La questione dei ricorsi contro le sentenze di assoluzione torna a far discutere in Italia. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervenuto durante il convegno di Fratelli d’Italia “Parlate di mafia”, ha chiarito la sua posizione riguardo all’impugnazione delle sentenze di assoluzione, facendo riferimento a casi noti come quello di Garlasco e alla recente vicenda Open Arms che ha coinvolto l’ex ministro Matteo Salvini. Nel dibattito pubblico emergono riflessioni critiche sulla lentezza dei processi e sulla difficoltà dei magistrati nel prendere decisioni ferme e basate su evidenze chiare.
La linea del ministro nordio sul ricorso contro le assoluzioni
Carlo Nordio ha ribadito che in un ordinamento giuridico civile, come quello italiano, non si deve poter presentare ricorso contro una sentenza di assoluzione. Questa posizione mira a tutelare la certezza del diritto e a evitare procedure infinite che rischiano di compromettere l’equilibrio del sistema giudiziario. Nordio ha fatto notare che l’impugnazione continua delle assoluzioni rischia di generare situazioni pericolose, prendendo come esempio il caso Garlasco, che ha diviso l’opinione pubblica e ha tenuto il paese sospeso per anni.
Secondo il ministro, “il principio per cui una sentenza di assoluzione rappresenta il punto finale del giudizio dovrebbe difendersi con forza, perché altrimenti si rischia di mettere in discussione anche le decisioni che hanno valutato l’innocenza oltre ogni ragionevole dubbio.” La sua dichiarazione sottolinea il rischio che deriverebbe dal permettere ai giudici di rivedere molte volte la stessa sentenza, allungando i tempi e causando confusione nella giustizia.
Lentezza e dubbi nella giustizia: una criticità italiana
Il ministro ha evidenziato come una delle cause della lentezza della giustizia italiana sia collegata all’incapacità di alcuni magistrati di opporsi all’evidenza chiara del caso. In pratica, dopo anni di udienze, l’assenza di decisioni definitive è segno di un sistema che stenta a concludere i procedimenti nei tempi giusti. Questo rallentamento compromette la fiducia nella giustizia e genera disorientamento tra i cittadini.
Nel caso Open Arms, il ministro fa riferimento all’assoluzione di Matteo Salvini, sottolineando come la scelta di non impugnare la sentenza rispecchi la volontà di rispettare quei principi che evitano l’apertura di processi infiniti. Secondo Nordio, “è fondamentale che ci sia stabilità nelle decisioni giudiziarie anche quando sono complesse e delicate, per garantire sicurezza e chiarezza nel diritto.”
Implicazioni politiche e tecniche della decisione di non impugnare
La scelta di non impugnare le sentenze di assoluzione, come nel caso Open Arms, ha ripercussioni sia politiche sia tecniche. Da un punto di vista politico, si tratta di una posizione che può influenzare il confronto tra le forze in campo, soprattutto per le figure di rilievo come Salvini. Sul piano tecnico, invece, l’adozione di questa linea potrebbe contribuire a snellire il lavoro della giustizia e a evitare che i processi si trasformino in una lunga serie di carte bollate e appelli.
Il ministro Nordio si mostra consapevole delle difficoltà interne alla magistratura, ma indica questa strada come metodo per rilanciare l’autorità e la rapidità del sistema giudiziario. In Italia il sistema è spesso sotto pressione per casi che durano anni, e la decisione di confermare l’inviolabilità delle assoluzioni alleggerisce il carico burocratico e psicologico sui tribunali.
L’applicazione pratica di questa scelta può decidere molto del futuro della giustizia penale italiana, specialmente in situazioni politicamente sensibili, dove ogni fase processuale è osservata con attenzione dall’opinione pubblica e dai media. Tenere ferme le sentenze di assoluzione aiuta a chiudere i capitoli giudiziari e a evitare situazioni di instabilità.
La posizione del ministero della Giustizia sulla non impugnazione delle assoluzioni si inserisce nel dibattito sulla riforma della giustizia e riaccende il confronto sulla durata dei processi. Il richiamo a casi come Garlasco e Open Arms indica quanto la questione tocchi aspetti delicati della vita pubblica e giudiziaria italiana. La strada scelta da Nordio permane netta: ritenere definitive le assoluzioni è un passo deciso verso una giustizia che decide e conclude, in tempi misurati e con chiarezza.
Ultimo aggiornamento il 18 Luglio 2025 da Luca Moretti