrebbe finalmente ottenere quel cambio nel sistema elettorale tanto voluto: niente più lotterie nei collegi uninominali soprattutto nelle regioni meridionali; un vincitore certo; e una sorta di “elezione” indiretta del premier anche senza una carica formale dedicata.
Cosa succede ora?
Il governo deve muoversi rapidamente ma con attenzione ai paletti istituzionali imposti dal Quirinale e dalla Corte costituzionale.
Il rischio è quello di aprire crisi politiche interne o contenziosi legali proprio nel momento decisivo delle prossime regionali autunnali.
Nel frattempo Zaia resta “bloccato” dal limite attuale mentre De Luca osserva da vicino gli sviluppi politici nazionali prima di decidere se tentare davvero il terzo mandato campano.
Una partita complicata dove ogni mossa conta davvero molto per gli equilibri futuri del governo italiano.