La partecipazione del direttore d’orchestra russo Valery Gergiev al festival “Un’estate da Re” alla Reggia di Caserta ha scatenato un acceso dibattito. L’evento, previsto per il 27 luglio e finanziato dalla Regione Campania, vede protagonista una figura controversa per il suo legame con il presidente Vladimir Putin e la guerra in Ucraina. La questione coinvolge politica, cultura e opinione pubblica in un momento delicato dei rapporti internazionali.
Chi è valery gergiev e perché è al centro della polemica
Valery Gergiev, 72 anni, dirige alcune delle più prestigiose orchestre russe come il Teatro Mariinsky di San Pietroburgo e il Bolshoi di Mosca. Il suo nome è spesso associato a Vladimir Putin: i due si conoscono fin dai primi anni ’90 quando Putin lavorava proprio a San Pietroburgo. La sua carriera internazionale ha subito una battuta d’arresto dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022.
Il maestro non si esibisce più in Italia dal 23 febbraio 2022, giorno in cui diresse “La dama di picche” alla Scala proprio mentre iniziava l’attacco russo all’Ucraina. In seguito non ha preso le distanze dall’aggressione militare ed è stato escluso da importanti istituzioni culturali italiane ed europee come la Scala stessa, oltre che da teatri negli Stati Uniti e altre capitali europee.
Gergiev si è rivolto ad altri mercati dove continua ad avere successo: soprattutto in Cina ha condotto tournée con l’orchestra Mariinsky accolto calorosamente dal pubblico locale. Questa scelta riflette anche una divisione netta nel mondo culturale rispetto alle posizioni politiche del maestro.
Le reazioni politiche locali sulla partecipazione al festival
L’annuncio della presenza di Gergiev alla rassegna campana ha provocato forti critiche politiche soprattutto dall’eurodeputata Pd Pina Picierno. Picierno ha chiesto al governatore Vincenzo De Luca un intervento urgente per modificare il programma dell’evento evitando che fondi pubblici finiscano nelle mani «di un fiancheggiatore di un regime criminale». La richiesta punta a evitare qualsiasi forma di legittimazione o sostegno indiretto all’artista considerato vicino a Putin.
Dall’altra parte De Luca conferma invece la scelta mantenendo Gergiev nel cartellone artistico: secondo lui arte e cultura possono rappresentare uno spazio dove far crescere dialogo tra persone diverse anche nei momenti difficili. Per De Luca queste occasioni favoriscono valori umani fondamentali come solidarietà senza pregiudizi politici diretti sull’artista.
Questa posizione evidenzia lo scontro interno su come gestire eventi culturali legati a figure controverse durante conflitti internazionali ancora aperti sul piano politico ed emotivo nella società italiana.
Posizione della commissione europea sul caso gergiev
Anche Bruxelles si è espressa sulla vicenda attraverso una portavoce della Commissione europea che prima chiarisce l’aspetto finanziario: la rassegna “Un’estate da Re” non riceve fondi europei ma solo risorse nazionali tramite il Fondo sviluppo e coesione italiano. Questo dettaglio serve ad evitare confusioni sulle responsabilità economiche nell’organizzazione dell’evento.
Sul piano politico-culturale invece arriva una presa di distanza netta rispetto alla figura del direttore russo: Glenn Micallef commissario Ue per la cultura ha ribadito più volte che i palcoscenici europei dovrebbero escludere artisti che sostengono apertamente la guerra contro l’Ucraina o ne sono complici indiretti con le loro posizioni pubbliche.
Questa dichiarazione sottolinea come molte istituzioni comunitarie intendano mantenere fermezza contro ogni forma percepita come legittimante azioni militari aggressive attraverso eventi culturali o spettacoli pubblicizzati sui territori europei.
Tensioni fra politica, arte e diplomazia
Il caso Gergiev resta quindi aperto tra tensione politica locale, scelte artistiche complesse e pressioni internazionali sull’utilizzo degli spazi culturali durante conflitti geopolitici sensibili nel cuore dell’Europa contemporanea.