Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha ribadito al Consiglio Ue la necessità di proteggere la privacy dei cittadini contro sequestri indiscriminati di smartphone e tablet durante le indagini.
Al termine del Consiglio Ue Giustizia tenutosi a Lussemburgo, Carlo Nordio ha affrontato un tema caldo: il bilanciamento tra diritto alla privacy e necessità investigative. Ha spiegato che non si può lasciare al pubblico ministero la possibilità di impadronirsi con una semplice firma della “marea di notizie” contenute in un cellulare.
Secondo il ministro, questa pratica viola l’articolo 15 della Costituzione italiana, che tutela la segretezza delle comunicazioni come un diritto inviolabile. Per questo motivo, ha assicurato che l’Italia agirà per evitare quella che ha definito una “perversione” del sistema giudiziario.
Nordio ha sottolineato come nel confronto con gli altri ministri Ue ci sia stata una “consonanza di vedute” su questo delicato equilibrio tra privacy e Investigazione.
Mafia 2.0: il nuovo volto della criminalità tra comunicazioni criptate e sfide investigative
Durante la colazione di lavoro con i colleghi europei, è emerso un punto cruciale: la mafia non usa più solo telefonini o tablet tradizionali per comunicare. Ormai si affida a piattaforme ultra sofisticate, difficilmente intercettabili con i metodi ordinari.
Nordio ha definito “assurda” la polemica sulle intercettazioni accusate di favorire proprio le organizzazioni criminali. Secondo lui, queste critiche non tengono conto dell’evoluzione tecnologica usata dalla criminalità organizzata.
Il ministro ha voluto far capire quanto sia delicata la questione del sequestro dei dispositivi digitali. Non si tratta solo di bloccare conversazioni potenzialmente utili alle indagini — anche se spesso non lo sono — ma di mettere sotto controllo intere vite private.
Dentro uno smartphone ci sono fotografie personali, cartelle cliniche digitali, dichiarazioni fiscali e messaggi scambiati tra persone diverse. Questi dati coinvolgono anche terzi estranei alle indagini ma comunque esposti al rischio di violazione della privacy.
Nordio ha ricordato che sequestrando un telefono o un tablet si finisce per prendere molto più materiale rispetto a quello strettamente necessario per le investigazioni.
Verso nuove regole per tutelare cittadini e giustizia
L’intervento del ministro italiano arriva in un momento in cui tutta l’Unione europea sta riflettendo su come aggiornare le norme relative alle intercettazioni e alla gestione dei dati digitali nelle indagini penali.
L’obiettivo è trovare una strada che permetta agli inquirenti di lavorare efficacemente senza però compromettere i diritti fondamentali dei cittadini alla riservatezza delle proprie informazioni personali.
Nordio ha lasciato intendere che l’Italia sarà attenta a evitare abusi eccessivi nella raccolta delle prove digitali, puntando su procedure più rigorose e controllate rispetto all’attuale sistema basato su firme facili da parte dei pubblici ministeri.