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Meloni a L’Aia, il vertice Nato cambia volto grazie alla tregua tra Iran e Israele e al sì della Spagna

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Il vertice Nato in programma a L’Aia si presenta con un clima decisamente mutato rispetto alle attese iniziali. La tregua annunciata nella notte tra Iran e Israele ha alleggerito la tensione internazionale, mentre la conferma della Spagna all’accordo sull’aumento delle spese per difesa al 5% del Pil entro il 2035 ha sbloccato una situazione che sembrava incerta. Giorgia Meloni arriva così nel pomeriggio con un quadro più stabile, pronta a sostenere l’intesa senza dover fronteggiare critiche interne troppo forti.

La tregua iran-israele cambia le carte in tavola

L’annuncio di una tregua tra Iran e Israele è arrivato proprio nelle ore che precedono il summit Nato, modificando profondamente lo scenario geopolitico su cui si sarebbe dovuta basare la discussione. Prima di questo passo, gli Stati Uniti erano coinvolti direttamente nel conflitto a fianco di Israele, alimentando tensioni non solo militari ma anche politiche nei paesi europei membri dell’alleanza.

La posizione degli stati uniti

La presenza americana in guerra aveva complicato i discorsi sul rafforzamento militare europeo: spiegare ai cittadini la necessità di aumentare le spese per difesa mentre uno degli alleati principali era impegnato in un conflitto aperto risultava difficile. Il movimento del presidente Usa Donald Trump ha ridotto questa difficoltà presentando un cessate il fuoco che sembra mantenere le promesse di rapidità e precisione negli interventi militari.

Questo cambiamento rende più digeribile agli occhi dell’opinione pubblica europea l’idea di rafforzare le capacità difensive comuni contro minacce esterne come quella russa. Anche i partiti critici verso l’alleanza atlantica trovano meno terreno fertile per contestazioni radicali quando si vedono segnali concreti di distensione fra stati chiave della regione mediorientale.

Lo stop all’allarme spagna evita fratture nell’intesa

Nei giorni scorsi la posizione della Spagna sembrava mettere a rischio tutto l’accordo sulla crescita delle spese militari Nato. Il no espresso dal premier Pedro Sanchez aveva sollevato dubbi sulla tenuta del patto e persino sulla partecipazione americana al vertice stesso.

Fonti italiane qualificano quel rifiuto come una mossa fatta soprattutto per ragioni interne alla politica iberica; infatti dopo trattative serrate Sanchez è riuscito a giustificare pubblicamente il suo cambio di rotta senza perdere consenso significativo dentro casa sua. All’interno dell’organizzazione atlantica fonti ufficiali hanno smentito voci su deroghe o condizioni particolari riservate alla Spagna, chiarendo che ogni stato membro deve rispettare gli stessi impegni.

Questa risoluzione evita crepe evidenti nell’unità dei 32 paesi partecipanti al summit Nato ed elimina possibili motivazioni per polemiche o ritardi nelle decisioni finali da prendere durante gli incontri diplomatici previsti nei prossimi giorni.

Cosa prevede l’accordo sulle spese italiane per difesa e sicurezza

Secondo quanto riportato oggi dal Sole 24 Ore, entro dieci anni l’Italia dovrebbe portare i propri investimenti complessivi in difesa e sicurezza da circa 45 miliardi attuali fino a raggiungere quota 145 miliardi annui complessivi. Di questi fondi ben cento miliardi sarebbero destinati esclusivamente alla difesa mentre quarantacinque andrebbero impiegati nella sicurezza interna ed esterna.

Si tratta dunque di uno sforzo economico notevole rispetto ai livelli odierni ma accompagnato da alcune concessioni importanti richieste dall’Italia stessa durante le trattative internazionali: non ci sarà infatti un obbligo rigido ad aumentare annualmente dello 0,2% il budget destinato allo scopo; inoltre è prevista una revisione complessiva dell’intesa già nel 2029, momento nel quale potrebbero intervenire nuovi fattori geopolitici o economici tali da modificare sensibilmente i parametri fissati ora.

Questi due elementi rappresentano punti fermi utilissimi sia sul piano politico interno italiano sia sul piano diplomatico internazionale perché lasciano margini d’adattamento futuri senza compromettere però subito gli obiettivi dichiarati dalla Nato.

Le richieste di meloni all’europa sulle regole fiscali

Confermare l’impegno italiano verso Washington apre anche una nuova fase negoziale con Bruxelles. Durante le comunicazioni alle Camere prima del Consiglio europeo Giorgia Meloni ha sottolineato come restino intatte esigenze precise riguardo alla compatibilità delle nuove uscite militari con i vincoli imposti dal patto di stabilità europeo.

In particolare serve evitare disparità nei controlli sui deficit pubblici fra stati membri: chi dispone ancora poco margine fiscale non può essere penalizzato rispetto ad altri paesi più abbienti. Questa richiesta pone nuovamente sotto attenzione temi delicati legati ai criterî finanziari comunitari applicati finora senza differenziazioni significative.

La premier italiana punta quindi ad ottenere maggiore elasticità normativa capace permettere investimenti crescenti nella difesa nazionale pur mantenendo sotto controllo equilibri macroeconomici fondamentali per tutta Europa. Questo nodo sarà centrale nelle prossime discussioni fra governi europei chiamati ad armonizzare politiche economiche con strategie comuni sulla sicurezza continentale.

Written by
Luca Moretti

Luca Moretti è un blogger e analista indipendente con un forte focus su politica e cronaca. Con uno stile incisivo e documentato, approfondisce temi di attualità nazionale e internazionale, offrendo ai lettori chiavi di lettura chiare e puntuali. Il suo lavoro è guidato da una costante ricerca della verità e da un impegno verso l’informazione libera e consapevole.

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