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Muro contro muro in senato sulla riforma della separazione delle carriere dei magistrati

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La riforma costituzionale che introduce la separazione delle carriere dei magistrati continua a dividere il senato, con un confronto acceso tra maggioranza e opposizione. Il dibattito si concentra soprattutto sulle modifiche al testo, mentre la maggioranza mantiene una linea rigida respingendo ogni emendamento. Le tensioni emergono anche dagli interventi critici delle opposizioni e dalle osservazioni tecniche dell’ufficio studi del senato.

Le richieste dell’ufficio studi del senato e le resistenze della maggioranza

L’ufficio studi del senato ha esaminato attentamente il testo della riforma evidenziando alcune criticità formali e sostanziali. In particolare sono state suggerite piccole limature nella scrittura per evitare contrasti normativi all’interno della costituzione stessa. Tra queste correzioni vi sono interventi tecnici volti a rendere più coerente la nuova disciplina con altre disposizioni costituzionali già vigenti.

Una modifica più rilevante riguarda l’introduzione dell’Alta Corte disciplinare per i magistrati: secondo diversi giuristi sentiti nelle audizioni precedenti al voto questa struttura potrebbe entrare in conflitto con l’articolo 111 della costituzione. Quest’ultimo garantisce infatti sempre la possibilità di ricorso in cassazione contro sentenze o provvedimenti riguardanti libertà personale pronunciati da organi giurisdizionali ordinari o speciali.

Il dossier allegato al ddl sottolinea come le decisioni dell’Alta Corte siano appellabili solo davanti alla stessa corte, creando così una possibile violazione dei diritti sanciti dalla carta fondamentale italiana.

Posizioni nette su tutti gli emendamenti da parte del governo e relatore Balboni

Il governo insieme al relatore Alberto Balboni hanno confermato un parere negativo unanime su tutte le modifiche proposte dagli altri gruppi parlamentari o dall’ufficio studi stesso. Anche quelle richieste volte ad adeguare meglio alcuni passaggi normativi sono state rigettate senza eccezioni.

Questa posizione ferma indica una volontà precisa da parte della maggioranza: portare avanti il ddl nella forma attuale senza concedere margini significativi alle richieste esterne o interne all’aula senatoriale.

Tuttavia resta aperto uno scenario complesso perché se dovessero essere accolte alcune modifiche sostanziali bisognerà tornare alla camera per riconfermare il testo rivisto prima che diventi legge definitiva. Questo potrebbe rallentare ulteriormente l’approvazione finale provocando nuove tensioni politiche nei prossimi mesi.

Lo scontro tra maggioranza e opposizione durante il voto sugli emendamenti

Nell’aula di Palazzo Madama si è consumata un’altra giornata di discussione senza compromessi sulla riforma della magistratura. La maggioranza ha scelto di non intervenire direttamente nel dibattito, lasciando spazio agli attacchi multipli dei partiti di opposizione. Questi ultimi hanno espresso forti riserve sull’impatto della legge sul sistema giudiziario, accusando il governo di voler colpire i magistrati invece che migliorare la giustizia per i cittadini.

Il voto sui 35 emendamenti relativi al primo articolo è stato portato avanti utilizzando il meccanismo del “canguro”, che permette di accorpare più proposte in un unico voto per snellire l’iter legislativo. Questa procedura ha ridotto notevolmente le votazioni necessarie ma ha sollevato critiche da parte delle forze d’opposizione, che denunciano una limitazione del confronto parlamentare su temi così delicati.

Nonostante le proteste, la maggioranza non ha mostrato intenzione alcuna di rinunciare a questo strumento. Il numero totale degli emendamenti presentati supera infatti mille e senza questa modalità sarebbe difficile procedere rapidamente con l’esame del ddl.

Written by
Matteo Bernardi

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