Negoziati di pace tra ucraina e russia in vaticano: il ruolo della santa sede e l’attenzione del papa
L’ambasciatore ucraino Andrii Yurash esprime gratitudine a papa Leone per la proposta di negoziati tra Ucraina e Russia in Vaticano, sottolineando l’importanza di un dialogo reale per la pace.

L'ambasciatore ucraino Andrii Yurash esprime gratitudine a papa Leone per la proposta di negoziati di pace fra Ucraina e Russia in Vaticano, sottolineando il ruolo neutrale e attivo della Santa Sede nel favorire un dialogo autentico e duraturo. - Unita.tv
L’ambasciatore ucraino presso la santa sede, Andrii Yurash, ha espresso gratitudine a papa Leone per aver proposto negoziati fra ucraina e russia nel territorio vaticano. L’ipotesi di incontri di pace nella capitale della cristianità viene considerata un’opportunità concreta e utile da entrambe le parti coinvolte nel conflitto. La disponibilità a trattare sembra confermata, anche se servono tempi e un’organizzazione precisa per far sì che tutto si svolga nel modo più efficace possibile.
Una proposta per colloqui diretti in vaticano
L’idea di convocare colloqui tra ucraina e russia all’interno del vaticano nasce da papa Leone, che si è fatto promotore di un ruolo attivo della santa sede per sostenere la ricerca di accordi concreti. Andrii Yurash ha confermato che questa proposta viene accolta con favore dalla diplomazia ucraina, che guarda con attenzione alle possibilità di confronto diretto, lontano dai campi di battaglia.
Un ambiente neutrale e sicuro per la pace
La santa sede potrebbe garantire un ambiente neutrale e sicuro per avviare trattative, evitando incontri puramente formali. L’intento dichiarato è quello di costruire dialoghi reali, che portino a una pace giusta e duratura, come auspicato da papa Francesco fin dai suoi interventi pubblici sul conflitto in corso. Il ruolo di mediatore della santa sede si presenta così come uno spazio per superare le distanze e le incomprensioni accumulate.
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Le difficoltà organizzative restano però presenti. Per esempio, il viaggio del cardinale Pierre Parolin, segretario di stato vaticano, in ucraina richiede pianificazioni precise e tempi compatibili con la situazione sul campo. Non bisogna sottovalutare che ogni passo deve essere condiviso da tutti gli attori coinvolti, inclusi quelli diplomatici e civili, affinché l’incontro sia più di una semplice passerella.
L’attesa del viaggio del cardinale gallagher in ucraina e l’invito di zelensky
Nel contesto di questi negoziati, si attende anche la possibilità di un viaggio in ucraina da parte del cardinale Paul Richard Gallagher, responsabile per i rapporti con gli stati in vaticano. Yurash ha ricordato che dopo una telefonata del 12 maggio tra il presidente Volodymyr Zelensky e il pontefice, è stato rinnovato l’invito ufficiale per la visita.
Un’apertura attenta alle complicazioni logistico-politiche
La santa sede è interessata a valutare con cura questa ipotesi. Papa Francesco ha mostrato attenzione e apertura, ma al momento si prendono tempo per definire i dettagli pratici e logistici. È evidente che la situazione sul terreno, instabile e complessa, richiede una gestione attenta degli spostamenti e degli incontri.
Per l’ambasciatore ucraino, sarebbe un segnale importante la presenza di una figura vaticana in ucraina, un gesto che può sottolineare l’impegno del papa nel sostenere il dialogo. Al contempo, serve prudenza e organizzazione, per evitare inconvenienti e garantire la massima sicurezza a tutte le persone coinvolte.
Il valore simbolico dell’icona mariana donata da zelensky al papa
Un momento di forte significato è arrivato con il dono che il presidente Zelensky ha fatto al papa: un’icona mariana realizzata su un pannello di legno recuperato da un box trovato a Izjum. Questa città, rimasta a lungo sotto occupazione russa, è stata poi liberata da forze ucraine, ed è diventata simbolo del ritorno di speranza.
La base del dipinto non è casuale. Proviene proprio da un contenitore che trasportava materiale militare, ora trasformato in arte sacra. La madonna rappresentata stringe con entrambe le mani il bambino Gesù, un’immagine che vuole simboleggiare non solo la fede, ma anche l’abbraccio protettivo dell’ucraina verso i suoi bambini e, più in generale, verso la popolazione colpita dalla guerra.
Secondo l’ambasciatore Yurash, quest’icona è molto più di un semplice regalo. Incorpora la sofferenza del popolo ucraino e il desiderio di volontà per superare il conflitto. È un segno tangibile di resistenza e speranza, affidato al papa come custode spirituale e testimone della tragedia della guerra.
Il ruolo della santa sede per una pace duratura e autentica
La santa sede continua a offrire la sua disponibilità per accompagnare un processo di pace tra i due paesi, con Andrii Yurash che evidenzia come la volontà non sia quella di organizzare incontri solo di facciata, ma un reale confronto volto a risolvere il conflitto.
Gli appelli del papa, a favore di una pace giusta e autentica, fanno da cornice al lavoro diplomatico in corso. L’ambasciatore sottolinea la responsabilità della santa sede e la sua posizione unica come attore neutrale, in un momento in cui trovare soluzioni concrete sembra difficile ma necessario.
La santa sede si pone quindi come interlocutore attivo, non solo spirituale ma anche politico, nella ricerca di accordi che possano mettere fine alle ostilità. Ogni passo avanti sul piano diplomatico torna utile in una guerra che continua a segnare vite e territori, e il coinvolgimento vaticano può pesare sulle decisioni future delle parti in causa.