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Oltre il 90% degli italiani usa internet ogni giorno ma manca alfabetizzazione sugli algoritmi e rischi digitali

La maggior parte degli italiani naviga quotidianamente sul web, spesso per ore, cercando informazioni e aggiornamenti su cronaca, politica e attualità. Nonostante questo uso diffuso, molti non comprendono appieno come funzionano gli algoritmi che guidano i contenuti online. Questo dato emerge chiaramente da un report Agcom del 2025 che mette in luce anche le preoccupazioni legate a hate speech, disinformazione e altri pericoli presenti in rete.

Utilizzo quotidiano di internet tra gli italiani: numeri e abitudini

Oggi più del 90% della popolazione italiana con più di sei anni accede a internet tutti i giorni. Il tempo medio trascorso online supera spesso le quattro ore giornaliere per quasi la metà degli utenti. Le attività principali riguardano la ricerca di informazioni generali seguita dalla consultazione delle notizie relative alla cronaca, politica ed eventi attuali. I giovani adulti usano la rete soprattutto per comunicare con amici e familiari; qui si registra il picco maggiore nell’uso dei social media rispetto alle altre fasce d’età.

L’aspetto interessante è l’ampiezza dell’utilizzo: praticamente quasi tutta la popolazione si connette regolarmente al web, con appena un 4% che dichiara di non farlo mai o molto raramente. La fruizione audiovisiva rimane comunque una delle attività più diffuse dopo l’informarsi sulle notizie.

Scarsa alfabetizzazione digitale sugli algoritmi: un divario generazionale marcato

Nonostante l’uso massiccio della rete emerge una carenza significativa nella conoscenza del funzionamento degli algoritmi dietro ai contenuti proposti dalle piattaforme digitali come Google o Facebook. Il 64,6% degli italiani ha infatti una comprensione nulla o molto limitata del ruolo svolto da questi sistemi di raccomandazione nel decidere quali post o video mostrare agli utenti.

Il gap è particolarmente evidente se si guarda alle diverse fasce d’età: solo poco meno del 36% degli anziani ha consapevolezza sufficiente mentre tra i giovani adulti questa percentuale sale al 73%. Questa disparità rende difficile riconoscere fenomeni come la manipolazione dei contenuti o il rischio derivante dalla personalizzazione automatica dell’informazione.

Percezione dei rischi online: preoccupazioni diffuse ma differenze tra età

Il rapporto Agcom evidenzia anche come oltre otto cittadini su dieci siano almeno genericamente preoccupati dai rischi legati all’attività sul web; circa quattro su dieci invece manifestano forte timore verso fenomeni specifici quali hate speech , cyberbullismo e disinformazione diffusa attraverso challenge social o revenge porn.

I minori mostrano una sensibilità inferiore rispetto alla media verso questi temi mentre gli anziani risultano quelli più allarmati soprattutto nei confronti dei contenuti illegali circolanti sulle piattaforme digitali. Tra tutte le minacce percepite meno attenzione riceve invece la questione relativa ai materiali audiovisivi senza diritti d’autore protetti; solo il 15% dichiare forte preoccupazione su questo fronte.

Esposizione diretta a disinformazioni e contenuti dannosi

Più della metà della popolazione italiana ha incontrato almeno una volta contenuti riconducibili alla disinformazione oppure messaggi violenti come hate speech oppure forme gravi di abuso digitale tipo revenge porn . Nel dettaglio il fenomeno interessa frequentemente oltre quattro persone ogni dieci intervistate .

Questi dati indicano quanto sia esteso “l’inquinamento digitale” denunciato dal commissario Agcom Massimiliano Capitanio. L’autorità sottolinea inoltre che molte delle strategie disponibili per tutelare gli utenti sono scarsamente adottate, esempio emblematico è quello dello strumento parental control utile a proteggere i minorenni dai messaggi tossici ma attivato solo da poche famiglie italiane malgrado sia disponibile da tempo.

Le segnalazioni spontanee sui contenuti problematiche continuano ad arrivare prevalentemente dalle associazioni organizzate piuttosto che dagli stessi singoli cittadini. Su questioni delicate come quelle legate alle profilazioni basate sugli algoritmi, specie riguardo verifica dell’età, sono previsti interventi normativi imminenti dettati dall’Ue.

Ruolo famigliare ed educativo nella regolamentazioine dell’accesso al web

Il rapporto mette in evidenza anche le modalità attraverso cui minorenni ricevono supporto nell’utilizzo critico della rete: principalmente tramite famiglia ed insegnanti. Circa un terzo dei giovanissimi si affida infatti a questi due punti di riferimento fondamentali nel processo formativo.

Sul fronte genitori emerge uno scenario variegato dove otto su dieci impongono qualche forma regolamentata sull’impiego dei dispositivi multimediali da parte dei figli; tuttavia c’è chi blocca completamente l’accesso mentre altri lasciano libertà totale . Le restrizioni più comuni riguardano limiti temporali, controllo diretto sull’attività svolta durante la navigazione oppure blocco mirato di certi tipi di materiale ritenuto inadatto.

Iniziative istituzionali sulla alfabetizzazione mediatica: sfide ancora aperte

Interessante osservare differenze sociali demografiche: genitori over quarantacinque anni laureati preferiscono monitoraggio condiviso con co-using ovvero uso insieme ai figli; invece quelli più giovani tendono ad applicare divieti rigidi senza coinvolgimento diretto nelle attività online.

Nonostante alcune fasce mostrino segnali positivi in termini consapevolezza digitale resta evidente quanto lavoro serva ancora fare specialmente nelle scuole italiane. Giacomo Lasorella presidente Agcom sottolinea difficoltà dovute alla complessità normativa europea nazionale presente oggi sul tema regolamentare piattaforme molto grandi tipo Google, Facebook, Instagram, TikTok chiamate presto a rispettare nuove linee guida Ue sulla tutela minori.

Tra gli strumenti avviati dall’autorità spicca il patentino digitale nato in collaborazione col Ministero dell’Istruzione. Questo percorso didattico mira a fornire agli studenti competenze concrete sulle dinamiche algoritmiche, tutela reputazionale sul web, contrasto alla disinformazione ed odio virtuale attraverso moduli già sperimentati in otto regioni italiane negli ultimi mesi.

Andrea Ricci

Andrea Ricci non cerca l’ultima notizia: cerca il senso. Blogger e osservatore instancabile, attraversa cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute con uno stile essenziale, quasi ruvido. I suoi testi non addolciscono la realtà, la mettono a fuoco. Scrive per chi vuole capire senza filtri, per chi preferisce le domande alle risposte facili.

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