M5s modifica i limiti dei mandati elettivi e apre a nuove strategie politiche dopo l’assemblea del 2025
Il movimento 5 stelle, sotto la guida di Giuseppe Conte, modifica le regole sui mandati elettivi per affrontare le sfide politiche del 2025 e consolidare la propria presenza nelle istituzioni.

Il Movimento 5 Stelle, sotto la guida di Giuseppe Conte, modifica nel 2025 i limiti ai mandati elettivi per rafforzare esperienza e alleanze, segnando un’importante svolta nella sua identità e strategia politica. - Unita.tv
Il movimento 5 stelle sta cambiando le regole sui mandati elettivi che ne hanno segnato la storia fin dalla nascita. Quest’anno, dopo l’assemblea costituente convocata da Giuseppe Conte, sono state introdotte modifiche sostanziali al tetto dei mandati e si è discusso di alleanze con altri partiti. Questi cambiamenti rischiano di modificare l’altra faccia del m5s, da sempre noto per il rifiuto delle carriere politiche troppo lunghe e per una forte attenzione al rinnovamento. Qui approfondiamo le scelte adottate nel 2025, le ragioni dietro questo ripensamento e cosa possono significare per il futuro del movimento nella politica italiana.
La guida di giuseppe conte e il nuovo orientamento politico
Giuseppe Conte ha svolto un ruolo centrale nel rinnovamento del m5s. Sotto la sua leadership il movimento ha avviato un processo di apertura alle alleanze, abbandonando l’isolamento degli anni precedenti. L’idea è di trasformare il m5s in un soggetto più credibile e capace di misurarsi con le sfide legislative e amministrative, senza rinunciare a una visione progressista. Conte ha motivato le modifiche alle regole elettorali come passi necessari per offrire una prospettiva più pragmatica e garantire capacità di governo stabile. Il leader punta inoltre a rafforzare la reputazione del movimento come interlocutore serio nella politica nazionale, proprio nel momento in cui si prepara a importanti tornate elettorali regionali e comunali.
Il contesto politico italiano nel 2025 e la sfida delle elezioni regionali
L’Italia nel 2025 presenta un quadro politico frammentato e senza certezze. La scena è attraversata da tensioni tra gruppi e coalizioni, con frequenti crisi di governo e rimpasti. In questo contesto il movimento 5 stelle cerca di consolidare la propria posizione attraverso aggiustamenti interni e nuove strategie. Le elezioni regionali programmate nei prossimi mesi diventano un vero banco di prova. Qui il m5s può misurare la sua capacità di confermare radicamento territoriale e vantare candidature competitive. La revisione dei mandati consente di schierare figure con esperienza e probabilmente più conosciute dall’elettorato. Ma, al tempo stesso, occorrerà gestire la questione del consenso e del rapporto con i sostenitori tradizionali, spesso molto legati all’idea di rinnovamento che aveva caratterizzato i primi anni di vita del movimento.
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Le reazioni e le critiche interne ed esterne al cambiamento
Le modifiche alle regole interne del m5s hanno suscitato reazioni miste. All’interno, alcuni esponenti appoggiano il percorso scelto da Giuseppe Conte e dagli organi direttivi, sottolineando come una struttura politica senza figure di esperienza rischi di indebolirsi nelle istituzioni. Altri invece denunciano una perdita di identità, un cedimento a logiche della politica tradizionale che il movimento aveva sempre rifiutato. Questo contrasto riflette la difficoltà di una trasformazione dopo anni di conduzione basata su principi rigidi. Fuori dal movimento, anche gli analisti politici si dividono. C’è chi osserva nel cambiamento un tentativo pragmatico per restare competitivi nelle elezioni e consolidare presenze territoriali, chi invece lo interpreta come un segnale di crisi identitaria e di allontanamento dagli ideali iniziali. Il nodo rimane la coerenza: il m5s deve mostrare capacità di restare fedele a parte della sua storia mentre affronta un sistema politico che premia continuità e visibilità pubblica.
