Legge sul mandato in trentino, il dibattito acceso tra autonomie regionali e coerenza nazionale per i mandati elettivi
La legge trentina sul terzo mandato elettorale solleva un acceso dibattito tra Lega e Fratelli d’Italia, evidenziando le tensioni tra autonomie locali e principi costituzionali in Italia.

La legge trentina che consente un terzo mandato per il presidente ha acceso il dibattito politico e giuridico tra autonomia regionale e principi costituzionali, con la Lega contraria e Fratelli d’Italia favorevole a una regolamentazione nazionale uniforme. - Unita.tv
La legge approvata in provincia autonoma di Trento che consente un terzo mandato elettorale per il presidente ha scatenato un acceso confronto politico e giuridico. I ministri della Lega hanno deciso di non sostenere la legge in consiglio dei ministri, mentre esponenti di Fratelli d’Italia chiedono una regolamentazione uniforme per tutte le regioni italiane. Il nodo centrale resta la coerenza tra autonomie locali e principi costituzionali sul limite dei mandati degli eletti diretti.
Il principio giuridico alla base della legge trentina e le posizioni della lega
Il presidente del Veneto Luca Zaia ha difeso la scelta dei ministri della Lega di non appoggiare la legge trentina sul terzo mandato. Zaia ha spiegato che non si tratta di un semplice dibattito politico ma di un principio giuridico fondamentale, soprattutto in relazione al rispetto delle autonomie speciali previste dalla Costituzione italiana. La provincia autonoma di Trento, infatti, ha deciso autonomamente di fissare il limite ai mandati del suo presidente, un diritto che deriva dalla sua specifica autonomia statutaria. Zaia ha sottolineato che la Corte costituzionale ha già affrontato situazioni simili, come nella sentenza riguardante la regione Campania, confermando la validità di tale prerogativa.
La posizione della Lega basa il proprio rifiuto sulle ragioni di coerenza giuridica, considerando che la tutela dei principi costituzionali debba prevalere sulle singole esigenze politiche regionali. Il tema dell’autonomia è centrale, ma va bilanciato con il rispetto di regole comuni che presidiano l’ordinamento democratico. Le autonomie speciali come quelle di Trento e Bolzano godono di una particolare posizione, ma capita che queste prerogative entrino in conflitto con le norme nazionali e gli orientamenti della Corte costituzionale. Zaia, esponente leghista, si rifà proprio a questa linea per motivare l’astensione dei suoi ministri in consiglio.
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Coerenza nazionale e il dibattito sui limiti ai mandati illustrato da fratelli d’Italia
Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, ha commentato con attenzione l’esito della votazione in consiglio dei ministri. Il nodo infatti riguarda l’uniformità della normativa su elettorato attivo e passivo in tutte le regioni italiane. Donzelli ha evidenziato la necessità di una legge che stabilisca regole uguali per ogni regione, evitando disparità sul numero massimo di mandati elettivi consentiti. Questa uniformità è vista come un presupposto indispensabile per evitare conflitti tra norme regionali e nazionali che possano generare situazioni anomale.
La posizione dell’esponente di Fratelli d’Italia si sviluppa con un’apertura al dialogo: anche se alcuni presidenti piacenti al proprio elettorato potrebbero voler ripresentarsi, nella maggior parte delle cariche elettive dirette monocratiche è previsto un limite ai mandati per evitare un’eccessiva concentrazione del potere. Lo stesso Donzelli ha rimarcato che la misura non riguarda personalità politiche specifiche, citando sia esponenti apprezzati, come Zaia, che meno stimati come De Luca, ma vuole garantire parità di condizioni.
Donzelli ha aperto al confronto, affermando che se tutte le regioni avanzassero una richiesta formale per un terzo mandato, Fratelli d’Italia sarebbe disposta a discutere il tema senza pregiudizi. In tal senso, verrebbe esplorata la possibilità di avviare un dibattito parlamentare per valutare vantaggi e criticità della modifica. La posizione è pragmatica, non opposta a priori, ma sottolinea la necessità di norme condivise e nazionali, per gestire al meglio un aspetto centrale della democrazia rappresentativa.
Le implicazioni politiche e costituzionali tra autonomia regionale e disciplina nazionale dei mandati
La legge trentina sul terzo mandato si inserisce in un quadro complesso di rapporti tra autonomia regionale e dettami costituzionali. Le province autonome di Trento e Bolzano godono di una particolare forma di autogoverno che comprende anche alcune competenze legislative. Queste prerogative sono sancite dalla Costituzione e rappresentano una forma di tutela identitaria e amministrativa molto radicata.
Il contrasto oggi emerge quando una decisione locale va a toccare regole che in altre regioni sono applicate diversamente. Di fatto, l’assenza di una normativa nazionale uniforme crea situazioni di disomogeneità che mettono in difficoltà Governo, Parlamento e giurisdizione costituzionale. La richiesta di riportare la materia a un livello nazionale deriva proprio dalla necessità di evitare chiamate in causa frequenti che possono alimentare tensioni istituzionali.
La corte costituzionale e il precedente della campania
La sentenza della Corte costituzionale sulla Campania, citata da Zaia, rappresenta un precedente giurisprudenziale di rilievo che ha indicato limiti e possibilità di intervento sulle autonomie. Resta però aperto il dibattito sulla libertà di scelta delle singole autonomie speciali, soprattutto quando esistono esigenze di tutela di una maggioranza elettorale, consolidata nel tempo. Il tema del limite ai mandati elettivi non riguarda solo la qualità della democrazia ma tocca anche equilibri politici delicati e la gestione del potere territoriale.
Le divergenze emerse nei consigli dei ministri e nei partiti evidenziano la complessità di definire regole condivise. Questo confronto ha ripercussioni su altri enti locali e regioni italiane che osservano con attenzione l’evolversi della questione, in vista di eventuali richieste similari o modifiche normative. L’attenzione dunque rimane alta anche a livello governativo per trovare soluzioni che rispettino autonomia e tutelino la coesione nazionale.