Roberto vannacci nuovo vicesegretario della lega e le tensioni con gli alleati di governo
Tensioni emergono nella Lega dopo la nomina di Roberto Vannacci a vicesegretario, con Matteo Salvini che spinge per posizioni più dure e frizioni con Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia.

La nomina di Roberto Vannacci a vicesegretario della Lega accentua le tensioni interne al partito e con gli alleati di governo, segnando una svolta verso posizioni più sovraniste e radicali sotto la guida di Matteo Salvini. - Unita.tv
A poche ore dalla nomina di roberto vannacci a vicesegretario della lega, emergono segnali di frizioni con gli alleati di governo. Le dichiarazioni del generale, che auspica un ritorno al gas russo, mettono in luce un divario profondo tra il partito di matteo salvini e i fratelli di giorgia meloni. La conferma del ruolo di vannacci evidenzia inoltre tensioni interne al partito stesso. Salvini si muove spingendo verso posizioni più dure, sfidando la coalizione di centrodestra e cercando di capitalizzare su gruppi euroscettici e sovranisti emergenti in europa.
Il peso della nomina di roberto vannacci nella lega
L’ingresso di roberto vannacci come vicesegretario lega non è stato accolto con favore da molti all’interno del partito. L’ex comandante della folgore non gode infatti di particolare consenso tra le realtà produttive del nord e tra molti amministratori locali. In particolare, gli esponenti più legati alle tradizioni federaliste del partito vedono in vannacci una figura più nostalgica e poco rappresentativa delle istanze territoriali. Luca zaia, governatore del veneto, ha esplicitamente espresso dubbi a riguardo: ha detto di aver letto le notizie ma non crede che la nomina sia all’ordine del giorno e ha sottolineato l’importanza di mantenere un legame con il popolo e con valori identitari chiari. Questa posizione mette in risalto un clima di malumore causato dall’ingresso di vannacci nella squadra di guida del partito, che rischia di allontanare alcuni settori storici dal progetto della lega.
La nuova segreteria e la strategia politica di salvini
La segreteria della lega ha visto un rinnovamento importante: a fianco di vannacci entra silvia sardone, nota per aver ottenuto molti voti alle europee e per la sua influenza in lombardia. Restano in carica alberto stefani e claudio durigon, rispettivamente impegnati a rappresentare il nordest e il sud. L’intera composizione suggerisce chiaramente una spinta a destra, quasi come un tentativo di superare fratelli d’italia sul proprio terreno. Salvini da tempo cerca di attrarre consensi sui temi più conservatori e sovranisti, nonostante l’avvertimento riguardo alla difficoltà di competere con un partito come quello di giorgia meloni, considerato il “originale” rispetto a una copia percepita. Nonostante questo, il leader della lega continua a sondare nuove alleanze e consensi. Ne è un esempio l’incontro del 14 aprile con george simion, candidato alle presidenziali rumene e leader di aur, partito affiliato al gruppo europeo di fratelli d’italia, che suggerisce come salvini cerchi di allargare la sua rete politica anche oltre i confini italiani.
La scommessa di salvini sul trumpismo europeo e il ruolo di vannacci
Salvini punta ad intercettare il fenomeno del trumpismo in europa, un movimento che ha guadagnato spazi politici crescenti. Roberto vannacci è stato chiamato a giocare un ruolo centrale in questa strategia. Dopo essere stato eletto a strasburgo e aver ipotizzato la creazione di un proprio movimento, vannacci ha scelto di unirsi alla lega. Questa decisione permette alla sua voce di avere un’incisività maggiore rispetto alla marginalità dei partiti italiani più piccoli. Il generale ha raggiunto un ruolo di rilievo confermato dal congresso del 6 aprile, quando salvini è stato riconfermato alla guida. L’incarico di vannacci sarà quello di rappresentare e diffondere le posizioni più radicali, che il vicepremier non può permettersi di esprimere direttamente per non isolarsi. Dal punto di vista di giorgia meloni e dei suoi alleati, vannacci rappresenta un elemento di disturbo sulla destra politica, anche se finora le sue azioni non hanno prodotto effetti concreti sul governo e sulla coalizione stessa. Qui si evidenziano equilibri delicati e una disputa silente che si gioca tra posizioni sempre più polarizzate dentro e fuori la lega.