Scontro politico acceso sui referendum tra la russà e le opposizioni, l’astensione al centro del dibattito

Tensioni politiche crescenti sui referendum in Italia, con Ignazio La Russa che promuove l’astensione e il centrosinistra diviso. Il quorum rimane una preoccupazione centrale per la partecipazione elettorale.
Il clima politico attorno ai referendum del 2025 è segnato da tensioni, divisioni interne al centrosinistra e un acceso dibattito sull’astensione promossa da Ignazio La Russa, con forti mobilitazioni e polemiche sulle tematiche del lavoro e della cittadinanza. - Unita.tv

I referendum in programma stanno attraversando una fase di forte tensione politica. Le recenti dichiarazioni del presidente del Senato Ignazio La Russa hanno riacceso il confronto tra maggioranza e opposizioni, spingendo i promotori a intensificare gli sforzi per veicolare il messaggio ai cittadini. La questione del quorum rimane una preoccupazione costante, mentre le forze politiche cercano di veicolare posizioni divergenti sulla partecipazione. Anche tra i partiti del centrosinistra emergono differenze che complicano la strategia comune.

La provocazione di ignazio la russà e le reazioni del panorama politico

Il 2025 ha visto un nuovo capitolo nello scontro intorno ai referendum a causa di una frase di Ignazio La Russa, uno dei protagonisti della politica italiana. Il presidente del Senato aveva affermato in pubblico che avrebbe promosso l’astensione al voto, una dichiarazione che ha subito innescato polemiche. Il giorno dopo il suo portavoce ha chiarito che non sono previsti incontri o attività per disincentivare il voto, un chiarimento che non ha spento le critiche.

Il Pd, con la segretaria Elly Schlein, ha definito gravissimo il comportamento di La Russa, chiedendo esplicitamente una presa di posizione da parte della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Anche Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 stelle, ha condannato l’incitamento all’astensione, invitando gli elettori a recarsi alle urne in massa. Queste posizioni mostrano come il tema referendario stia influenzando il clima politico, coinvolgendo figure di rilievo e spingendo all’attivismo soprattutto le forze d’opposizione.

Le divisioni nel centrosinistra tra strategie e posizioni sui quesiti referendari

Nel centrosinistra la questione dei referendum ha generato tensioni interne, in particolare riguardo al quesito sulla cittadinanza promosso da Più Europa. Il partito, attraverso il segretario Riccardo Magi, ha chiesto un coinvolgimento diretto nella campagna referendaria, esortando i gruppi di opposizione a mobilitarsi nelle piazze e per le strade. Questo appello ha trovato un primo riscontro con il Movimento 5 stelle, che ha lanciato una campagna social mirata a contrastare l’astensione, con hashtag come #nonfatecomelarussa e #iovoto.

Tuttavia, le divergenze si notano maggiormente sul piano politico, con il Pd spaccato tra una linea più favorevole ai referendum, sostenuta dalla segretaria Schlein, e una corrente moderata più cauta, soprattutto sul tema del lavoro e sull’abolizione del jobs act. Questa situazione rende l’unità difficile in vista del voto, costringendo i dirigenti a ribadire l’importanza della partecipazione, come ha fatto Stefano Bonaccini, capo della corrente riformista Energia popolare, sottolineando che andare a votare resta un dovere, anche se restano dubbi su quale sia la scelta migliore.

I referendum sul lavoro, l’astensione come arma politica e le difese di partito

Quattro dei quesiti referendari riguardano modifiche al lavoro, in particolare chiedendo l’abrogazione di parti del jobs act. Il dibattito qui si concentra meno sul contenuto e più sulla partecipazione. Senza il raggiungimento del 50% del quorum il voto risulterà nullo e quindi privo di effetti concreti.

Da un lato c’è la posizione di Fratelli d’Italia e del centrodestra, che spingono per l’astensione. Il portavoce di La Russa ha detto che il presidente del Senato intende mettere in evidenza il diritto a non votare, confermando però che lui stesso andrà alle urne. Dall’altra, le critiche non mancano. Nicola Zingaretti del Pd ha preso posizione con sarcasmo verso le affermazioni di La Russa, mentre Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi Sinistra, prevede che quelle parole potrebbero convincere molta gente a partecipare. I capigruppo di FdI hanno invece commentato accusando il Pd di incoerenza, sottolineando precedenti inviti all’astensione sostenuti da esponenti della sinistra anche di spicco come Giorgio Napolitano.

Attivismo, intimidazioni e le posizioni delle organizzazioni sindacali nei giorni prima del voto

Nel corso della campagna referendaria si sono registrati episodi di tensione e difficoltà per i promotori dei quesiti. La Cgil, che sostiene i referendum sul lavoro, ha denunciato che alcuni attivisti sono stati fermati dalle forze dell’ordine mentre distribuivano volantini. Si tratta, ha denunciato il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, di vere e proprie forme di intimidazione, un segnale che la mobilitazione attorno ai referendum è diventata conflittuale anche sul piano pubblico.

A una settimana dal voto si delineano dunque le frontiere di un confronto acceso, dove le diverse forze politiche devono affrontare non solo le sfide del merito referendario ma anche la scelta cruciale della partecipazione. I quesiti puntano a modificare aspetti importanti nella legge sulla cittadinanza e sul lavoro, e lo scontro politico intorno all’astensione rende incerto non solo l’esito ma anche la forza del messaggio che ne uscirà. I prossimi giorni saranno decisivi per la definizione delle strategie e per capire quanti italiani, alla fine, decideranno di andare a votare.