La riforma costituzionale sulla giustizia approda domani al Senato per un passaggio cruciale, che porterà a una modifica importante nella struttura della magistratura italiana. La novità principale riguarda la netta divisione tra chi giudica e chi accusa, sancita anche nella Carta fondamentale. Il provvedimento, fortemente voluto da Forza Italia, incontra opposizioni sia politiche che interne alla magistratura. Scopriamo nel dettaglio cosa cambierà e quali saranno i prossimi passaggi per l’attuazione della riforma.
Separazione tra magistratura giudicante e magistratura requirente nella Costituzione
La modifica più rilevante riguarda l’articolo della Costituzione che definisce la magistratura. Viene chiarito che esistono due carriere separate: quella giudicante, che emette le sentenze, e quella requirente, ovvero i pubblici ministeri che esercitano l’azione penale. Prima della riforma, era possibile passare da una funzione all’altra, anche durante la carriera. Con la nuova norma, questo spostamento sarà quasi del tutto vietato, potendo avvenire solo una volta e in circostanze precise, entro 6 anni dal momento in cui si acquisisce il diritto a cambiare funzione.
Questa distinzione nasce dalla volontà di evitare interferenze tra chi accusa e chi giudica, confermando così la separazione delle funzioni sin dall’inizio del percorso professionale. Viene delineata una chiara linea di demarcazione che porta a due percorsi paralleli ma distinti, eliminando la possibilità di incroci che, secondo i promotori, potrebbero compromettere l’imparzialità del giudice.
Istituzione di due consigli superiori della magistratura separati
Dal punto di vista organizzativo, la riforma prevede la creazione di due Consigli Superiori della Magistratura, uno per i giudicanti e uno per i requirenti. Questi organi avranno autonomia decisionale riguardo alle assunzioni, alle assegnazioni, ai trasferimenti, alle valutazioni di professionalità e ai conferimenti di funzioni dei magistrati appartenenti alla rispettiva area.
La presidenza di entrambi i CSM sarà affidata al Presidente della Repubblica, così da mantenere un collegamento istituzionale unico, ma la composizione sarà cucita proprio sulle funzioni e le necessità dei diversi gruppi di magistrati. Nel nuovo assetto, oltre al Presidente della Repubblica, faranno parte di diritto i primi presidenti e i procuratori generali della Corte di Cassazione, garantendo un raccordo con l’alta giurisdizione di legittimità.
Questa novità mira a ridurre sovrapposizioni e conflitti di interesse tra chi giudica e chi accusa, assegnando a ciascun CSM competenze precise e dedicate. I due consigli dovranno però trovare un equilibrio per mantenere coesione nella magistratura, evitando divisioni e creando un sistema di controllo reciproco.
Composizione e modalità di elezione dei nuovi consigli superiori della magistratura
Il sistema di selezione dei membri dei due Consigli Superiori della Magistratura prevede una suddivisione precisa e un meccanismo di estrazione a sorte che coinvolge diverse categorie. Un terzo dei componenti sarà scelto tra professori ordinari di università nel campo del diritto e avvocati con almeno quindici anni di esercizio. Questa lista sarà redatta dal Parlamento in seduta comune, attraverso elezioni, entro sei mesi dall’insediamento dei Consigli stessi.
Gli altri due terzi saranno magistrati scelti rispettivamente tra giudicanti e requirenti, quindi appartenenti alle due carriere separate. I magistrati saranno selezionati anch’essi con modalità interne, in modo da rappresentare al meglio le due categorie, nella prospettiva di garantire competenze e rappresentanza differenziate.
Questo sistema vuole assicurare una presenza di esperti esterni inerenti al diritto, accanto ai magistrati stessi, con l’obiettivo di equilibrare struttura, competenze tecniche e consenso interno alle professioni. La modalità di estrazione a sorte è pensata per limitare la politicizzazione e assicurare una composizione variegata e rappresentativa.
Creazione dell’alta corte disciplinare per i magistrati
Un’altra modifica significativa riguarda la giurisdizione disciplinare. Prima affidata ai Consigli Superiori della Magistratura, la competenza passa a una nuova istituzione: l’Alta Corte disciplinare. Questa corte sarà composta da 15 membri con una composizione mista di giudici e componenti laici.
Tra i quindici membri, tre saranno nominati dal Presidente della Repubblica tra professori universitari di diritto e avvocati con almeno venti anni di esperienza professionale. Altri tre saranno estratti a sorte da un elenco composto da persone con gli stessi requisiti, redatto e approvato dal Parlamento in seduta comune. Infine, la corte includerà sei magistrati giudicanti e tre magistrati requirenti, anch’essi scelti tramite estrazione a sorte da professionisti con almeno venti anni di servizio e con esperienza nelle funzioni di legittimità.
Il trasferimento della disciplina a questo organismo autonomo risponde all’esigenza di creare un sistema di controllo più neutrale ed efficace, separando l’autorità disciplinare dalla gestione ordinaria della magistratura. L’Alta Corte disporrà di poteri per infliggere sanzioni in caso di illeciti disciplinari, affrontando situazioni delicate con un approccio più specialistico.
La nuova articolazione potrebbe influire in modo decisivo sulla gestione dei procedimenti disciplinari, garantendo maggiore trasparenza e riducendo potenziali conflitti d’interesse. Questo strumento rappresenta un passo verso il riassetto della magistratura e del sistema di responsabilità al suo interno.
Ultimo aggiornamento il 21 Luglio 2025 da Giulia Rinaldi