La tensione tra magistrati e esecutivo cresce intorno alla riforma della giustizia e alla gestione dei casi giudiziari più controversi. I vertici dell’Associazione Nazionale Magistrati rispondono alle critiche del ministro Nordio invitando il governo ad accogliere le osservazioni senza limitarle, mentre il dibattito politico intorno alle modifiche alle sentenze di assoluzione si fa più acceso. Sullo sfondo, la ricerca di un equilibrio nei rapporti istituzionali e il timore di danni al sistema giudiziario e alla percezione pubblica degli organi di giustizia.
L’ANM difende il PG Di Cassazione e sottolinea la legittimità del ricorso contro Salvini
Dopo le dichiarazioni del procuratore generale della Cassazione, Raffaele Piccirillo, in cui si è espresso in maniera critica sulla gestione del caso Almasri, il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Cesare Parodi, ha preso posizione a favore del magistrato. Secondo Parodi, Piccirillo non ha espresso un giudizio di valore, ma ha avanzato ragionamenti dettagliati e articolati, fondamentali per un confronto serio e costruttivo nella magistratura. Questo tipo di discussione rappresenta, a suo giudizio, il fulcro del dibattito istituzionale.
Parodi ha inoltre evidenziato come il ricorso presentato dalla Procura di Palermo in Cassazione contro l’assoluzione di Matteo Salvini rientri nei normali strumenti processuali previsti dalla Costituzione italiana. L’iniziativa dei magistrati, ha rimarcato, riguarda la richiesta di una verifica sull’interpretazione data dal tribunale di primo grado, senza intervenire nel merito delle questioni giudiziarie con giudizi politici. L’ANM invita quindi il governo a non respingere le critiche ma a considerarle parte integrante del dialogo tra istituzioni.
In difesa di Piccirillo si sono mossi molti componenti togati del Consiglio Superiore della Magistratura che hanno presentato una richiesta urgente per aprire una pratica a tutela del procuratore generale. La mobilitazione testimonia la sensibilità del mondo giudiziario verso qualunque forma di intimidazione o critica che possa limitare la libertà di espressione all’interno delle istituzioni.
Il procuratore antimafia richiama al rispetto e al dialogo istituzionale
Nella stessa giornata in cui si ricordava la strage di via D’Amelio, il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo ha sottolineato l’importanza del rispetto reciproco e del dialogo tra magistratura e politica. Melillo ha ricordato che il confronto su temi fondamentali come l’indipendenza della magistratura è inevitabile, ma questo non può trasformarsi in sfiducia, sospetti o scontri aggressivi.
Per Melillo, la ricerca di nuovi equilibri deve passare attraverso un clima di attenzione e rispetto reciproco, senza che l’istituzione giudiziaria venga esposta a invettive che ne minano la credibilità. Il pericolo, secondo il procuratore, è quello di compromettere la fiducia nelle due istituzioni principali dello Stato, ovvero la magistratura e la politica, mettendo a rischio l’intero impianto democratico.
L’intervento del capo della DNA assume un valore particolare in un momento in cui i magistrati si trovano al centro di forti pressioni politiche e mediatiche, e mentre si avvicina il voto decisivo su una riforma che potrebbe modificare le modalità di impugnazione delle sentenze.
La riforma della giustizia e lo scontro sulle modifiche all’appellabilità delle assoluzioni
Il dibattito più acceso riguarda infatti le proposte del ministro della Giustizia in merito alla possibilità di limitare l’appellabilità delle sentenze di assoluzione piena al termine del processo di primo grado. Il ministro Nordio ha annunciato che, dopo il voto sul disegno di legge relativo alla separazione delle carriere previsto per il 22 luglio in Senato, verranno prese in considerazione eventuali modifiche in questo senso.
Al momento non esistono provvedimenti ufficiali su questo specifico aspetto, ma la questione continua a causare tensioni tra governo e magistratura. Le critiche rivolte dal ministro alle sentenze di assoluzione e alle iniziative giudiziarie che le mettono in discussione sono state percepite come un attacco al sistema giudiziario da parte di molti togati.
Da parte governativa alcuni esponenti descrivono come innegabile un certo nervosismo della magistratura legato all’iter della riforma. Il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha collegato le posizioni più polemiche a questo contesto, sottolineando che dopo il voto del 22 luglio il percorso legislativo dovrebbe scorrere più rapidamente e senza emendamenti. Sisto ha definito le critiche troppo aggressive rispetto alla fase parlamentare in corso.
Il clima di tensione nel mondo giuridico e le preoccupazioni dei penalisti
Tra chi pratica quotidianamente il diritto penale, il clima di scontro tra poteri dello Stato viene percepito come dannoso per il sistema giudiziario e per i cittadini. Gli avvocati penalisti segnalano come un continuo confronto fatto di polemiche e contrapposizioni rischi di logorare la fiducia nella giustizia e rallentare il funzionamento dei processi.
Secondo rappresentanti del mondo forense, questa situazione contribuisce a un deterioramento della macchina giudiziaria, che già deve fare i conti con ritardi e difficoltà operative. L’aggressività nei rapporti tra politica e magistratura può ricadere negativamente sulla qualità del servizio offerto ai cittadini e sulla percezione pubblica dell’imparzialità del sistema.
Il dibattito sulle riforme continuerà a caratterizzare i prossimi mesi, mentre i diversi attori istituzionali provano a riconoscere i propri limiti e a trovare strumenti per affrontare le questioni senza compromettere l’autonomia o la responsabilità.
Ultimo aggiornamento il 19 Luglio 2025 da Rosanna Ricci