Scontro politico sul disegno di legge sicurezza: maggioranza e opposizione ai ferri corti

Il disegno di legge Sicurezza, in discussione al Senato, prevede l’obbligo per le pubbliche amministrazioni di collaborare con i servizi segreti, suscitando polemiche su privacy e libertà di stampa.
Scontro politico sul disegno di legge sicurezza: maggioranza e opposizione ai ferri corti Scontro politico sul disegno di legge sicurezza: maggioranza e opposizione ai ferri corti
Scontro politico sul disegno di legge sicurezza: maggioranza e opposizione ai ferri corti - unita.tv

Il disegno di legge Sicurezza, attualmente in discussione al Senato, ha sollevato un acceso dibattito tra maggioranza e opposizione. L’articolo 31, in particolare, ha attirato l’attenzione per le sue disposizioni che obbligano le pubbliche amministrazioni a condividere informazioni riservate con i servizi segreti, suscitando preoccupazioni riguardo alla privacy e ai diritti civili. Con l’approvazione da parte delle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia, il provvedimento si prepara a passare all’Aula, mentre le polemiche continuano a infiamma re il clima politico.

Le disposizioni dell’articolo 31

L’articolo 31 del disegno di legge Sicurezza prevede la permanenza di alcune disposizioni introdotte temporaneamente dal Decreto Legge 7/2015, emanato dal governo Renzi in seguito agli attentati terroristici. Queste norme, inizialmente valide per un periodo limitato, sono state prorogate fino a dicembre e ora diventano parte integrante della legislazione. Tra le misure permanenti, spicca l’estensione delle condotte scriminabili per reati legati al terrorismo, consentendo al personale dei servizi di informazione di compiere azioni che, altrimenti, sarebbero considerate illecite. Le condotte in questione includono la partecipazione a associazioni sovversive, l’arruolamento per finalità terroristiche e la formazione di bandi armate.

In aggiunta, il disegno di legge introduce nuove categorie di reati che ampliano ulteriormente i poteri dei servizi segreti. Tra queste, la direzione e l’organizzazione di associazioni con finalità terroristiche, anche a livello internazionale, e l’istigazione a commettere crimini contro l’umanità. Queste modifiche hanno sollevato allarmi tra i familiari delle vittime di stragi di mafia e terrorismo, i quali temono che l’ampliamento dei poteri possa portare a un uso improprio delle risorse statali, minacciando i diritti fondamentali dei cittadini.

Obbligo di collaborazione per le pubbliche amministrazioni

Un altro aspetto controverso dell’articolo 31 riguarda l’obbligo imposto alle pubbliche amministrazioni e alle società a partecipazione pubblica di collaborare con i servizi segreti. Secondo la norma, queste istituzioni devono fornire assistenza tecnica e logistica al DIS, all’AISE e all’AISI, le agenzie di intelligence italiane. Inoltre, è previsto che possano essere stipulate convenzioni con università e enti di ricerca per definire le modalità di collaborazione, anche in deroga alle normative sulla riservatezza.

Questa disposizione ha suscitato forti critiche da parte dell’opposizione, che la considera una violazione della privacy. Attualmente, la legge 124/2017 consente solo una collaborazione su base volontaria, lasciando alle pubbliche amministrazioni la possibilità di rifiutare richieste di informazioni per motivi di riservatezza. Con il nuovo disegno di legge, questo equilibrio verrebbe stravolto, imponendo un obbligo di cooperazione che potrebbe portare a una schedatura di massa.

Preoccupazioni per la libertà di stampa

Le implicazioni del disegno di legge Sicurezza si estendono anche al mondo dell’informazione. L’Usigrai, il sindacato dei giornalisti della Rai, ha denunciato che il dovere di collaborazione si applicherà anche ai soggetti che forniscono servizi di pubblica utilità, come le emittenti televisive. Di conseguenza, la Rai e Mediaset sarebbero obbligate a rivelare informazioni sensibili, comprese le fonti giornalistiche e i contenuti dei taccuini dei cronisti. Questa situazione solleva interrogativi sulla protezione delle fonti e sulla libertà di stampa, elementi fondamentali in una democrazia.

Le preoccupazioni espresse dai giornalisti e dalle associazioni di categoria evidenziano il rischio di una gestione non trasparente delle informazioni, che potrebbe compromettere la capacità dei media di svolgere il proprio ruolo di controllo e informazione. La questione della sicurezza nazionale non deve andare a scapito dei diritti fondamentali, e il dibattito su questo disegno di legge continua a essere al centro dell’attenzione pubblica e politica.

Â