L’uscita dell’Italia dal gruppo Pompidou, organismo del Consiglio d’Europa dedicato al contrasto delle droghe e delle dipendenze, ha sorpreso molti osservatori. La decisione arriva nel pieno della presidenza italiana, avviata a dicembre 2022 e destinata a durare quattro anni. Il ritiro dall’organismo internazionale è stato comunicato tramite una lettera inviata da Roma a Strasburgo e prevede l’uscita formale entro il 2026. Questa scelta apre un dibattito sulle strategie italiane nella gestione delle politiche antidroga in Europa.
La lettera di roma e la reazione a strasburgo
La notizia della decisione italiana è arrivata attraverso una lettera inviata dal governo Meloni alle autorità del Consiglio d’Europa con sede a Strasburgo. L’Italia ha annunciato la sua intenzione di uscire dal gruppo Pompidou, un organismo intergovernativo che riunisce 41 stati membri impegnati nella cooperazione contro le dipendenze da sostanze stupefacenti ma anche da alcol, tabacco e nuove forme di addiction online.
Questa mossa ha creato sorpresa tra i rappresentanti europei perché si verifica proprio mentre l’Italia ricopriva per la prima volta la presidenza del gruppo. La lettera non è stata accompagnata da comunicazioni ufficiali dettagliate provenienti da Palazzo Chigi che chiarissero i motivi precisi alla base della scelta. Tuttavia alcune fonti vicine all’esecutivo riferiscono che alla base ci sia una scarsa fiducia nell’efficacia concreta dell’organismo oltre a divergenze sulla linea politica adottata.
Il clima all’interno del gruppo Pompidou appare quindi teso: dopo l’annuncio italiano, infatti, la presidenza è passata subito alla Svizzera che ne era già vice-presidente. Questo cambio anticipato indica un’accelerazione rispetto ai tempi previsti per il passaggio di consegne previsto nel 2026.
Storia e ruolo del gruppo pompidou nelle politiche antidroga europee
Il gruppo Pompidou nasce nel 1971 su iniziativa dell’allora presidente francese Georges Pompidou come rete intergovernativa per coordinare le azioni dei paesi europei contro le droghe illegali. L’Italia figura tra i sette stati fondatori ed è sempre stata parte attiva nelle attività promosse dall’organismo.
Nel corso degli anni il mandato si è ampliato includendo non solo gli stupefacenti tradizionali ma anche altre forme di dipendenza come quelle legate all’alcol o al tabacco fino ad arrivare alle nuove problematiche connesse agli abusi digitali online.
La prima volta in assoluto l’Italia ha assunto nel dicembre 2022 la presidenza quadriennale del gruppo con un programma focalizzato sui diritti umani come elemento centrale delle politiche sulle droghe e sulle dipendenze in generale.
Questo incarico avrebbe dovuto rappresentare un’occasione importante per rilanciare iniziative condivise sul piano europeo ma ora rischia invece di segnare una rottura significativa nei rapporti istituzionali sul tema.
Motivazioni dietro l’abbandono: critiche dalla politica italiana
Le ragioni ufficiali dietro questa decisione restano parzialmente riservate ma emergono alcuni elementi chiave dalle dichiarazioni pubbliche dei protagonisti coinvolti direttamente nella gestione della materia antidroga in Italia.
Il dossier viene seguito dal sottosegretario Alfredo Mantovano che più volte aveva espresso critiche verso alcune esperienze europee definite “di legalizzazione” degli stupefacenti ritenute dannose o poco efficaci nel contenere il fenomeno delle tossicodipendenze.
Mantovano aveva inoltre sottolineato nei suoi interventi pubblici quanto fosse necessaria maggiore unità nazionale intorno ad approcci più rigorosi rispetto alle politiche antidroga, criticando allo stesso tempo quella parte dell’organismo internazionale considerata distante dalle posizioni italiane.
Questi contrasti hanno alimentato quella «scarsa fiducia nella concretezza» attribuita all’organizzazione europea secondo quanto trapela dai retroscena politici. Tale giudizio negativo avrebbe portato alla scelta drastica di uscire pur restando formalmente membro fino al termine naturale previsto dalla procedura .
Contesto europeo: altri paesi fuori dal gruppo pompidou
L’adesione al Gruppo Pompidou fa parte degli accordi parziali sotto egida del Consiglio d’Europa; tuttavia altri paesi importanti come Spagna e Germania hanno scelto anch’essi di non parteciparvi più negli ultimi anni o addirittura mai aderito stabilmente.
Questo scenario evidenzia tensioni diffuse fra gli stati membri riguardo agli strumenti comuni per affrontare le sfide poste dalle droghe illegali, dagli abusi legati ad alcool o tabacco, così come dai nuovi tipi di dipendenza digitale.
Appare dunque singolare che proprio ora – durante cioè il semestre italiano alla guida – Roma decida invece per lasciare definitivamente questo tavolo multilaterale. Il fatto accade poche ore prima della Giornata internazionale contro l’abuso e traffico illecito di droga, momento simbolico dedicato appunto ai temi trattati dall’organismo europeo.
Parallelamente si attendeva anche la presentazione parlamentare dell’ultima relazione nazionale sulle tossicodipendenze: dati aggiornati utilissimi per orientarsi su scelte future sia interne sia condivise sul piano sovranazionale.
In questo quadro emerge chiaramente uno scontro aperto fra visioni diverse sull’approccio alle politiche antidroga dentro lo spazio europeo dove ogni paese cerca comunque soluzioni proprie senza rinunciare però completamente ai canali diplomatico-istituzionali consolidati negli ultimi decenni.