La necessità di sviluppare piattaforme digitali che rispettino i valori europei diventa sempre più urgente. Ernesto Maria Ruffini, intervenuto all’assemblea privata dei soci di Confindustria Como, ha sottolineato come la creazione di social network, siti di e-commerce e servizi streaming made in Europe possa garantire trasparenza, tutela dei dati personali e concorrenza leale. Queste iniziative non solo rafforzerebbero l’autonomia tecnologica del continente ma contribuirebbero anche a proteggere la libertà d’informazione da algoritmi opachi.
Autonomia strategica europea oltre energia e difesa: il ruolo delle tecnologie digitali
Ruffini ha evidenziato che l’autonomia strategica dell’Europa non può limitarsi ai settori tradizionali come energia o difesa militare. L’attacco al modello europeo si estende anche alla sfera digitale dove le grandi multinazionali del web stanno creando distorsioni nel mercato globale. La mancanza di trasparenza negli algoritmi utilizzati mette a rischio la libera informazione democratica. Per questo è fondamentale promuovere tecnologie sviluppate in Europa che rispettino le norme sulla privacy, sulla concorrenza e sui diritti degli utenti.
Questa spinta verso un ecosistema digitale europeo richiede investimenti mirati da parte degli Stati membri per sostenere gruppi imprenditoriali capaci di competere con i giganti stranieri senza compromettere i principi fondamentali del continente.
Incentivi fiscali per favorire imprese tecnologiche europee indipendenti
Per facilitare la nascita di imprese digitali europee autonome serve un sostegno concreto sul piano fiscale. Ruffini propone uno sconto rilevante sulle imposte da concordare tra Paesi membri dell’Ue che incentivi raggruppamenti aziendali continentali nel settore tecnologico. Questo tipo di agevolazioni aiuterebbe a ridurre la dipendenza dalle piattaforme straniere dominanti.
L’obiettivo è creare una rete industriale europea capace non solo di innovare ma anche tutelare gli utenti dalla manipolazione informativa attraverso sistemi opachi o potenzialmente dannosi per la democrazia stessa.
Riflessioni sulla global minimum tax: disparità tra aziende americane ed europee
Nel suo articolo su Avvenire Ruffini affronta poi il tema della tassa minima globale al 15% sugli utili generati nei diversi Paesi, sottolineando come un recente accordo G7 abbia escluso dall’imposizione le aziende americane sotto minaccia politica delle cosiddette “tasse ritorsione”. Questa disparità mina il principio base della concorrenza leale tra imprese internazionali ed indebolisce gli sforzi europei per una tassazione equa.
Il fondatore dei comitati Più Uno definisce paradossale considerare punitiva proprio l’applicazione del principio d’uguaglianza fiscale, ricordando quanto sia necessario mantenere fermezza nel difendere regole comuni senza compromessi politici esterni.
Sfide attuali per il modello europeo: mercato unico sotto pressione
Secondo Ruffini siamo davanti a un attacco diretto al sistema europeo basato su regole condivise, tutela dello stato diritto e rispetto dei diritti individuali nell’ambito economico digitale. La risposta deve essere decisa: oltre alla difesa servono azioni concrete per rilanciare lo sviluppo industriale tecnologico continentale con politiche coordinate fra Stati membri inclusa l’Italia che deve giocare un ruolo attivo accanto alla Germania in questa nuova fase.
Solo così si potrà contrastare efficacemente lo strapotere delle multinazionali straniere capaci oggi di condizionare mercati interni attraverso pratiche distorsive legate alle tasse o all’opacità algoritmica limitando libertà fondamentali garantite dall’Unione Europea stessa.