L’Unione Europea Introduce Misure Contro la Coercizione Economica: Il Nuovo Strumento Anti-Coercione

L’Unione Europea attiverà nel 2023 lo strumento anti-coercione per difendere la sovranità economica degli Stati membri, mentre la presidente Giorgia Meloni si oppone a misure contro il settore tecnologico statunitense.
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A partire da dicembre 2023, l’Unione Europea attiverà un nuovo strumento per contrastare le pratiche di coercizione economica da parte di Paesi terzi. Questa iniziativa, nota come strumento anti-coercione , rappresenta una risposta strategica alle tensioni commerciali, in particolare quelle scatenate dai dazi imposti dall’amministrazione Trump. L’obiettivo principale è proteggere la sovranità economica degli Stati membri e garantire un commercio equo e giusto.

Cos’è lo strumento anti-coercione

Il nuovo strumento anti-coercione è stato concepito per affrontare situazioni in cui un Paese extra-Ue esercita pressioni commerciali per influenzare le decisioni politiche dell’Unione o di uno Stato membro. Secondo il regolamento europeo, la coercizione economica può manifestarsi in vari modi, come l’imposizione di dazi discriminatori, boicottaggi governativi o l’impossibilità di accedere a mercati esteri. Altre forme di coercizione possono includere ritardi intenzionali nelle procedure doganali o l’imposizione di controlli eccessivi.

L’ACI si propone di agire come deterrente, prevenendo atti che possano compromettere le scelte sovrane dell’Unione. Il meccanismo prevede un approccio strutturato che inizia con un dialogo con il Paese coinvolto. Se necessario, si possono adottare misure di risposta che siano proporzionate e temporanee. Le azioni possono riguardare una vasta gamma di settori, inclusi beni, servizi, investimenti e appalti pubblici. Ogni misura deve essere attentamente valutata in base all’interesse dell’Unione, considerando l’efficacia, l’impatto economico e la coerenza con le politiche europee.

L’iter decisionale dell’Unione Europea

Il processo decisionale per l’attivazione dello strumento anti-coercione è ben definito. La Commissione Europea ha il compito di proporre l’adozione di misure in caso di coercizione, mentre il Consiglio dell’Unione Europea deve confermare l’esistenza di un caso di coercizione. Le imprese e altri soggetti interessati possono partecipare attivamente, fornendo informazioni e suggerendo misure in un contesto di riservatezza.

Le tempistiche per l’analisi e l’adozione delle misure sono stabilite: la Commissione ha quattro mesi per valutare la situazione, il Consiglio ha da otto a dieci settimane per prendere una decisione, e sei mesi per valutare le contromisure. Questo approccio mira a garantire rapidità d’azione e prevedibilità, permettendo all’Unione di rispondere in modo efficace a eventuali minacce.

Le posizioni politiche in gioco

Secondo quanto riportato dal Financial Times, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso la sua contrarietà alla proposta di Francia e Germania, che spingono affinché l’Unione utilizzi lo strumento anti-coercione per colpire il settore tecnologico statunitense. Questa proposta nasce dalla necessità di rispondere ai dazi imposti dagli Stati Uniti, che hanno creato squilibri commerciali significativi.

Recentemente, anche Bruxelles e Madrid hanno sostenuto la posizione franco-tedesca, ma l’Italia, insieme a Romania, Grecia e Ungheria, potrebbe formare una minoranza qualificata contraria. La posizione dell’Italia risulta cruciale, poiché la sua dimensione potrebbe influenzare notevolmente le decisioni finali.

Collaborazione internazionale e contesto geopolitico

L’ACI non è progettato per colpire un Paese specifico e si allinea con il diritto internazionale, senza interferire con il sistema di risoluzione delle controversie dell’Organizzazione Mondiale del Commercio . Tuttavia, prevede la possibilità di collaborazioni internazionali, come evidenziato dalla piattaforma G7 contro la coercizione economica, lanciata a Hiroshima nel 2023.

Un esempio significativo che ha contribuito alla creazione di questo strumento è la crisi diplomatica tra Cina e Lituania, scoppiata nel 2021. Dopo l’apertura di un ufficio di rappresentanza di Taiwan a Vilnius, Pechino ha reagito riducendo i rapporti diplomatici e ostacolando le esportazioni lituane. Questa situazione ha messo in evidenza la necessità di un meccanismo europeo per affrontare le pressioni economiche esterne e proteggere gli interessi degli Stati membri.