La nascita del m5s e il limite dei due mandati tra origini e contraddizioni
Quando il movimento 5 stelle è stato fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, uno dei principi cardine consisteva nel limitare i mandati elettivi a due per evitare la formazione di una classe politica stabile e autoreferenziale. Questa regola serviva a mantenere un ricambio costante e a impedire la nascita di una “casta” dentro il movimento stesso. Nel corso degli anni però la realtà istituzionale con cui il m5s si è confrontato è cambiata. I mille impegni, il ruolo nelle amministrazioni, la necessità di esperienza acquisita sul campo hanno fatto emergere difficoltà nel mantenere questa regola rigida. L’esigenza di adattarsi a un contesto politico più complesso ha spinto dirigenti e iscritti a rivedere le regole, in modo da dare continuità a chi in tanti anni ha maturato competenze e consapevolezza politica. Questa riconsiderazione limiti mandati vuol evitare da una parte di perdere figure con esperienza, dall’altra risponde a una strategia per consolidare la presenza elettorale nelle istituzioni.
Cosa cambia per le candidature e il radicamento territoriale del movimento
La decisione di modificare i limiti ai mandati apre scenari nuovi per le future candidature del m5s, specialmente nei ruoli chiave nelle regioni e nei comuni. Permettere ai membri di ricandidarsi a presidente di regione o sindaco dopo due mandati può dare continuità a progetti amministrativi e consentire di sfruttare l’esperienza accumulata. Le elezioni locali rappresentano un terreno decisivo per rafforzare l’influenza del movimento e garantire una presenza stabile nelle istituzioni. Questo punto è strategico, visto che spesso le politiche regionali e municipali dettano l’andamento politico nazionale. Tuttavia, questo avvicinamento a modalità più tradizionali rischia di creare dissensi interni. Alcuni attivisti e osservatori temono che il m5s possa perdere la sua immagine di forza “anti-casta” e di movimento fondato sul rinnovamento costante e sulla partecipazione dal basso. Nei fatti però la scelta esprime la necessità di fronteggiare una realtà politica in cui l’esperienza conta e può fare la differenza nei risultati elettorali.
L’assemblea di gennaio 2025 e le decisioni che segnano una svolta
Nel gennaio 2025 si è svolta l’assemblea costituente, convocata da Giuseppe Conte per affrontare questioni interne fondamentali. In quell’occasione il movimento ha deciso di eliminare il ruolo del garante, figura centrale fin dagli esordi, segnale di un cambio direzionale forte. Inoltre la discussione si è concentrata sull’apertura a possibili alleanze con altri partiti politici, una novità rispetto alla linea storica del m5s contraria a qualsiasi accordo di sistema. Al centro del dibattito c’era il nodo del limite dei mandati. La consultazione online ha visto il 72% degli iscritti approvare il superamento del tetto dei due mandati. Sono state valutate diverse opzioni, ecco i principali risultati della votazione:
- La deroga per sindaci e presidenti di regione ha ricevuto il consenso del 79,29%, permettendo di candidarsi nuovamente dopo due mandati in tali ruoli.
- Il 67,20% ha sostenuto l’innalzamento del limite massimo da due a tre mandati elettivi.
- Il 54,93% ha scelto di applicare il limite per singolo livello istituzionale, in modo che un membro possa fare esperienza in ruoli diversi.
- Il 70,61% ha appoggiato la possibilità di ricandidarsi dopo una pausa di cinque anni.
- La maggioranza del 74,96% ha accettato la possibilità di deroghe su decisione dell’assemblea degli iscritti.
Queste scelte indicano un cambiamento netto rispetto alle origini, portando in primo piano la dimensione pragmatica della politica.
Come si prospetta il futuro del movimento 5 stelle dopo il cambiamento sui mandati
Il futuro del m5s passa da una nuova fase di adattamento, in cui le regole devono convivere con la realtà politica più complessa. L’allargamento delle possibilità di candidature può rafforzare alcune aree del movimento, ma il cammino resta stretto tra l’esigenza di innovare e la necessità di mantenere una certa identità politica. Nel 2025, la sfida sarà trovare un equilibrio tra esperienza e rinnovamento, in modo da rispondere alle richieste del corpo elettorale senza compromettere la storia che ha fatto nascere il movimento. La gestione delle alleanze, la definizione chiara di un codice di comportamento e la capacità di comunicare nuove idee saranno fondamentali per evitare che le modifiche ai mandati si traducano in un semplice spostamento verso modelli tradizionali, da cui il movimento si era voluto differenziare. Il 2025 sarà un anno decisivo per capire se il m5s riuscirà a mantenere ruoli importanti nella politica italiana, nonostante le trasformazioni interne in corso.