
In Italia si svolgono due manifestazioni separate a Milano e Roma contro le operazioni militari a Gaza e per il riconoscimento dello Stato palestinese, evidenziando divisioni politiche interne su antisemitismo, Hamas e la posizione verso Israele. - Unita.tv
In Italia si susseguono le manifestazioni contro le operazioni militari nella Striscia di Gaza e a favore del riconoscimento dello Stato della Palestina secondo il principio dei “due popoli due Stati”. Le opposizioni organizzano due eventi distinti, uno a Milano e uno a Roma, che vedono divisioni di contenuti e posizioni soprattutto su antisemitismo e condanna di Hamas. Il dibattito politico interno fotografa tensioni nel campo progressista e nel centrodestra sulle strategie di opposizione alla politica di Benjamin Netanyahu.
Date, organizzatori e obiettivi condivisi delle due manifestazioni
Il primo evento si è tenuto a Milano, nel teatro Parenti, promosso da Azione e Italia Viva, con la partecipazione dei leader Carlo Calenda e Matteo Renzi, incontratisi pubblicamente dopo tempo. Il giorno successivo è atteso il corteo romano, che si snoderà da piazza Vittorio a piazza San Giovanni, organizzato dal Partito democratico, Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi Sinistra. Entrambe le mobilitazioni si sono dichiarate schierate contro la politica militare del governo israeliano guidato da Netanyahu, per la fine delle violenze e per il riconoscimento dello Stato della Palestina. In realtà, le piattaforme politiche presentano differenze profonde.
Divergenze sulla piattaforma e la questione dell’antisemitismo
La manifestazione di Roma segue da vicino la mozione approvata alla Camera da Pd, M5s e Avs. La mozione chiede, tra l’altro, di sospendere l’accordo di associazione tra Unione europea e Israele. Nella piattaforma romana, però, viene contestato dai centristi di Azione e Italia Viva il mancato rilievo sull’antisemitismo e una posizione meno netta su Hamas, considerato organizzazione terroristica responsabile della distruzione dello Stato di Israele e degli ostaggi israeliani. Calenda ha dichiarato di non condividere proprio questi elementi che ritiene assenti nella piattaforma romana. Dal canto loro, Pd, M5s e Avs hanno rifiutato di modificare il proprio testo, sostenendo che i temi dell’antisemitismo e degli ostaggi fossero già presenti nella mozione parlamentare. Questa divergenza ha causato la divisione tra i gruppi e la nascita di due manifestazioni separate, pur con finalità simili sul piano generale.
Posizioni dei dem riformisti e partecipazione a entrambe le iniziative
Il senatore dem Filippo Sensi ha espresso la convinzione che, pur essendo preferibile una manifestazione unica, l’obiettivo prioritario resta il cessate il fuoco a Gaza. Per questo, ha precisato, i parlamentari della minoranza Pd parteciperanno sia alla manifestazione di Milano sia a quella di Roma. Altri esponenti come Simona Malpezzi, Lorenzo Guerini, Graziano Delrio, Alessandro Alfieri, Walter Verini, Pina Picierno e Giorgio Gori confermano questa scelta duplice. Paolo Gentiloni ha richiamato l’importanza di una condanna senza ambiguità verso Hamas e una chiara richiesta di liberazione degli ostaggi, in particolare per l’evento romano del 7 giugno. Questa doppia partecipazione indica la presenza interna di letture diverse e la volontà di mantenere un dialogo ampio sui temi del conflitto.
Il partito democratico, il m5s e le divisioni sulla definizione del conflitto a gaza
Il rapporto tra Pd, Movimento 5 stelle e Avs si conferma complesso. Il Pd guidato da Elly Schlein si concentra su un asse stretto con M5s e Avs, supportando anche le iniziative referendarie sul lavoro. Tuttavia, emergono divergenze sulla politica estera, in particolare per gli orientamenti sulla guerra in Ucraina e sull’aumento della spesa militare in Europa. Anche su Gaza le differenze si manifestano apertamente. Giuseppe Conte definisce “genocidio” la situazione nella Striscia e accusa chi nega questo termine di una responsabilità storica, sottolineando una violazione massiccia dei diritti umani. Nel Pd invece queste parole vengono pesate con cautela, poiché il termine ‘genocidio’ è respinto dalla comunità ebraica e potrebbe incendiare il clima nella piazza romana. Il linguaggio scelto riflette una maggiore prudenza nel Pd per evitare tensioni su una questione già delicata.
Le due manifestazioni di Milano e Roma testimoniano ancora una volta come il tema del Medio Oriente continui a dividere le forze politiche italiane. In uno scenario segnato da diplomazia internazionale e forti emozioni, resta evidente che la ricerca di una piattaforma comune capace di conciliare la difesa dei diritti umani con il riconoscimento dei rischi politici sia ancora lontana. I prossimi appuntamenti confermeranno se queste differenze possano essere superate o si rafforzeranno ulteriormente.