L’ungheria vieta il Pride: una legge controversa che preoccupa l’europa

Il Parlamento ungherese approva una legge che vieta il Pride, limitando i diritti LGBTQIA+ e conferendo poteri di sorveglianza alla polizia. Gabriele Piazzoni di Arcigay chiede una risposta forte dall’Unione Europea.
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L'ungheria vieta il Pride: una legge controversa che preoccupa l'europa - unita.tv

Il recente approvazione di una legge in Ungheria, che proibisce l’organizzazione del Pride, ha suscitato un’ondata di preoccupazione in tutta Europa. Con 136 voti favorevoli e 27 contrari, il parlamento ungherese ha modificato il diritto di assemblea, imponendo restrizioni specifiche su eventi che mostrano o promuovono l’omosessualità ai minorenni. Questa decisione, sostenuta dal partito Fidesz del premier Viktor Orbán e dal partito Cristiano Democratico, non solo limita la libertà di espressione, ma conferisce anche alla polizia il potere di utilizzare telecamere a riconoscimento facciale per monitorare i partecipanti alle manifestazioni. Le sanzioni per chi viola questa legge possono arrivare fino a 200.000 fiorini ungheresi, equivalenti a circa 500 euro.

Il contesto della legge ungherese

Questa non è la prima volta che il governo di Orbán si scaglia contro la comunità LGBTQIA+. Nel 2021, è stata introdotta una legge controversa per la “protezione dei bambini”, che vieta di trattare temi legati all’omosessualità in contesti pubblici frequentati da minori, come le scuole. La retorica del governo ungherese si basa spesso su un presunto pericolo rappresentato dall’ideologia gender, un tema che ha trovato eco anche in altre nazioni, inclusa l’Italia. La recente legge sul Pride rappresenta un ulteriore passo verso un regime sempre più autoritario, con l’intento di erodere i diritti civili nel Paese.

Il Pride di Budapest, che si svolgerà il 28 giugno, si trova ora in una situazione incerta. La legge potrebbe avere ripercussioni significative non solo per gli organizzatori e i partecipanti, ma anche per il clima sociale e politico in Ungheria. La comunità LGBTQIA+ si trova di fronte a un attacco diretto ai propri diritti, e la paura di repressioni e violenze aumenta.

Le reazioni dalla comunità LGBTQIA+ e dall’europa

Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, ha espresso il suo parere sull’approvazione di questa legge, definendola un attacco ai diritti fondamentali delle persone LGBTQIA+ non solo in Ungheria, ma in tutta Europa. Secondo Piazzoni, questa legislazione rappresenta un tentativo concreto di retrocedere sui diritti civili, riflettendo una cultura di intolleranza che si sta diffondendo in vari Paesi. La compressione della libertà di espressione e autodeterminazione non colpisce solo la comunità LGBTQIA+, ma ha ripercussioni su tutti i cittadini.

Piazzoni ha anche sottolineato l’importanza di una risposta forte da parte dell’Unione Europea. È fondamentale che l’UE non si limiti a condannare queste azioni, ma che adotti misure concrete per proteggere i diritti umani, come sanzioni e blocchi di fondi, per costringere i governi a rispettare i principi di non discriminazione. La mancanza di un intervento deciso da parte dell’Europa potrebbe compromettere i valori fondamentali di libertà e democrazia su cui si basa l’Unione.

Impatti a lungo termine sull’europa e sull’italia

Le leggi come quella ungherese possono avere conseguenze devastanti per l’intera Europa, minando i principi di uguaglianza e diritti fondamentali. Quando uno Stato membro adotta politiche discriminatorie, si crea un precedente pericoloso che potrebbe incoraggiare altri Paesi a seguire la stessa strada. Per l’Italia, questa situazione rappresenta un duplice rischio: da un lato, aumenta la possibilità di una regressione nei diritti delle persone LGBTQIA+, dall’altro, alimenta un clima di odio e divisione.

Negli ultimi anni, l’Italia ha visto un incremento delle manifestazioni di violenza e intolleranza, e l’approvazione di leggi come quella ungherese potrebbe contribuire a normalizzare una cultura dell’odio. È essenziale che la società civile e le istituzioni italiane rimangano vigili e attive nella difesa dei diritti civili, per evitare che simili tendenze si radichino anche nel nostro Paese. La lotta per i diritti delle persone LGBTQIA+ è una battaglia che riguarda tutti, e la solidarietà internazionale è fondamentale per contrastare queste derive autoritarie.

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