Home Politica Meloni conferma il sostegno a Trump e all’accordo Nato per aumentare le spese di difesa al 5% del Pil
Politica

Meloni conferma il sostegno a Trump e all’accordo Nato per aumentare le spese di difesa al 5% del Pil

Condividi
Condividi

Il vertice dei leader Nato all’Aja ha segnato un momento decisivo per l’Italia nella definizione delle nuove strategie di difesa e sicurezza. Giorgia Meloni, con il sostegno del vicepremier Antonio Tajani, ha appoggiato senza riserve l’intesa che prevede un aumento progressivo della spesa militare fino al 5% del Pil. L’accordo introduce inoltre una serie di flessibilità nelle modalità di calcolo degli impegni finanziari, rispondendo alle esigenze italiane in vista anche delle prossime scadenze diplomatiche e commerciali con gli Stati Uniti.

La spinta italiana verso il 5% del Pil per la difesa: motivazioni e dettagli dell’accordo

Durante la cena ufficiale al vertice Nato, accanto a Donald Trump e re Willem-Alexander d’Olanda, Giorgia Meloni ha ribadito l’importanza della collaborazione con gli Stati Uniti. Il presidente Usa aveva già celebrato sui social network quella che considera una vittoria personale: “ottenere dagli alleati europei un impegno maggiore sulle spese militari.” L’Italia si è schierata apertamente su questa linea.

Antonio Tajani ha spiegato che la richiesta americana non è nuova ma rappresenta una necessità storica per riequilibrare i contributi tra Europa e Usa nel contesto Nato. Per anni Washington aveva sollecitato maggiori investimenti in sicurezza da parte europea; ora questa volontà si traduce in un obiettivo concreto fissato al 5% del Pil entro il 2035.

L’intesa approvata include alcune condizioni importanti per Roma: l’aumento sarà graduale nell’arco di dieci anni; sarà possibile distinguere tra spese destinate alla difesa vera e propria e quelle legate alla sicurezza più ampia . Non ci saranno obblighi rigidi annuali né vincoli fissi prima della revisione prevista nel 2029.

Flessibilità nei bilanci pubblici: come l’Italia intende gestire le nuove spese militari

La parola chiave emersa dal summit è «flessibilità». Il governo italiano punta infatti ad ampliare le voci considerate valide ai fini del conteggio degli investimenti richiesti dalla Nato. Questo significa includere non solo armamenti o forze armate ma anche infrastrutture strategiche come il Ponte sullo Stretto di Messina o attività legate alla protezione civile.

Tra i costi ammessi rientrano pure operazioni contro traffici illegali nel Mediterraneo gestite dalla Guardia costiera, interventi antiterrorismo o iniziative per contrastare attacchi informatici su reti critiche come i cavi sottomarini. Persino alcune missioni internazionali controverse potrebbero contribuire a raggiungere quota investimento stabilita.

A livello europeo si chiede invece maggiore elasticità rispetto alle regole fiscali vigenti nel patto di stabilità Ue perché aumentare così tanto la spesa pubblica rischia di creare squilibri nei bilanci nazionali soprattutto nei Paesi con margini fiscali limitati come l’Italia.

Ostacoli fiscali italiani verso gli obiettivi Nato: limiti imposti dal patto di stabilità

Per arrivare davvero al target indicato serviranno incrementi consistenti negli stanziamenti annui destinati sia alla difesa sia alla sicurezza interna. Si parla infatti dell’aumento da circa 35 miliardi attuali fino a oltre cento miliardi entro il 2035 solo sulla parte militare stretta; mentre la quota relativa alla sicurezza dovrebbe passare da dieci miliardi agli oltre quaranta previsti dall’accordo.

Questa crescita comporta problemi evidenti sul fronte fiscale italiano dove lo spazio disponibile è ristretto ed esiste ancora una procedura d’infrazione aperta per deficit superiore ai limiti consentiti dall’Unione Europea.

Nonostante esempi recentissimi come quello tedesco – dove Berlino ha attivato clausole speciali per deroghe temporanee – Roma non può permetterselo senza compromettere ulteriormente i conti pubblici né rischiare pesanti reazioni dei mercati finanziari secondo quanto sottolinea Giancarlo Giorgetti ministro dell’Economia.

Tajani sostiene che serve flessibilità reale nelle regole europee proprio perché rispettarle rigidamente potrebbe impedire ogni progresso concreto nella realizzazione degli obiettivi comuni sulla sicurezza soprattutto nei Paesi mediterranei più fragili economicamente.

Politica estera italiana tra Medioriente e negoziati sul nucleare iraniano

Sul fronte internazionale l’esecutivo italiano mostra pieno appoggio agli Stati Uniti soprattutto dopo lo stop momentaneo alle tensioni provocate dai raid americani contro siti nucleari iraniani. La tregua temporanea permette all’Italia mantenere saldo il rapporto privilegiato con Washington senza essere coinvolta direttamente in conflitti aperti.

Il ministro Tajani spera che questo periodo possa segnare la fine dei combattimenti durati dodici giorni, proponendo Roma quale sede ideale per riprendere i negoziati diplomatici. Questa posizione evita imbarazzi politici interni pur mostrando attenzione verso scenari complessi.

Meloni trova supporto ulteriore nella telefonata dura fra Trump e Netanyahu, occasione sfruttata anche per ribadire sostegno americano ad un rilancio serio dei colloqui sul nucleare iraniano insieme ad una richiesta urgente cessate fuoco nella striscia Gaza. Nel frattempo sono partite dall’Italia squadre umanitarie dirette verso zone colpite, inclusE due dottoresse impegnate negli ospedali romani Gemelli e Università stranieri Siena.

Written by
Luca Moretti

Luca Moretti è un blogger e analista indipendente con un forte focus su politica e cronaca. Con uno stile incisivo e documentato, approfondisce temi di attualità nazionale e internazionale, offrendo ai lettori chiavi di lettura chiare e puntuali. Il suo lavoro è guidato da una costante ricerca della verità e da un impegno verso l’informazione libera e consapevole.

Unita.tv è un sito d’informazione generalista che offre aggiornamenti su cronaca, politica, spettacolo, gossip, sport e altri temi d’attualità, con uno stile dinamico e accessibile.

Info & Comunicati

Per info e comunicati stampa inviare email a: info@unita.tv

Questo blog non è una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001.