Nelle ultime settimane la tensione tra Israele e Iran ha raggiunto nuovi picchi con appelli pubblici al rovesciamento del regime di Teheran. Le notizie che arrivano dall’estero parlano di dirigenti iraniani in fuga e di preparativi per una possibile crisi interna. Nel frattempo, a Teheran si susseguono attacchi israeliani contro obiettivi strategici. Questi eventi stanno segnando un momento delicato per la regione e attirano l’attenzione di analisti e osservatori internazionali.
Le richieste di netanyahu e le tensioni interne in iran
Benjamin Netanyahu ha rilanciato la sua battaglia politica invitando direttamente il popolo iraniano a opporsi al “regime malvagio e oppressivo” che governa il paese. L’appello, diffuso venerdì, riceve eco in molte testate ed è accompagnato da smentite riguardo a restrizioni americane su attacchi mirati contro la guida suprema Ali Khamenei. Netanyahu ha inoltre sottolineato il valore culturale e storico dell’Iran, richiamando alla responsabilità di tutti i cittadini nel sostenere un cambiamento.
In parallelo, le voci su tentativi da parte di alti funzionari iraniani di lasciare il paese si moltiplicano. La tv Iran International, emittente con sede a Londra, ha raccontato di trattative in corso per ottenere passaggi sicuri in Russia, per la guida suprema e il suo entourage. Secondo la stessa fonte, Khamenei sarebbe stato portato in un bunker sotterraneo nell’area di Lavizan, nei dintorni di Teheran, per proteggerlo da eventuali raid israeliani, che nelle ultime ore hanno colpito zone centrali della capitale, tra cui sedi del parlamento e ministeri.
La possibile intenzione di israel su khamenei
L’intensificarsi degli attacchi fa pensare che a quel punto Israele voglia eliminare il leader dell’Iran, anche se non ci sono conferme ufficiali. La polveriera appare più attiva che mai e si prospettano sviluppi con forti ripercussioni politiche e militari.
Il possibile ritorno dei pahlavi e le spinte di opposizione
Il nome dato all’operazione militare, Rising Lion, ha fatto discutere. Molti osservatori vi hanno intravisto un richiamo al simbolo araldico del leone dell’antica monarchia Pahlavi, rovesciata nel 1979. Questo ha portato a ipotizzare che Israele abbia interesse a favorire la restaurazione della dinastia, per creare un governo più allineato ai propri interessi nella regione.
Reza Pahlavi, figlio dell’ultimo scià e oggi 64enne, vive negli Stati Uniti e ha cultivato da tempo una relazione di lavoro con Netanyahu. Nel suo recente messaggio agli iraniani non ha chiesto manifestazioni di piazza. Ha consigliato invece azioni di boicottaggio lavorativo: mancate presenze, ritardi, diminuzione dell’impegno quotidiano. L’erede della famiglia reale ha rivolto un invito anche a forze armate e apparati di sicurezza di abbandonare il regime e unirsi ai cittadini.
Queste posizioni indicano la presenza di una fascia di opposizione al governo attuale che cerca nuove strade per un cambiamento, anche fuori da eventi apertamente rivoluzionari.
La voce della società civile iraniana e le richieste di pacificazione
Oggi, per la prima volta dall’inizio delle ostilità, sette esponenti tra attivisti e intellettuali dell’opposizione iraniana hanno rilanciato un appello pubblico su Le Monde. Tra loro spiccano nomi noti come le premio nobel per la pace Shirin Ebadi e Narges Mohamadi, insieme ai registi Mohammad Rasoulof e Jafar Panahi.
Nel documento chiedono la fine delle operazioni militari e dei massacri di civili sia in Iran che in Israele. Hanno espresso la volontà di un’uscita di scena della classe dirigente attuale e auspicano un passaggio pacifico verso una forma di governo democratica. Aiutano a mantenere viva l’attenzione sulle ferite aperte di questo conflitto e, pur sostenendo l’autodeterminazione iraniana, invitano a non compromettere l’integrità territoriale.
Questi segnali mostrano tensioni interne e un desiderio di riavviare un dialogo politico, anche se rimane difficile ipotizzare un percorso lineare data la complessità delle situazioni in campo.
Immagini e rumors dalla capitale iraniana
Sui social media alcuni utenti iraniani hanno diffuso video che mostrerebbero aerei decollare dall’aeroporto Mehrabad di Teheran con a bordo presunti membri del regime. Questi contenuti non sono verificabili a causa della grande quantità di notizie contraddittorie e propaganda che circolano in questo momento.
In relazione ai raid israeliani, Iran International aveva annunciato la morte di Ali Shamkhani, consigliere fidato di Khamenei. L’informazione è stata smentita dalla televisione di stato iraniana che ha confermato solo il ferimento e condizioni di salute “stabili” per il funzionario.
La situazione resta in continua evoluzione, con molti elementi ancora oscuri e un equilibrio molto precario. La posta in gioco coinvolge non solo i governi ma anche la popolazione coinvolta nel conflitto e la comunità internazionale.