
Alla vigilia dei referendum in Italia, il silenzio elettorale viene largamente violato tra tensioni politiche, manifestazioni e critiche, mentre il mondo cattolico si mantiene in disparte. - Unita.tv
Il giorno prima delle votazioni referendarie in Italia si registra un clima teso, tra violazioni del silenzio elettorale e le prime dichiarazioni pubbliche di politici di rilievo. I leader si schierano apertamente mentre l’opinione pubblica si prepara a scegliere. Sullo sfondo, emergono contestazioni da più fronti, dal mondo politico a quello ecclesiastico. Ecco cosa è accaduto nelle ore che precedono il voto.
La violazione del silenzio elettorale e le prime reazioni politiche
Il silenzio elettorale, disciplinato dalla legge per evitare pressioni sul voto, risulta vano e praticamente ignorato in diversi ambienti politici. Carlo Nordio, ministro della Giustizia, ha annunciato pubblicamente la sua astensione dal voto sui cinque referendum in programma. Lo ha fatto a margine di un evento a Venezia, ribadendo che la scelta non nasce da disinteresse ma da una precisa posizione politica contro possibili modifiche alle leggi interessate dai quesiti.
Non meno rilevante è stata la polemica sollevata da Elena Meini, capogruppo della Lega in Consiglio regionale toscano, che ha denunciato la trasmissione di un invito a votare durante un notiziario meteo sul canale YouTube istituzionale del Lamma, un consorzio pubblico gestito dalla Regione Toscana. Secondo Meini si tratterebbe di un “abuso” del periodo di silenzio elettorale.
Questi episodi confermano una situazione di contrasto, con esponenti di schieramenti diversi che aprono la partita del voto con comportamenti in netto contrasto con le norme vigenti.
Le manifestazioni a roma e le accuse incrociate tra centrosinistra e centrodestra
A Roma, la situazione si è infiammata con il comizio in piazza San Giovanni a favore della Palestina, dove tanti leader del centrosinistra hanno pubblicamente invitato i cittadini a votare favorevolmente ai referendum.
Pierluigi Bersani, tra i partecipanti al corteo pro Gaza, ha sfoggiato un cappellino con la scritta “Referendum, io voto sì”. Le immagini si sono diffuse rapidamente, scatenando la reazione negativa di Nicola Procaccini di Fratelli d’Italia, che ha denunciato una violazione del silenzio elettorale definendola una “schifezza morale e legale”.
Bersani ha replicato minimizzando: ha spiegato di aver accettato il cappello offerto spontaneamente, scherzando sull’ipotesi che se fosse stato un altro avrebbe potuto mettere un Borsalino.
Parallelamente, anche Goffredo Bettini ha utilizzato i social per sostenere il voto. I veri protagonisti della protesta hanno però superato il limite quando Elly Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, al termine del loro intervento, hanno esclamato in coro l’appello a votare nei giorni fissati, interrompendo apertamente il silenzio elettorale.
Le critiche dal centrodestra e il dibattito sulla moralità degli appelli
Le dichiarazioni e le manifestazioni dal palco del centrosinistra non sono passate inosservate al centrodestra, che ha definito l’azione un mezzo strategico per fare campagna elettorale approfittando del momento di pausa imposto dalle regole.
Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, ha accusato esplicitamente la sinistra di utilizzare la mobilitazione a favore di Gaza come copertura per promuovere i referendum. Galeazzo Bignami, anche lui di FdI alla Camera, ha parlato di “vergognosa appropriazione” della tragedia umanitaria per fini politici.
Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, ha definito questa condotta una “vergognosa violazione” della normativa sul silenzio elettorale, accusando gli avversari di essere degli “autentici bari”. Tali commenti riflettono una tensione crescente nel clima politico a poche ore dal voto.
Dibattito sulla posizione della chiesa e le reazioni del mondo cattolico
Il confronto sul voto referendario si è esteso anche al mondo cattolico. La rivista di Pax Christi, Mosaico di Pace, ha criticato la Conferenza episcopale italiana per l’assenza di una presa di posizione chiara sui quesiti referendari.
Secondo la rivista, la Chiesa ha sostanzialmente ignorato il tema, dando l’impressione che le condizioni di lavoro e i diritti dei lavoratori non risultassero prioritari sul piano etico.
Questa assenza ha generato dibattiti nel mondo cattolico, dove molti si aspettavano un intervento più marcato su temi legati alla giustizia sociale e al lavoro, soprattutto in un momento di tensione politica e sociale. Il silenzio degli ecclesiastici, per qualche osservatore, lascia un vuoto rispetto a questioni ritenute moralmente importanti nel contesto del voto referendario.
Sulla soglia del voto, questa giornata ha mostrato la fragilità del rispetto delle norme che regolano il silenzio elettorale in Italia. Le tensioni tra i principali schieramenti sono arrivate all’apice, con accuse reciproche e interventi che hanno infranto la sospensione dell’attività politica attiva. Intanto, milioni di elettori sono chiamati a esprimersi, con un clima di forte politizzazione e attenzione mediatica.