La crisi umanitaria nella Striscia di Gaza continua a far tremare la coscienza del mondo. La popolazione civile è alle prese con fame e violenze senza fine. Papa Francesco torna a lanciare un grido forte: serve un cessate il fuoco subito e la liberazione degli ostaggi. Intanto, in Italia, tante città si mobilitano per non lasciare soli gli abitanti di quella terra martoriata e chiedono una pace vera e duratura.
Papa Francesco all’Angelus: fame e violenze che non si possono ignorare
Dal cuore di Piazza San Pietro, durante l’Angelus, Papa Francesco ha espresso tutta la sua preoccupazione per la drammatica situazione a Gaza. Ha parlato di una popolazione civile schiacciata dalla fame e da violenze che non danno tregua. Il Pontefice ha ricordato che la dignità di ogni persona, data dalla sua umanità e dal fatto di essere creata da Dio, non può essere mai calpestata, neppure in guerra.
Ha ribadito con forza l’appello a un cessate il fuoco immediato e ha chiesto la liberazione degli ostaggi. Ha esortato tutti a rispettare senza eccezioni il diritto umanitario internazionale, fatto di regole fondamentali per proteggere i civili durante i conflitti. Tornare a recitare l’Angelus in piazza, dopo la pausa di Castel Gandolfo, è stato un momento di preghiera collettiva e riflessione sulle vittime di guerre sparse nel mondo, da Gaza alla Siria, fino al confine tra Thailandia e Cambogia.
Un appello a tutti: pregare la Regina Della Pace per chi soffre e per chi può fermare la guerra
Nel suo discorso, il Papa ha affidato alla Madonna, chiamata Regina della pace, non solo le vittime innocenti dei tanti conflitti ma anche i leader mondiali che hanno il potere di fermare le ostilità. È un appello che torna da sempre nel suo pontificato: la pace deve essere al centro di ogni impegno.
Ha chiesto a tutti i popoli coinvolti in guerre o tensioni di puntare a un futuro di pace, condannando senza mezzi termini ogni azione che possa peggiorare la situazione. La sua posizione è chiara: non esiste nessuna scusa per usare la violenza o la fame come arma di guerra, un dramma che si consuma davanti agli occhi della comunità internazionale senza soluzioni concrete finora.
In Italia si rompe il silenzio su Gaza: campane, sirene e rumori per non dimenticare
Anche in Italia la sofferenza di Gaza ha acceso una mobilitazione civile. Gruppi pacifisti e l’associazione Pax Christi hanno organizzato per stasera alle 22 un gesto simbolico forte: far sentire un rumore collettivo per rompere il silenzio che, dicono gli organizzatori, avvolge la crisi nella Striscia.
Molti vescovi italiani hanno aderito all’iniziativa, invitando le parrocchie a suonare a distesa le campane come monito pubblico. Dal Nord al Sud, da Pinerolo a Manfredonia, da Ischia a Massa, Agrigento, Ascoli e altre città, i rintocchi risuoneranno per non far dimenticare la fame e la violenza che attanagliano la popolazione civile. Anche Comuni e associazioni locali hanno dato il loro ok.
I cittadini sono chiamati a unirsi con sirene, clacson, pentole o qualsiasi cosa possa richiamare l’attenzione. L’idea è creare un’onda sonora capace di scuotere le coscienze e tenere viva la memoria di questa tragedia.
La dura denuncia della Conferenza Episcopale Italiana: un massacro senza giustificazioni
Monsignor Francesco Savino, vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana e vescovo di Cassano all’Jonio, non ha usato mezzi termini. Ha parlato di tragedia e massacro ingiustificabile. Nel suo intervento ha condannato ogni forma di complicità politica o economica che possa alimentare un conflitto già devastante.
Con fermezza, Savino ha detto che non c’è motivo che giustifichi la morte di civili innocenti o l’uso della fame come arma per distruggere intere popolazioni. La Chiesa vuole mantenere alta l’attenzione su una situazione che rischia di essere dimenticata, mentre la gente di Gaza continua a pagare un prezzo altissimo.
Il messaggio della CEI e della Chiesa italiana è chiaro: serve un impegno di tutti, politici e cittadini, per rompere il muro dell’indifferenza che circonda questa crisi. Dietro ogni numero ci sono vite umane, sofferenze vere, e il rispetto dei diritti fondamentali non può essere messo da parte.
Ultimo aggiornamento il 27 Luglio 2025 da Luca Moretti