Referendum 2025 in Italia: sfide politiche sul lavoro, cittadinanza e governo Meloni
Nel 2025, l’Italia affronta referendum su lavoro e cittadinanza, con Elly Schlein del PD che sfida il governo Meloni. La partecipazione sarà cruciale per l’esito delle votazioni.

Nel giugno 2025 l’Italia voterà referendum su modifiche al Jobs Act e ai requisiti per la cittadinanza, con scontri politici interni al PD e una sfida tra la segretaria Schlein e il governo Meloni. - Unita.tv
Nel 2025 l’Italia si trova di fronte a referendum abrogativi che potrebbero modificare aspetti centrali della legislazione sul lavoro e sulla cittadinanza. Questi appuntamenti elettorali, programmati per l’8 e il 9 giugno, coinvolgono cambiamenti alle norme del Jobs Act e ai requisiti per l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte dei cittadini non europei. La scena politica si anima con la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, che sfida apertamente la premier Giorgia Meloni a prendere posizione sulle questioni in votazione.
Le ragioni e i protagonisti dei referendum 2025
I referendum sono il risultato di un lungo percorso di raccolta firme e mobilitazione politica, che ha coinvolto partiti e associazioni civili. Quello sul diritto di cittadinanza mira a ridurre da dieci a cinque anni la residenza legale richiesta per i cittadini extra UE. La proposta è stata sostenuta da movimenti come More Europe, Possibile, Partito Socialista Italiano, Radicali Italiani e Rifondazione Comunista. La raccolta firme, anche online, ha superato le 637.000 adesioni, segno di un ampio sostegno popolare.
Sul fronte del lavoro, la Confederazione Generale Italiana del Lavoro ha guidato la campagna per modificare alcune norme del Jobs Act, varato nel 2016. Tra le richieste c’è la revisione delle regole relative ai licenziamenti illegittimi e alle tutele per le piccole imprese. La CGIL ha raccolto oltre quattro milioni di firme, a testimonianza dell’attenzione sul tema. Questi quesiti mettono in discussione disposizioni che hanno inciso in modo significativo sul mercato del lavoro italiano.
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Elly schlein e la sfida aperta al governo meloni
La segretaria del PD, Elly Schlein, ha assunto un ruolo centrale nel dibattito legato ai referendum. Ha interpretato gli appuntamenti elettorali come un banco di prova contro le politiche del governo Meloni, in particolare su lavoro e cittadinanza. Schlein chiede alla premier un confronto diretto sulle posizioni ufficiali dell’esecutivo verso queste iniziative di voto popolare. Dietro la sfida c’è l’intenzione di Schlein di riconquistare terreno all’interno del suo partito, sostenendo una rottura con la linea riformista legata al governo Renzi e al Jobs Act.
Più che puntare solo al successo referendario, Schlein sembra intenzionata a sfruttare il momento per rafforzare la sua leadership e mettere in discussione la corrente interna che fino a oggi ha difeso le riforme del passato. Le tensioni con la componente riformista del PD si sono intensificate proprio per questa strategia, e il clima politico interno appare teso e diviso.
Il jobs act e il nodo delle norme sul lavoro da modificare
Il Jobs Act resta un capitolo controverso della legislazione italiana. Introdotto nel 2016 dal governo Renzi, ha voluto affrontare la precarietà dei lavoratori e incrementare l’occupazione. Negli anni successivi la creazione di posti di lavoro è aumentata di circa un milione, ma molte delle norme introdotte hanno sollevato critiche. In particolare, la maggiore flessibilità concessa alle imprese è stata vista da sindacati e opposizioni come un passo indietro sulle garanzie per i lavoratori.
La CGIL, con Maurizio Landini in testa, ha promosso la campagna per abrogare le parti più controverse del Jobs Act. Il PD si è trovato diviso: la leadership di Schlein appoggia la cancellazione di tali norme ma questo crea attriti con chi nel partito guarda invece con favore a quelle riforme. Il contrasto si gioca soprattutto sulle garanzie rispetto ai licenziamenti e sugli ammortizzatori per le piccole imprese.
La posizione incerta del governo meloni e i riflessi politici
Fino a ora il governo guidato da Giorgia Meloni non ha formulato una posizione ufficiale sulla questione dei referendum. Si presume che l’esecutivo difenderà le norme sul lavoro, ritenendole fondamentali per mantenere la flessibilità richiesta dal mercato e per continuare a sostenere l’occupazione. La richiesta di Schlein di un chiarimento pubblico ha polarizzato il dibattito, con l’obiettivo di mettere in difficoltà il governo e sfruttare i referendum come arma politica.
Da parte sua Meloni non ha ceduto alle pressioni, mantenendo un atteggiamento prudente ma determinato. I quesiti referendari rappresentano per l’esecutivo una sfida delicata, soprattutto nella gestione delle tensioni interne alla maggioranza e nel rapporto con le opposizioni.
I risvolti sociali e politici del voto referendario
La partecipazione al voto sarà decisiva per l’esito dei referendum. Per essere validi serve il quorum, ovvero che almeno il 50% degli aventi diritto vada alle urne, e una maggioranza favorevole alle proposte. Il voto su temi così sensibili avrà un impatto non solo sulle leggi ma anche sul clima politico e sociale.
Dentro il PD le tensioni si intensificano. Schlein incalza per una linea più netta e critica verso il Jobs Act, mentre la componente riformista si oppone a un’eventuale abrogazione, sostenendo il valore delle riforme del passato. Il referendum diventerà dunque uno scontro politico che potrebbe ridisegnare gli equilibri interni al partito.
Allo stesso tempo, la divisione tra sindacati e associazioni civili mette in luce una società italiana divisa su temi di cittadinanza e lavoro. Le discussioni pubbliche alimentano un confronto acceso che va oltre le urne dei referendum e ribadisce la centralità di questi temi nei prossimi mesi.
Il ruolo degli italiani residenti all’estero nel voto
Gli italiani che vivono fuori dai confini nazionali potranno partecipare ai referendum. Coloro iscritti all’anagrafe AIRE riceveranno a casa il plico elettorale per votare comodamente per posta. Questi elettori rappresentano una parte importante dell’elettorato italiano e potrebbero influenzare il risultato finale.
Il coinvolgimento degli italiani all’estero sottolinea la natura democratica e inclusiva del voto, permettendo a cittadini lontani di contribuire alle decisioni che impattano sull’Italia. La gestione logistica del voto postale sarà un elemento da seguire, soprattutto per garantire trasparenza e regolarità.
I referendum di giugno del 2025 attirano l’attenzione per i temi trattati e per le implicazioni politiche che ne derivano. Mentre si avvicina la data, le forze politiche intensificano le proprie strategie e i cittadini si preparano a esprimersi su questioni che riguardano lavoro e cittadinanza. L’interesse resta alto, con il paese questa volta chiamato a un confronto diretto e sentito.