La presidente della Commissione europea, ursula von der Leyen, si prepara ad affrontare domani a Strasburgo un momento delicato. Nel Parlamento europeo si terrà il dibattito sulla mozione di sfiducia che la riguarda, un’iniziativa partita da un singolo eurodeputato bulgaro ma che ha raccolto consensi trasversali. Il voto vero e proprio è previsto per giovedì e anche se la mozione difficilmente passerà, il confronto politico sarà acceso e rivelatore delle tensioni interne all’Unione.
L’origine della mozione di sfiducia e le accuse contro von der Leyen
La proposta di sfiducia nasce dall’eurodeputato bulgaro Gheorge Piperea del gruppo Ecr come protesta contro quello che è stato definito il “Pfizergate”. Questo scandalo ha alimentato malumori diffusi verso lo stile decisionale della presidente della Commissione europea. In particolare viene contestata una gestione percepita come autoritaria, con episodi recenti che hanno aggravato la situazione politica.
Esclusione del parlamento e reazioni
Tra questi spicca l’esclusione del Parlamento europeo dal processo decisionale sul programma RearmEU, una misura chiave per rafforzare la difesa comune europea. Questa esclusione ha fatto emergere forti critiche da più parti dell’emiciclo parlamentare perché mette in discussione i ruoli istituzionali previsti dai trattati europei.
Il caso Pfizergate riguarda invece sospetti su pressioni o irregolarità nella gestione dei contratti vaccinali durante la pandemia. Anche se non ci sono prove definitive pubbliche, questa vicenda ha contribuito a creare un clima di diffidenza nei confronti dell’esecutivo guidato da von der Leyen.
Preparativi e strategie politiche prima del dibattito
Fonti vicine alla presidente raccontano che ursula von der Leyen sta preparando con attenzione il discorso per Strasburgo. Il tono sarà deciso e pronto a rispondere alle critiche con fermezza. Non è esclusa nemmeno una mossa simbolica: tutta la Commissione potrebbe presentarsi insieme in aula per dimostrare unità davanti al Parlamento europeo.
Le posizioni dei gruppi politici sono già abbastanza definite ma mostrano alcune divisioni interne soprattutto nel centrodestra europeo. I Patrioti hanno annunciato senza dubbi il loro sostegno alla mozione mentre nel gruppo Ecr – dove fino a poco tempo fa era presente Giorgia Meloni – c’è meno compattezza.
Solo 27 membri su 79 hanno firmato la proposta ed è stato chiarito che non ci sarà nessun ordine vincolante sul voto: ogni eurodeputato deciderà autonomamente secondo coscienza o strategia politica personale.
I principali partiti della maggioranza parlamentare – socialisti , popolari , liberali e Verdi – confermano invece l’opposizione netta alla sfiducia sostenendo apertamente l’operato dell’esecutivo comunitario guidato da Von der Leyen.
Le divisioni italiane dentro il parlamento europeo sul voto
L’Italia riflette alcune delle tensioni più evidenti nell’Unione su questo tema delicatissimo. La Lega appoggia convintamente i Patrioti nella richiesta di sfiducia mentre Forza Italia si schiera con i popolari contrari all’iniziativa anti-von der Leyen.
Il Movimento 5 Stelle fa parte del gruppo The Left ma al momento mantiene una posizione incerta: alcuni esponenti suggeriscono cautela in attesa delle riunioni ufficiali ma lasciano intendere apertura verso strumenti fortemente critici nei confronti dell’attuale Commissione dopo dodici mesi definiti negativamente dalla loro prospettiva politica.
Questo quadro mostra uno scenario complesso dove anche all’interno dello stesso governo italiano emergono visioni divergenti sull’Europa e sulle scelte strategiche legate al futuro dell’Unione Europea stessa.
Malcontento crescente sulla riforma bilancio europeo e altre questioni aperte
Nonostante Ursula von der Leyen supererà probabilmente questa prova parlamentare senza perdere poltrona o poteri formali resta evidente un malessere crescente tra gli stati membri riguardo alcune proposte legislative chiave come quella sulla riforma del bilancio comunitario.
Questa ipotesi prevede modifiche sostanziali ai criterî d’assegnazione dei fondí europeí, superando modelli tradizionali basati su agricoltura o coesione territoriale. Alcuni paesi temono perdite importanti rispetto agli stanziamenti attuali, alimentando proteste diplomatiche dietro le quinte.
Anche altri dossier sensibili come il green deal mostrano frizioni crescenti dentro quella coalizione larga che sostiene Von der Leyen. Le divergenze sulle priorità ambientali rischiano così di mettere ulteriormente sotto pressione l’esecutivo comunitario.
Dichiarazioni di iratxe garcia perez
In questo contesto Iratxe Garcia Perez, leader dei Socialisti & Democratici, ha risposto nettamente alle accuse rivolte al suo gruppo circa eventuali votazioni favorevoli all’estrema destra: “noi non votiamo mai con loro”, – ha detto – “magari dovreste chiedere ai popolari”. Queste parole sottolineano quanto sia teso lo scontro politico intorno alla figura della presidente commissionaria.
Domani dunque Strasburgo diventerà teatro d’un confronto politico intenso fra gruppi europeisti convinti ed euroscettici sempre più agguerriti. L’esito formale sembra scontato ma nelle parole pronunciate fra banchi parlamentari emergeranno segnali importanti sui rapporti futuri nell’Ue durante quest’anno decisivo per molte scelte comuni.